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I clandestini? Valgono 20 milioni

 I clandestini? Valgono 20 milioni

L’Espresso, Lunedì 15 Maggio 2017

I clandestini? Valgono 20 milioni
Succede a Isola Capo Rizzuto, dove c’è il centro d’accoglienza più grande d’Italia. Ora ha 1500 posti, con la ripresa estiva degli sbarchi diventeranno 2000. Aumentando il business che gira intorno ai migranti

di Gianfrancesco Turano

A Isola Capo Rizzuto, pochi chilometri a sud di Crotone, hanno inventato l’economia delle tre P. Pecore, pedoni e parchi eolici. Le pecore ci sono sempre state, a zonzo per i pascoli del Marchesato, terre fra le più belle di Calabria. I parchi eolici sono nati per sfruttare il vento dello Jonio e sono di due tipi. Quelli con le pale ferme non sono più pigri degli altri. Sono sequestrati per mafia in quanto proprietà della cosca principale della zona, gli Arena, avversari dei Grande Aracri di Cutro e dei Nicoscia, anche loro di Isola.

La terza p è quella dei pedoni ed è segnalata dai cartelli stradali disposti lunga la statale 106 “Jonica”. L’Anas li ha piazzati su disposizione della Prefettura di Crotone dopo i primi incidenti stradali. I pedoni, emigranti afgani, pakistani, nordafricani, escono dal centro di accoglienza di Sant’Anna e marciano verso sud, dov’è il centro di Isola Capo Rizzuto, o verso nord, in direzione di Crotone. Uomini e donne, giovani e anziani, si buttano lungo una strada che è già tra le più pericolose d’Italia per andare a lavorare nei campi di finocchio vicini oppure come parcheggiatori abusivi o venditori di giocattoli sotto i portici di piazza Pitagora nel centro del capoluogo. Molti vanno semplicemente a fare la spesa, con regolare carrello, al Lidl o al Pam di Isola Capo Rizzuto. L’andirivieni dura dalle prime ore del mattino, quando i migranti si presentano alla sbarra del centro Sant’Anna, dove c’è il posto di blocco delle forze dell’ordine, fino alle 22 quando scatta l’ultimo termine per il rientro.

A Sant’Anna c’è l’hotel del clandestino più grande d’Europa: 1.500 posti che sfioreranno i 2 mila con l’arrivo imminente della bella stagione e la ripresa degli sbarchi. Soltanto i 1.500 che vivono nel Cda-Cara (centro di accoglienza e centro di accoglienza per richiedenti asilo) hanno il permesso di tentare l’avventura lungo l’asfalto della 106. I 120 ospiti della palazzina in cemento grigio costruita accanto al Cara, che è il Cie (centro di identificazione ed espulsione), sono detenuti a tutti gli effetti.
Come tali, possono muovere poco l’economia. Non possono lavorare fuori, devono mangiare quello che mandano le mense Quadrifoglio e Vecchia Locanda di Isola e non possono organizzare grigliate di carne cotta sui tombini in ghisa delle fogne, come fanno i colleghi liberi del Cda-Cara.

Possono però ribellarsi, come è accaduto lo scorso ottobre, quando alcuni di loro sono saliti sul tetto del Cie e hanno lanciato il possibile addosso agli agenti prima di essere arrestati, processati per direttissima e assolti, il 12 dicembre 2012, perché hanno agito per legittima difesa della loro dignità e – si legge nella sentenza del tribunale di Crotone – sono costretti a vivere tra «materassi luridi, privi di lenzuola e con coperte altrettanto sporche, lavabi e bagni alla turca luridi, asciugamani sporchi, pasti in quantità insufficienti e consumati senza sedie né tavoli». Insomma, dentro una struttura «al limite della decenza».

