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HANNO AVVELENATO TUTTO.ED ADESSO CHE SI FA?

Discarica Resit, nuova perizia conferma avvelenamento falda

18 MARZO 2018

da  Corriere Del Mezzogiorno

I consulenti piemontesi della Corte d’assise d’appello di Napoli doppiano le analisi di Balestri sull’invaso delle ecomafie a Giugliano

Ex discarica Resit, una nuova perizia dei consulenti della Corte d’Assise d’Appello conferma i contenuti della prima perizia Balestri che aveva previsto l’inquinamento delle acque di falda ed eco-disastri a venire per i veleni dell’invaso di Giugliano gestito dall’avvocato Cipriano Chianese, in passato tra i principali terminali dei traffici di rifiuti tossici nel Napoletano. Chianese è stato condannato il 15 luglio 2016 a 20 anni di reclusione per disastro ambientale e traffico di rifiuti con l’ aggravante mafiosa.

«Dall’esame dei risultati delle attività di caratterizzazione e monitoraggio … emerge che le sostanze inquinanti presenti in falda al di sotto delle discariche ex Resit sono da ritenersi potenzialmente idonee a nuocere gravemente alla salute», oppure, «si ritiene che l’attività di ricezione e smaltimento dei rifiuti sversati nel corso degli anni, verificata anche la natura pericolosa – tossica e/o nociva – di alcuni di essi abbia effettivamente prodotto un danno all’ambiente» scrivono i tre consulenti della Corte nel rapporto licenziato il 14 febbraio, firmato dall’ingegnere ambientale Silvia Bonapersona, il geologo Stefano Davide Murgese e il chimico Cesare Rampi, sostanzialmente confermando i timori e le accuse che avevano già portato alle condanne di primo grado con la temutissima consulenza del geologo Giovanni Balestri, tenacementa contestata dalle difese che avevano chiesto una nuova perizia. Così il 17 novembre la Corte aveva nominato i tre consulenti, tutti piemontesi, sottolineano Avvenire e poche altre testate del casertano più attente al nuovo processo in corso. Alla scadenza dei 90 giorni si legge nella nuova perizia di 84 pagine che «emerge che le sostanze inquinanti presenti in falda al di sotto delle discariche ex Resit sono da ritenersi potenzialmente idonee a nuocere gravemente alla salute». Anzi «la contaminazione è in atto ed è aumentata progressivamente nel tempo» anche perché «allo stato non sono completate le opere di messa in sicurezza permanente» e «le acque meteoriche continuano ad infiltrarsi nel corpo della discarica generando un percolato che continua a compromettere la qualità delle acque di falda».

Nel descrivere l’impianto che ha ingoiato un milione di tonnellate di rifiuti d’ogni genere, sottolineano i tre periti che «lo strato di argilla non è presente» o «i requisiti di permeabilità non sono verificati quindi non è possibile asserire che i presìdi (i sistemi di impermeabilizzazione, ndr) ci fossero e fossero efficaci». E intanto «la contaminazione trovata ai bordi e sotto gli invasi denota verosimilmente che i presìdi, anche qualora ci fossero, sono risultati inefficaci e quindi non realizzati a regola». L’acqua: «Dall’esame dei risultati delle attività di caratterizzazione e monitoraggio svolte emerge che l’assenza di adeguati presidi a tutela delle matrici ambientali ha determinato un peggioramento della qualità della falda (peraltro già compromessa in relazione al sistema di discariche individuate in posizioni ubicate idrogeologicamente a monte delle discariche ex Resit) contribuendo al danno ambientale causato nel complesso dalla gestione di discariche».

Il collegio peritale entra poi nel merito della contaminazione e «ritiene che la concentrazione» di alcune sostanze chimiche nelle acque «ha raggiunto una “soglia di efficacia” tale da poter considerare queste sostanze tali da potenzialmente porre in pericolo concreto, la salute degli assuntori». Infatti sono state rinvenute in falda in concentrazione eccedente la soglia di contaminazione che «possono ritenersi avere una concreta pericolosità per la salute umana: fluoruri, cloroformio, tetracloroetilene, tricloroetilene, 1,2-dicloropropano, 1,2,3-tricloropropano, cloruro di vinile, 1,2-dicloroetano, dicloroetilene; tricloroetano e benzene». E le falde compromesse sono anche quelle a monte della discarica anche profonde, «ancorché potenzialmente raggiungibili per lo sfruttamento ad uso umano, la compromissione della qualità delle acque di falda anche in aree poste idrogeologicamente immediatamente a monte del sito è tale da renderle non potabili in assenza di trattamenti specifici finalizzati alla rimozione dei contaminanti organici riscontrati».

Commenta così, dai social, il neo presidente dell’Isde Medici per l’Ambiente, l’oncologo Antonio Marfella, in passato già consulente per le Procure ma per le discariche di Pianura e sempre in prima linea contro le teorie negazioniste su Terra dei Fuochi ed ecomafie: «Eppure irresponsabili continuavano ad affermare che era tutto a posto perché i pomodori crescevano “puliti” (le coltivazioni erano anche a ridosso della discarica, malgrado le interdizioni, ndr) i pomodori mettono radici poco profonde, la Campania è stata caratterizzata da tombamento profondo dei rifiuti tossici proprio per avere “pummarole pulite” in superficie, lo hanno scoperto i Forestali guidati da Sergio Costa con le nuove tecnologie ma l’avvelenamento della falda è altro. Chi seminava zizzazia additando gli “allarmisti” ha persino prestato consulenza agli inquinatori in questo processo dove però il cerchio si chiude».