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I PM davanti al segreto di Stato. Quanti ostacoli alla Giustizia!

Il processo di Abu Omar

In 80 documenti che due governi conoscono e di cui non può rivelare il contenuto perché coperto dal segreto di stato, è dimostrata l’innocenza di Nicolò Pollari, secondo quano sostenuto dall’ex direttore del Sismi in aula.

Marco Mancini, ex numero due del Sismi, imputato per il sequestro dell’ex imam di Milano, Abu Omar, ha opposto il segreto di stato su tutte le domande poste finora dal procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro nel processo per il rapimento del religioso islamico nel quale sono imputati, tra gli altri, anche l’ex direttore del servizio segreto militare, Nicolo’ Pollari, e 26 agenti Cia.

“Per rispondere a questa domanda dovrei trattare temi coperti da segreto di stato: oppongo il segreto di stato”, ha ribadito più volte Mancini. Mancini ha anche letto una nuova lettera della presidenza del Consiglio, che si richiama alle precedenti, in cui si ricorda che l’obbligo di astenersi dal parlare di materie coperte da segreto è, per i dipendenti o ex dei servizi, a “portata generale” e, come stabilito dalla Corte Costituzionale, riguarda anche gli imputati.

La linea difensiva di Pollari
In 80 documenti che due governi conoscono e di cui non può rivelare il contenuto perché coperto dal segreto di stato, è dimostrata l’innocenza di Nicolò Pollari, secondo quano sostenuto dall’ex direttore del Sismi in aula. “Sono assolutamente estraneo ai fatti che mi sono contestati e ciò è provato in atti che il governo conosce”, ha detto l’ex numero uno dei servizi segreti. “Questi documenti provano irrefutabilmente la mia estraneità”, ha aggiunto, sottolineando “l’impossibilità a difendermi per non violare il segreto”. “In occasione di un importante incontro internazionale – ha anche detto Pollari – il governo mi ha autorizzato a rivelare che in taluni casi vi sono state richieste di rendition. A queste è stato opposto un netto rifiuto sia dal punto di vista istituzionale che soggettivo. Ho prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica, non ho mai consentito a nessuno di pensare una cosa del genere, figuriamoci di farla”.

Pollari ha anche aggiunto di sentirsi una “vittima inerme del segreto”, in quanto non può difendersi se non violando il segreto di Stato e incorrendo cosi’ “in responsabilità ancora più gravi rispetto a quelle ipotizzate in questo processo”. “Dovrei assumermi io la responsabilità di violare il segreto per difendere me stesso?  Oltreché andare contro la mia funzione di ex direttore dei servizi segreti, violerei anche un obbligo che ho in quanto militare”.

L’ex generale della Guardia di Finanza ha poi opposto il segreto di stato ad alcune domande che gli sono state poste daipm Spataro e Pomarici, affermando anche di non aver mai saputo “chi fosse Abu Omar”.

(Tratto da RAI News 24)