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I latitanti della camorra nella rete della Giustizia. Uno dopo l’altro fanno tutti la fine del sorcio…

Gennaro Ciliberto

 

Tdg contro la Camorra spa

Ma non è finita …

Un altro pezzo da novanta nella rete della giustizia , un cognome pesante della camorra, quella dell’aerea Torrese, un’aerea dove da decenni il territorio e’ ostaggio di intere fazioni criminali, intere famiglie che si passano da padre in figlio, da nonno a nipote, il testimone di boss.

Un nome Aldo Gionta soprannominato il “ boss poeta” , scrittore dei testi del cantante neo melodico Tony Marciano anche egli arrestato due anni fa, che nei suoi brani lanciava messaggi e incitava a non pentirsi .

Sino al 16 Agosto 2014 lo stesso Aldo Gionta era latitante, catturato in Sicilia a Pozzallo, nel Ragusano , non certo causale la località visto che i Gionta erano stati alleati di cosa nostra negli anni ottanta ed in alleanza con altro clan camorristico denominato Nuvoletta innescarono la guerra contro la NCO di Raffaele Cutolo .

Gli uomini dei Carabinieri di Torre Annunziata diretti dal Colonnello Conforti ed il Maggiore Amadei , lo hanno atteso, catturato, scene da film ma che sono realtà .

Un encomio va’ a taluni militari, uomini e donne che, impegnati quotidianamente nel contrastare la camorra e con enormi sacrifici e dedizione, rincorrono questi latitanti senza confini e con turni massacranti . ma un solo obbiettivo assicurare alle patri galere questi criminali .

Gli stessi gli hanno dato la caccia per mesi dopo la sua fuga da un Blitz operato dagli stessi Carabinieri di Torre Annunziata .

Ma chi sono i Gionta … i cammoristi GIONTA !?

Una dinastia criminale da Valentino, boss ergastolano degli anni 80 e padre di Aldo, ad una serie di familiari che negli anni hanno dato vita ad una sanguinosa guerra per il controllo dei traffici illeciti, estorsioni e fiumi di droga, molti gli omicidi e non mancano le vittime innocenti di questa guerra tra clan.

I Gionta chiusi in un fortino “fort apasche” ma che e’ in realtà Palazzo Fienga, roccaforte del clan,dove anche i bambini “giocano” a fare i boss,un gioco che presto si trasformerà in vita reale criminale.

Nel bunker dei Gionta ,droga armi sono sotto agli occhi di tutti .

Negli occhi di questi ragazzi restano i ricordi delle notti quasi sempre interrotte dai blitz dei carabinieri che fanno irruzione nelle loro case portando via i loro genitori, perchè camorristi.

Gli stessi ragazzi che a soli 14 anni imparano a sparare dove nessuno li vede, e poi vantano le loro gesta criminali, l’illusione dei soldi facili degli esempi negativi li porterà in quel labirinto di morte o per i più fortunati la prigione.

Questo a Torre Annunziata è uno dei tanti quartieri senza futuro!

Voglio ricordare un uomo, un giornalista, Giarcarlo Siani nato il 1959 e barbaramente ucciso nel settembre del 1985, assassinato dalla camorra, i mandanti, poi condannati all’ergastolo furono i fratelli Lorenzo, poi morto , e Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante detto Maurizio, mente ad eseguire l’omicidio furono Ciro Cappuccio e Armando Del Core, ma nella sentenza appare come mandante proprio il boss Valentino Gionta, anche se poi la Cassazione in seguito lo ha scagionato, ma certo che Siani aveva capito e poi scritto dei traffici della camorra Torrese e non solo …

Quella camorra che non esita ad uccidere coloro che in qualunque forma si oppongono alla stessa,ed anche quella voce libera, voce di verità e di un giornalismo d’inchiesta ha pagato con la vita .

Nel 2012 a finire nella rete della giustizia fu il baby Boss all’anagrafe Salvatore Paduano, 21 anni all’epoca già predestinato ed eletto boss della camorra Torrese , figlio dell’ergastolano Ciro e nipote di Valentino Gionta, un vero curriculum e un “marchio doc” per il baby boss Paduano.

Latitante per circa quattro anni, complice anche le molte connivenze e coperture sul territorio che spesso solo il vero punto di forza di questi criminali latitanti, non più solo omertà ma vera e pura complicità in cambio di denaro o di una scalata nella gerarchia criminale.

Anche Nicola il mostro, all’anagrafe Esposito, partecipò alla fuga del Boss Cesarano per poi diventare reggente dello stesso clan e anche egli dopo molti mesi di latitanza è finito nella rete, oggi in galera per scontare anni di sodalizio criminale, estorsioni ed altro.

Anche qui gli stessi Carabinieri di Torre Annunziata lo hanno scovato e catturato nel suo feudo, protetto da chi gli ha assicurato coperture e complicità, ma non è bastato a farla franca .

Nel frattempo in città, a Torre come a Castellammare di Stabia, si continua a sparare, e non manca qualche bomba a qualche attività, segnale di una pressione criminale e di un triste e continuo ricambio di criminale, un ceppo duro ad essere sconfitto, una mentalità camorristica radicata sin dalla giovane età e poi allevata per quelle strade che diventano terreno di battaglia e che li allenano a diventare boss.

Città troppo spesso abbandonate a se stesse, lasciate in preda a una sorte di sopravivenza, quasi un fai da te, un continuo arrangiarsi, un difendersi da soli, quel non vedere, il non sentire e quelle statistiche che ci narrano di come le denuncie continuano a diminuire quasi una resa in queste terre di camorra, quel popolo succube che alza le mani e che resta inorridito a quasi assuefatto, ma poi c’è chi scappa per un futuro migliore per difendere i propri figli per non udire quelle sirene e vedere quelle lenzuola bianche poggiate su dei cadaveri e quelle grida disperate, ma a volte piene di odio e vendetta.

Ma la camorra non e’ solo a Torre Annunziata o a Castellammare o in altre città partenopee .

La camorra lo e’ anche in quei luoghi dove non scorre il sangue, ma dove si investono i proventi illeciti provenienti dalla base, in terre in cui l’accento marcato non e’ tipico di Torre, quel “cordone ombelicale” mafioso unisce nord e sud, fiumi e fiumi di denaro sporco e riciclato, alleanze, rendono questi criminali “emigrati” invisibili .

La lotta alla camorra deve essere fatta senza soste , con mezzi e uomini, alla pari, non bisogna mai arretrare , arrendersi o cantare vittoria perché questo cancro chiamato camorra anche quando è silente sparge sangue e distruzione e, non arrendersi, vuol dire divulgare la cultura della legalità.

 

http://www.stampacritica.it/Primo_Piano/Voci/2014/8/31_I_latitanti_della_camorra_nella_rete_della_Giustizia.html