Vista dal marciapiede opposto della Statale 106, l’ex area dell’aeroporto militare di Crotone sembra una fabbrica più che una galera. Ma una funzione non esclude l’altra. Il business dei pedoni vale una ventina di milioni di euro all’anno, fra i costi diretti e l’indotto. Non poco per un zona che dovrebbe essere a vocazione turistica ma che dal turismo incassa sempre meno. Né potrebbe essere diversamente visto che le strade sono piene di spazzatura e il mare, come ormai in tutta la regione, è inquinato. L’aeroporto civile di Sant’Anna, costruito proprio di fronte al centro di accoglienza, è stato abbandonato dall’Alitalia e riaprirà a giugno grazie a qualche compagnia charter allettata con contributi pubblici. Previsti i voli dalla Russia piazzati dal governatore Giuseppe Scopelliti in tutta la regione, un collegamento con Torino e forse, misteri dei tour operator, con Santorini.

Ma sulle prospettive del rilancio un albergatore locale si spiega con lucidità ragionieristica: «I russi per 42 euro al giorno vogliono il latte di gallina. Mi conviene tenermi questi a 50 euro». “Questi” sono i 220 poliziotti, finanzieri, carabinieri e soldati che si dividono sui quattro turni di sorveglianza al centro Sant’Anna. Hanno una diaria per vitto e alloggio di 50 euro che significa un esborso annuale di oltre 4 milioni in sole spese vive, senza considerare straordinari e altre indennità. Le forze dell’ordine sono distribuite nei vari alberghi e residence della zona fino a Crotone. Nessuno sembra avere pensato a utilizzare caserme o i tanti immobili sequestrati alla criminalità organizzata.

Qualche risparmio c’è stato. Mantenere i pedoni della 106 costa quasi la metà dopo l’ultima gara d’appalto triennale che a novembre la Prefettura ha di nuovo assegnato alla Confraternita della Misericordia di Isola Capo Rizzuto in versione spending review. La onlus ha vinto con un consistente ribasso d’asta che ha portato il costo giornaliero di un migrante da 34,5 a 22 euro, pacchetto all inclusive per un esborso complessivo di 22 milioni di euro più Iva fino alla prossima scadenza del 2014.
Se questa somma sia sufficiente e come sia gestita, lo racconta l’esodo dei migranti intorno all’ora in cui arrivano i pasti. La gente esce senza nemmeno aspettare il pullman-navetta che collega il Cara-Cie con i due centri abitati più vicini.

I controlli sulle forniture, ossia cibo ma anche vestiario, coperte, schede telefoniche, sono impossibili, così come resta nel vago il numero dei presenti a Sant’Anna. I poliziotti interpellati durante l’inchiesta de “l’Espresso” hanno parlato di 1.200 persone al Cara e di una sessantina reclusi nel Cie al momento. Tutto è piuttosto vago ed elastico. Inoltre molti che da Sant’Anna sono usciti per tentare la sorte altrove in Italia devono tornare nel Marchesato per questioni burocratiche. L’anagrafe di Isola è competente per fornire il certificato di residenza che, a sua volta, è indispensabile per chiedere il permesso di soggiorno. Per i documenti dei migranti senza fissa dimora è stato predisposto un indirizzo unico, via Francesco Scerbo Vittime della Mafia, una strada virtuale che porta il nome di una tragedia vera. Scerbo era un giovane di 29 anni ammazzato per errore nel marzo del 2000 in un bar di Isola. I killer miravano a Franco Arena.

La processione continua di migranti verso Isola è gestita da due uomini. Il primo è don Edoardo Scordio, parroco a Isola Capo Rizzuto dal 1985 nonché guida spirituale e strategica della Confraternita da lui fondata nel marzo di 25 anni fa. Il suo carisma è abbinato a un decisionismo da manager. Per questo in paese lo odiano o lo amano. I sostenitori lo raffigurano come un benefattore nella lotta contro i due mostri della zona, disoccupazione e ‘ndrangheta, ed enumerano i rapporti cordiali con magistrati come Piero Luigi Vigna o gli ultimi due capi della Protezione Civile Franco Gabrielli e Guido Bertolaso.

Per i detrattori invece don Scordio è una via di mezzo fra don Luigi Verzè, il fondatore del San Raffaele, e don Giovanni Stilo, sacerdote della Locride noto per le sue frequentazioni torbide con i potenti della zona. E se è vero che don Edoardo ha partecipato sei mesi fa al funerale dell’ex superprocuratore antimafia Vigna a Firenze, dove è la sede nazionale delle Misericordie, è anche vero che ha celebrato la funzione in memoria di Carmine Arena “cicalu”, membro del clan dominante di Isola assassinato nel 2004 a colpi di kalashnikov e di lanciarazzi Rpg7 da un commando dei Nicoscia.

