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I fusti della nave dei veleni interrati a Borgo Montello. Dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, le parole del Questore di Latina D’Angelo. Vogliamo chiarezza!

I fusti della nave dei veleni interrati a Borgo Montello: ora la verità

La discarica sarebbe stata usata per smaltire i fusti tossici. Il presidente regionale dei Verdi Nando Bonessio chiede chiarezza.

ue allarmi in due settimane sono abbastanza per far salire il livello di guardia sui rifiuti tossici nel Lazio? Il traffico con la Cina prima, le nuove e inquietanti informazioni che arrivano dalla Commissione rifiuti su Borgo Montello dovrebbero far scattare l’allarme rosso per una regione che si scopre sempre più al centro degli affari della criminali legati allo smaltimento di sostanze nocive. A parlare, questa volta è una fonte al di sopra di ogni sospetto e le affermazioni sono di quelle che lasciano il segno.

«Da poliziotto, io dico che quel che c’è sotto la discarica di Borgo Montello andrebbe monitorato approfonditamente. L’Enea ha detto al di là di ogni ragionevole dubbio che esiste una massa metallica. E allora andiamo a vedere di cosa è fatta questa massa metallica». Si tratta solo di una parte delle dichiarazioni rese davanti alla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti dal questore di Latina, Niccolò D’Angelo, da sempre in prima linea contro la criminalità organizzata e le sue infiltrazioni. L’ipotesi avanzata mette i brividi. La discarica di Borgo Montello sarebbe stata usata per smaltire i fusti tossici della «nave dei veleni Zanobia» partita da Massa Carrara e arrivata a Ravenna dopo che i porti di molti Stati l’avevano rifiutata a causa del carico nocivo (10500 barili di scorie provenienti dalle industrie chimiche di mezza Europa, la cui sorte è ignota).

Sarebbero quindi a rischio gran parte dei terreni dell’area, essenzialmente a vocazione agricola e le falde acquifere. Le dichiarazioni di D’Angelo sono precise e dettagliate. Partono dalle dichiarazioni di un pentito di camorra, Carmine Schiavone che, da quanto riporta il questore «a metà degli anni ’90 parlò di rifiuti tossici interrati nel basso Lazio. Dichiarazioni che si incastrano con quelle di un altro collaboratore di giustizia, Francesco Fonti». Ma non basta. Perché anche le deposizioni dei pentiti trovano riscontro in un’indagine della Digos di Latina che indagò sulla denuncia di un operaio – licenziato – che raccontava di aver partecipato ad operazioni di scarico ed interramento notturno di fusti nella discarica di Borgo Montello. Come nella migliore tradizione italiana poi fa capolino un dossier scomparso.

Il comune di Latina, infatti, nel 1995 aveva chiesto all’Enea di fare uno studio dell’area della discarica. I risultati furono sorprendenti perché evidenziavano la presenza di tre diverse masse metalliche (due di 10 metri per 20 e uno di 50 per 50). Quello studio, però, sparì misteriosamente fino al 2007. I Verdi vogliono vederci chiaro e, con il presidente regionale Nando Bonessio, chiedono alla Regione «di dotarsi immediatamente di strumenti adeguati per il monitoraggio dei rifiuti tossici che sono stati sversati nel Lazio.

Siamo in presenza di allarmi sempre più preoccupanti e che vede una fortissima aggressione delle ecomafie al territorio laziale. Presenteremo una mozione al Consiglio Regionale del Lazio per un monitoraggio urgente ed approfondito della discarica di Borgo Montello» conclude Bonessio che chiede «immediata chiarezza a tutela della salute dei cittadini dell’area»

(Tratto da La Voce dell’Emergenza)