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I professionisti e l’economia truccata.Di fronte al dilagare di corruzione e mafie non si deve lasciare il compito di contrastarle solamente a forze dell’ordine e magistratura.Ogni cittadino onesto,a cominciare dai professionisti,ha il dovere di DENUNCIARE e di dare il proprio contributo.

I professionisti e l’economia truccata

Mercoledì 7 Giugno 2017

di Beatrice Fonti

Di fronte all’attuale dilagare di mafia e corruzione gli Ordini professionali hanno il dovere di un supplemento di impegno. E nessuna professione può sentirsi esclusa. I mafiosi hanno oggi sempre più bisogno del contributo dei professionisti sia perché i loro interessi sono rivolti ad ambiti economici sempre più raffinati sia per l’enorme mole di denaro che necessita di essere indirizzato.
Oggi l’impresa mafiosa è una vera e propria holding economica e ha bisogno di tutte le figure professionali necessarie a un’azienda: dal ragioniere al commercialista per bilanci, fallimenti guidati o trasferimenti d’azienda, ai notai, passando per medici, ingegneri e via di questo passo. Sono il maquillage indispensabile per trasformare il denaro sporco in ricchezza lecita e rispettata.
Quando i soldi ripuliti tornano in mano ai criminali, questi sono pronti a investirli in attività legali. E il miracolo è compiuto: grazie alla complicità di alcuni professionisti l’illegale si riversa nel legale e tutto si confonde.
Nei territori del nord la mafia è silente, è abile nel penetrare nei tessuti sani della società senza fare rumore, anche se non bisogna dimenticare che se la situazione lo richiede è pronta a minacciare, intimorire, incendiare, sparare, uccidere. In assenza di un forte allarme sociale, provocato generalmente da fatti di sangue o violenze, i padrini, ai più, non sembrano così malvagi. Il riciclaggio non viene percepito come un pericolo, non è una bomba piazzata sotto un’autostrada. Al nord le mafie uccidono, ma solo l’economia sana. E questo fa meno rumore, non crea allarme sociale, non turba la sicurezza cittadina. È grave, ma non sembra.
Noi professionisti però dobbiamo essere consapevoli del danno che questa economia truccata dai soldi sporchi porta al nostro paese, al presente e al futuro dei nostri giovani. La lotta alla mafia si fa prima di tutto responsabilizzando le nostre coscienze e risvegliando quella “etica di professionisti”, che qualche volta si assopisce.
Da queste considerazioni abbiamo iniziato il nostro percorso di contrasto alle mafie e alla corruzione frutto di un percorso ragionato e di una discussione che ha avuto il coraggio di mettere al centro il nostro ruolo di professionisti, certi del fatto che per un professionista è più semplice e conveniente essere onesto che corrotto. Nasce così la “Carta Etica dei Professionisti”.
Non abbiamo aspettato il processo “Aemilia”, ma abbiamo ascoltato le denunce delle procure e abbiamo letto le inchieste giornalistiche. La Carta Etica è stata proposta dal Comitato Unitario dei Professionisti ma è stata recepita con delibera da tutti gli Ordini e i Collegi ed è diventata appendice al codice deontologico di ogni singolo Ordine professionale.
Nessuno, finora, ha fatto ricorso alla carta etica per sospendere o sanzionare un iscritto e questo potrebbe far nutrire dubbi sulla reale efficacia del documento. Avevamo però fin dall’inizio consapevolezza delle difficoltà che avremmo incontrato. Anche per questo abbiamo fortemente voluto creare parallelamente una commissione d’ascolto per i colleghi in difficoltà, per sostenere e accompagnare la presa di coscienza del singolo professionista che si trova a fronteggiare situazioni fumose o criminali e che per paura non denuncia. Lo scopo è accompagnare il collega nel percorso responsabile della denuncia. Le denunce che abbiamo raccolto, anche grazie a uno sportello anonimo dove è possibile raccontare mantenendo discrezione, e anonimato, sono state girate agli investigatori.
Abbiamo anche avviato percorsi di formazione specifici che coinvolgono tutte le professioni e per l’Ordine degli Ingegneri e degli Architetti abbiamo deciso di riconoscere crediti formativi a coloro i quali assisteranno a udienze del processo “Aemilia”, perché il quadro che viene fuori da “Aemilia” è inquietante e ci deve far capire che non possiamo più permetterci di aspettare che siano le forze dell’ordine e i magistrati ad intervenire. Non è possibile che tra professionisti e imprenditori, tra amministratori pubblici e politici perbene, nessuno si fosse mai accorto di quello che adesso sentiamo raccontare dai pentiti che depongono al processo.
Non possiamo più permettercelo se davvero vogliamo fare la guerra alle mafie, dobbiamo fare il salto di qualità, dobbiamo denunciare. Ai professionisti che hanno percezione di atti illeciti bisogna dire: non esitate, rivolgetevi al vostro Ordine o al vostro Collegio perché a loro tocca supportarvi e condividere con voi un eventuale percorso di denuncia. Solo così potremo dire di aver fatto la nostra parte.

fonte:http://mafie.blogautore.repubblica.it