Come scrive Gianfranco Manfredi nel libro “Atlante delle mafie”, don Scordio ha celebrato nel 1996 il matrimonio di Raffaella Arena, figlia del boss Nicola. Nozze di gran lusso con 1.700 invitati al club Le Castella purtroppo terminate con un blitz dei carabinieri alla ricerca di latitanti.

Il braccio operativo della Misericordia di Isola è Leonardo Sacco, 33 anni, che frequenta la Misericordia da quando ne aveva 9 e dalla parrocchia sperduta del Marchesato ha saputo scalare i vertici nazionali della confraternita fino a diventarne vicepresidente. Il governatore, come lo chiamano qui, ha un ottimo rapporto con l’altro governatore, il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, e soprattutto con la sua vice, la crotonese Antonella Stasi, nominata numero due della giunta calabrese senza dovere affrontare seccanti competizioni elettorali.

Sacco – don Scordio docet – non smette di sottolineare il timbro di legalità delle operazioni economiche della Misericordia, anche quando la Misericordia – don Verzè docet – si è dotata di una società di capitali, la Miser Icr impresa sociale. Nel bilancio della Miser si parla di lotta alla ‘ndrangheta, di «prevenzione alle infiltrazioni mafiose ovunque ve ne sia il rischio» e si sottolinea che «tutti i lavoratori dipendenti impiegati nella gestione dei Centri di accoglienza devono ottenere il gradimento della Prefettura di Crotone che li sottopone a un accurato screening». Lo stesso vale per i fornitori impegnati nell’appalto da 22 milioni di euro per il Cda-Cara-Cie di Sant’Anna.
Ma poiché non di sola misericordia vive l’uomo, Sacco si è organizzato un’impresa per conto suo. Si chiama Sea Lounge e gestisce da due anni un paio di barche per i turisti estivi nonché alcuni servizi legati al Santuario di don Scordio, in particolare l’albergo e il centro congressi. Anche se il turismo in Calabria va male, la Sea Lounge va bene e in breve tempo ha messo insieme circa 1 milione di ricavi. Sacco condivide la Sea Lounge con due socie, Aurora Cozza e Lanatà. Le due signore e i loro mariti, i cugini Antonio e Fernando Poerio, gestiscono anche il catering del Sant’Anna con Quadrifoglio e Vecchia Locanda. Di recente i Poerio hanno lasciato le due imprese alle mogli e si sono messi da parte perché i loro certificati penali presentano qualche criticità: associazione a delinquere semplice, Iva non pagata, falsa fatturazione e, nel caso di Antonio, una condanna in giudicato per detenzione e fabbricazione illegale di arma da fuoco.

Oltre a fare affari con fornitori che dovrebbe controllare, Sacco e la Misericordia stanno comprando dovunque nella zona: una quota nella società di gestione dell’aeroporto, una partecipazione nel giornale “Il Crotonese” e varie proprietà immobiliari a Crotone e a Isola.
Il fiore all’occhiello è il Santuario della Madonna Greca, una sorta di San Giovanni Rotondo in miniatura voluto da don Scordio e completo di albergo con centro congressi dedicato al beato Antonio Rosmini. L’area, costruita a partire dal 1991, include un Aquarium di proprietà della Provincia ma gestito dalla Misericordia e da un centro sportivo con piscina, campi da tennis, calcio e anfiteatro che sarà inaugurato nel prossimo maggio grazie a un finanziamento di 1,5 milioni di euro.
Tutto questo, ovviamente, sfugge ai pedoni che migrano lungo la Statale 106 tra Isola e Crotone. Qui in molti li vedono come un problema, li chiamano “nigri”. E invece sono quelli che fanno girare quel poco di economia della zona. La prova? C’è un progetto per allargare il centro di accoglienza fino a 4 mila posti. La Misericordia di Isola è pronta alla nuova sfida.