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I capitali della ‘ndrangheta tra i «paradisi normativi» e il «buco nero» di Londra

I capitali della ‘ndrangheta tra i «paradisi normativi» e il «buco nero» di Londra

Gratteri e Nicaso presentano “La rete degli invisibili” a Catanzaro. Il procuratore: «Non pensavo che i figli dei capimafia si potessero pentire». Nicaso: «Oggi sparano di meno e corrompono di più». I nuovi rampolli «depressi e paranoici» che «non reggono il carcere». Le donne ribelli. Le nuove frontiere del business dei clan. E la debolezza della politica

8 dicembre 2019

CATANZARO «Se cinque anni fa mi avessero detto che c’era la possibilità che il figlio di un capomafia si potesse pentire avrei detto che era impossibile. E avrei perso la scommessa». È una delle prime battute di un lungo dialogo che il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e il professore universitario Antonio Nicaso hanno intrattenuto col giornalista del Corriere della Calabria Pablo Petrasso. All’inizio dell’incontro, Nunzio Belcaro della libreria Ubik di Catanzaro Lido ha voluto ricordare Paolo Pollichieni, fondatore e direttore del Corriere della Calabria scomparso lo scorso mese di maggio.
Fulcro della chiacchierata la presentazione del libro “La rete degli invisibili” nuovo lavoro scritto a quattro mani per raccontare la ‘ndrangheta, la più pervasiva delle mafie a livello mondiale, ma anche quella più resistente, grazie al mantenimento di un profilo bassissimo, a un fitta rete di contatti, alla disponibilità di ingenti somme di denaro e alla capacità di “riciclare” se stessa nell’era digitale. L’auditorium Aldo Casalinuovo di Catanzaro è attento. C’è la gente già col libro in mano, si nota la presenza, qua e là, degli uomini delle forze dell’ordine, del segretario del vescovo Vincenzo Bertolone e dei magistrati che lavorano con uno dei procuratori più “scomodi” d’Italia. Così come salta all’occhio l’assenza di qualsivoglia rappresentante della compagine politica calabrese.
«Oggi i mafiosi sparano di meno e corrompono di più», spiega lo storico Nicaso, professore alla Queen’s University di Kingston, in Canada. Nonostante questo l’Europa non batte ciglio nel contrasto alla criminalità calabrese creando, in diversi Paesi dell’unione dei «paradisi normativi», come li ha definiti Antonio Nicaso, nei quali affidare a professionisti il riciclaggio di denaro sporco. La City di Londra, per esempio è un «buco nero» dice il procuratore Gratteri, così come in Austria è più facile riciclare che in Svizzera. Eppure «poca è la lotta alla criminalità organizzata nelle agende politiche», ribadisce Nicaso. Ma la ‘ndrangheta è così potente?
Nì, è la risposta che si evince dal libro e dal dialogo che ne segue. Perché le crepe oggi sono evidenti e sono psicologica e psichiatrica se vogliamo, un aspetto della mafia nostrana che poco è stato analizzato e al quale il libro dedica ampio spazio. I rampolli di oggi non sono più quelli di ieri, «sono più fragili – dice Gratteri – se un tempo riuscivano a stare dieci anni latitanti in un buco sottoterra, oggi non è più così, se un tempo riuscivano a sostenere senza battere ciglio una condanna a 30 anni, oggi non sono più in grado. Sono depressi, sono paranoici». E le donne non sono più le anime sottomesse e silenti di un tempo, oggetti di un matrimonio studiato a tavolino, vedove vendicative e devote a mariti finiti dietro le sbarre. Anche le donne sono cambiate – come raccontano gli esempi presenti nel libro –, anelano la libertà, parlano per amore, «per scappare e per sperare in un giorno di gioia». In un mondo nel quale, come spiega Nicaso, «i soldi entrano nel circuito dell’economia legale attraverso le banche», i giovani del clan Tegano girano con 40mila euro in tasca, i giovani calabresi laureati espatriano a frotte. «Stiamo mandando fuori dalla Calabria ricchezza a costo zero, ragazzi già formati nelle nostre università». Nei Paesi nei quali vige l’ombra nera della ‘ndrangheta, invece, si sopravvive. «La ‘ndrangheta ti dà un pezzettino di pesce per sopravvivere ma non la canna da pesca per vivere bene», dice Gratteri. Perché le redini del potere e dell’economia non sono libere. Nicchia il procuratore di Catanzaro, non risponde a domande sull’attuale situazione politico-amministrativa: «È un momento delicato, ci sono le Regionali, poi dicono che voglio condizionare». Il professore Nicaso si limita a una battuta: «La storia ci dice che più grande è il potere delle mafie, quanto più è debole la politica». E mentre i giovani emigrano e la Calabria naviga a vista, la ‘ndrangheta – spiega Nicaso – cerca nuovi mercati per il commercio di droga in Cina e in altri Paesi in via di sviluppo, cerca mercato per le nuove droghe come il Fentanyl e i suoi derivati terribili e dannosi. Ma la forza alla ‘ndrangheta è pur vero che gliela danno gli altri. È così oggi come era così agli inizi del 900 durante la cattura del bandito Musolino. Gli investigatori, nel frattempo, si insinuano in quelle crepe che stanno scalfendo il monolite più antico e resistente tra le mafie del mondo. «Anche Oltreoceano – afferma Nicaso – si comincia a fare fatica a resistere al carcere».

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/