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I 230 mila euro in casa, funzionario del governo indagato per riciclaggio

 I 230 mila euro in casa, funzionario del governo indagato per riciclaggio

Il Corriere della sera, Lunedì 18 luglio 2016

L’INCHIESTA, LE CARTE
I 230 mila euro in casa, funzionario del governo indagato per riciclaggio
Mazzocchi e l’elenco di processi in corso «da aggiustare»

di Fiorenza Sarzanini

Pacchi di contanti per un totale di 230 mila euro, buste già preparate con i soldi, un appunto con l’annotazione di alcune indagini in corso: i finanzieri del Nucleo valutario della Guardia di Finanza li hanno trovati a casa di Renato Mazzocchi, funzionario della presidenza del Consiglio. E immediata è scattata l’accusa di riciclaggio. L’inchiesta è quella della Procura di Roma sugli affari gestiti da politici e imprenditori guidati da Raffaele Pizza, il faccendiere finito in carcere due settimane fa proprio perché accusato di aver «pilotato» appalti pubblici grazie al pagamento di tangenti e favorito assunzioni in svariati enti. Il sospetto è inquietante: il denaro serviva ad «aggiustare» i processi, come del resto viene detto più volte nelle intercettazioni ambientali degli ultimi due anni.

La «rete» istituzionale

La perquisizione è stata compiuta dieci giorni fa, ma è stata tenuta riservata fino alla convalida del sequestro deciso ieri dal giudice. Indagando sulla «rete» che faceva capo a Pizza e coinvolgeva il deputato ncd Antonio Marotta, anche lui finito sotto inchiesta per corruzione, gli specialisti guidati dal generale Giuseppe Bottillo scoprono i contatti con Mazzocchi. Si tratta dell’ex capo della segreteria dell’allora ministro all’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, approdato a palazzo Chigi per occuparsi della Struttura di missione per la ricostruzione in Abruzzo. Il pubblico ministero Stefano Fava, titolare del fascicolo con il procuratore aggiunto Paolo Ielo, dispone dunque una «visita» nella sua abitazione proprio per cercare eventuali prove dei legami con l’organizzazione. Non è l’unica. Sono decine i controlli effettuati per ricostruire la «rete» istituzionale anche tenendo conto che nei colloqui Pizza parla della sua amicizia con il ministro dell’Interno Angelino Alfano, raccontando di aver fatto assumere il fratello alle Poste.

I soldi nelle scatole

L’appartamento di Mazzocchi viene ispezionato e all’improvviso in alcune scatole spuntano i contanti, le bustarelle, l’appunto sui fascicoli giudiziari. Le spiegazioni del funzionario sulla provenienza dei soldi non appaiono convincenti, si decide così di chiedere al gip che li ritenga «provento di reato». La tesi viene accolta e ieri il provvedimento di convalida è stato notificato anche a palazzo Chigi. Adesso bisognerà capire chi fossero i destinatari dei soldi e soprattutto quale sia esattamente il ruolo di Mazzocchi. Nel provvedimento gli viene contestato il riciclaggio, ma le nuove verifiche delegate ai finanzieri dovranno stabilire se in realtà sia proprio lui il «tramite» della corruzione. Se cioè abbia avuto il compito di smistare una parte delle tangenti.

I processi «aggiustati»

Della possibilità di conoscere in anticipo l’evoluzione delle indagini, soprattutto quella che li riguardava, gli indagati parlavano spesso. E nel corso dell’interrogatorio dell’8 luglio scorso, subito dopo l’arresto, anche Alberto Orsini — che si spacciava per commercialista ed è ritenuto una delle «menti» del sodalizio — è stato costretto ad ammettere che qualche «soffiata» era arrivata. Nelle conversazioni Pizza chiedeva appunto la consegna di 200 mila euro. E su questo si concentrano le domande dei magistrati.
Orsini: «Lino (Pizza) mi dice “tranquillo” le cose si stanno sistemando, non ti preoccupare oltre a salvare te salvo anche l’amico tuo… dice, ci vorranno dei soldi…».
Pm: «Le disse che questi soldi erano finalizzati alla consegna…».
Orsini: «No, erano finalizzati alla sistemazione… se questo… perché lui era sicuro». Pm: «Quindi la richiesta di soldi era funzionale poi alla consegna a chi doveva sistemare la cosa?».
Orsini: «Questi erano i soldi per lui, per tutto quello che stava facendo per me, con Marotta o senza Marotta lui stava sistemando le cose in modo tale che alla fine questo finiva in una bolla di sapone, «però mi dovete preparare 200 mila euro». Adesso si deve scoprire se sono proprio quelli trovati a Mazzocchi.