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I custodi del tesoretto-giustizia

Prende corpo il fondo alimentato dai beni sequestrati. Se ne occupa una società di Equitalia

Il pm Greco dice no a Tremonti. Che affida le risorse a Di Capua

Il tesoretto della giustizia, come alcuni lo hanno già ribattezzato, sta lentamente prendendo corpo. E nel frattempo è pronta la squadra che sarà chiamata nelle prossime settimane a gestire tutta quella massa di risorse alimentata da pene pecuniarie, spese processuali e beni sequestrati o confiscati alla criminalità. Si tratta del fondo unico giustizia, lanciato dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti, nell’ambito della manovra estiva, e affidato alla gestione di Equitalia Giustizia. Quest’ultima, come si può dedurre dal nome, è interamente controllata da Equitalia, la holding di riscossione dei tributi che fa capo all’Agenzia delle entrate. Poco dopo l’estate scorsa, Tremonti e il guardasigilli, Angelino Alfano, avevano provato il colpaccio: portare alla presidenza di Equitalia Giustizia il pm di Milano, Francesco Greco. Il quale, con il precedente governo, si era già trovato a guidare una commissione di studio per l’utilizzo di tutte le risorse della giustizia, con lo scopo di adoperarle come forma di autofinanziamento del settore. Greco, a quanto pare, ha declinato l’invito. Al suo posto, alla presidenza della società, è stato nominato Marco Di Capua, funzionario del Fisco su cui Tremonti punta molto. Non per niente, oltre alla presidenza di Equitalia giustizia, Di Capua vanta molti altri incarichi: è direttore vicario dell’Agenzia delle entrate, direttore centrale amministrazione e componente del comitato di gestione della stessa Agenzia, consigliere di amministrazione della Sose, la società che per il Fisco gestisce gli studi di settore. Insieme a lui, ultima nomina in ordine di tempo all’interno della società che gestirà il fondo unico giustizia, c’è Umberto Cimmino, un prefetto che vanta già una breve parentesi come commissario straordinario all’emergenza rifiuti in Campania, quando ministro dell’interno era ancora Giuliano Amato. Del cda di Equitalia Giustizia fa parte anche Paolo Crescimbeni, fresco presidente dell’Inpdap a cui è approdato dopo essere stato in Umbria coordinatore regionale di Alleanza nazionale. Ad avere la responsabilità gestionale della società, in qualità di amministratore delegato, figura Giuseppe Rojo, che fino a qualche mese fa ricopriva lo stesso incarico per Sistemia, una società che offre servizi integrati per la riscossione dei tributi e che ha tra i suoi clienti diverse società della galassia Equitalia (peraltro, dagli archivi delle camere di commercio, risulta che Rojo ha ancora in dote il 15% del capitale di Sistemia). A chiudere l’organigramma di Equitalia Giustizia c’è il vicepresidente, Luigi Magistro, altro uomo forte del Fisco della nuova stagione tremontiana, che già ricopre la carica di direttore centrale accertamento e di componente del comitato di gestione delle Entrate.

La squadra che avrà in mano le redini del tesoretto della giustizia, quindi, è pronta. Lo scorso 23 ottobre un decreto del ministro dell’economia, di concerto con quello della giustizia, ha indicato i rapporti finanziari che devono essere trasmessi al fondo. Si tratta dei conti correnti bancari, dei depositi a risparmio e dei conti di deposito titoli attualmente intestati all’autorità giudiziaria. Naturalmente sono le banche, Poste Italiane e gli altri operatori finanziari, in quanto depositari di queste risorse, a doverle far affluire al fondo. Il 18 novembre scorso, poi, il ministero della giustizia ha diramato agli uffici giudiziari una nota con le disposizioni per l’invio dei dati a Equitalia Giustizia. Il tutto attraverso il sistema Entratel utilizzato dall’Agenzia delle entrate.

Per completare il percorso, però, bisognerà attendere un decreto del presidente del consiglio dei ministri. Secondo quanto stabilito dal dl 143/2008, infatti, è questo il provvedimento che procederà alla ripartizione del fondo unico giustizia: un terzo al ministero dell’interno per la tutela della sicurezza pubblica, un terzo al dicastero di via Arenula per potenziare gli uffici giudiziari e un terzo alle entrate del bilancio dello stato.
Stefano Sansonetti

(tratto da Italia Oggi)