26I latitanti dei Casalesi ospitati in Veneto dal ‘compariello’ di Bardellino
I rapporti del boss di Eraclea Donadio con la “casa madre” e la “Mala del Brenta”: “Ha coperto la latitanza di Corvino”
Attilio Nettuno
24 marzo 2021 18:46
Si presentava come il “compariello” di Antonio Bardellino, mantenendo contatti con la famiglia Schiavone a Casal di Principe ed infiltrandosi nel contesto criminale veneto anche grazie ad un all’alleanza con Silvano Maritan, capo all’epoca della Mala del Brenta e già braccio destro di Felice Maniero, alias Faccia d’Angelo. E’ questa la fotografia criminale di Luciano Donadio, il boss dei Casalesi del Eraclea, che viene delineata dal gup Battisturzi nelle oltre 700 pagine delle motivazioni della sentenza del processo con abbreviato in cui sono state inflitte 24 condanne.
I rapporti con la Mala del Brenta
A riferire ai giudici dei rapporti con la Mala del Brenta è stato il collaboratore di giustizia Umberto Manfredi, autista e genero di Silvano Maritan. Siamo nel 2004 e dopo circa 14 anni di reclusione Maritan venne scarcerato da San Gemignano. Al suo rientro in Veneto “voleva riprendere in mano la situazione”. Così iniziò ad incontrare altri esponenti di consorterie criminali, tra cui i Casalesi di Eraclea. “Alla riunione con i Casalesi di Eraclea vennero Luciano Donadio, Mimmo Celardo (che non è casalese ma appartiene al clan Moccia) e Raffaele Buonanno salutando Silvano Maritan e a presentarsi dato che non si conoscevano di persona”.
I legami con Casal di Principe
Non solo rapporti autoctoni. Donadio aveva mantenuto anche il suo legame con la ‘casa madre’, a Casal di Principe. Secondo quanto riferisce un suo stretto collaboratore, l’imprenditore sandonatese Christian Sgnaolin, nel corso di un viaggio in Campania, ci sarebbe stato un incontro anche con i vertici dei Casalesi. “Andammo a prendere il caffè al Blue Moon di Aversa – dice Sgnaolin – e i presenti nel locale mostrarono grande deferenza nei confronti di quest’uomo (di cui riferisce essere il cugino di Sandokan e reggente del clan dei Casalesi nda). Donadio e Buonanno si sono quindi trattenuti a parlare con costui in disparte da me”. Donadio in Veneto “usava vantarsi costantemente dei suoi contatti ed amicizie con elementi di spicco della criminalità organizzata casalese. Affermava, infatti, di essere il compariello di Bardellino e di essere cresciuto con molti capi mafiosi tra cui Schiavone il che gli valeva la possibilità di operare tranquillamente ad Eraclea senza che nessuno dei clan mafiosi di Casale o di clan rivali (mafiosi o di ‘ndrangheta) gli venissero a rompere le scatole”.
L’appoggio in Veneto per i latitanti
Ma i legami non servivano solo a Donadio per condurre, nel segno dei Casalesi, i propri affari illeciti. Ad Eraclea, riferisce sempre Sgnaolin, trovavano un “porto sicuro” anche i latitanti del clan dei Casalesi. Era stato lo stesso Donadio a confidargli “che lui costituiva un appoggio locale per i clan di Casale. Donadio ha sempre cercato di collaborare con le famiglie mafiose Casalesi prendendo a lavorare con sé appartenenti che avevano bisogno di scappare da Casal di Principe e coprendo la latitanza di Daniele Corvino“, elemento di spicco della consorteria criminale. Un rapporto andato avanti anche dopo l’arresto di Corvino con Donadio che avrebbe fornito sostegno finanziario alla famiglia del ras dei Casalesi.
fonte: https://www.casertanews.it/cronaca/camorra-casalesi-veneto-latitanti-ospitati-donadio-casal-di-principe.html