«Grazie alle mazzette prendiamo 7-8 milioni in più». Quanto costa(va) la corruzione all’Asp di Reggio
Una foto intercettata dagli inquirenti svela le cifre destinate a funzionari e clan. Gli imprenditori preoccupati di soddisfare il dipendente: «O fa l’infame o fa lo ‘ndranghetista»
Pubblicato il: 07/08/2021 – 19:36
REGGIO CALABRIA Le pretese dei funzionari vicini al Consorzio “Helios” vanno soddisfatte (quasi) sempre. Perché i legami stretti in anni di relazioni pericolose sulle gare d’appalto sono tanto vantaggiosi quanto pericolosi. È uno dei dati che emerge dalle carte dell’inchiesta “Inter Nos” della Dda di Reggio Calabria. Mimmo Chilà, uno dei presunti protagonisti del patto corruttivo, lo sa bene. E lo spiega a uno dei proprio “compari” quando questi avanzi dubbi sull’opportunità di pagare. Il caso riguarda il funzionario Francesco Macheda. «Soddisfare prontamente» le sue pretese, secondo la valutazione del gip distrettuale, «doveva reputarsi non solo conveniente ma anche opportuno, nell’ottica di ammansirlo». Macheda, secondo il magistrato, «era in possesso di prove compromettenti che – ove non pienamente accontentato – avrebbe potuto utilizzare per denunciarli (gli imprenditori, ndr) o per ricattarli».
«O fa l’infame o fa lo ‘ndranghetista»
«O fa l’infame o fa lo ‘ndranghetista – spiega Chilà – questo ha biglietti, ha fotografie, tutte cose… sai tante volte questo scimunito va e gli butta le cose là dentro e ci sala a tutti». Chilà, d’altra parte, spiega «che soddisfare gli appetiti del funzionario rispondesse a esigenze di giustizia retributiva». L’intervento di Macheda, sarebbe stato «determinante per assicurarsi la gara con un minimo ribasso (lo 0,01%) e quindi per far conseguire alle loro imprese un guadagno enormemente maggiore: senza la collusione con i pubblici ufficiali, “se non avevamo le amicizie”, sarebbe stato necessario per loro operare un maggiore ribasso, con un utile inferiore di ben sette o otto milioni».
Di fronte a questa cifra monstre, evidenzia Chilà, «era davvero risibile la quota del pretium della corruzione, 350-1.000 euro, che Zaccuri (uno dei soci, ndr) si stava rifiutando di versare».
«Perché questi ci devono favorir a noi… chi cazzo sei tu? Ha funzionato sempre così – sentenza l’imprenditore – come te lo devono dare a te glielo danno a un altro».
I 36 mila euro per le mazzette a dicembre in uno scatto
Un «sistema corruttivo dilagante e risalente», si legge nell’ordinanza. Che offre anche quello che è un riscontro, secondo gli inquirenti, delle quote fissate per la corruzione. Si tratta di un documenti che finisce tra gli atti quasi per caso il 16 novembre 2020. È allora che viene acquisita una fotografia inviata sullo smartphone di Antonino Chilà. In effetti è pensata per mostrare all’indagato una penna che i soci avrebbero dovuto destinare ai dipendenti della cooperativa come regalo di Natale. «L’immagine – appuntano gli investigatori – tuttavia, coglie chiaramente anche il foglio sottostante la penna». E sul foglio sarebbero riportare le «cifre necessarie per le dazioni del mese di dicembre». Un appunto che i pm di Reggio Calabria considerano «straordinariamente chiaro. (…) In questo calcolo, dunque, per il mese di dicembre avrebbero avuto bisogno di una cifra totale pari a 36mila euro, in quanto 10mila sarebbero serviti per “CM”, 5mila per “D.C.”, 15mila per “AFR” e 6mila per “MEL”». Le ultime due cifre «rappresentano, evidentemente, dazioni destinate ad “Africo” e a “Melito”, ossia ai rappresentanti delle cosche egemoni sul territorio ai quali, come visto, viene corrisposta una quota mensile del guadagno, nelle persone rispettivamente di Giovanni Stilo e Massimo Costarella». La prima delle somme indicata – è questa l’ipotesi dell’accusa – si riferirebbe invece proprio a «Ciccio Macheda, “CM”, al quale, effettivamente, l’importo che viene consegnato, come già visto l’anno precedente, è coerente con la somma indicata, tra i 9mila e i 10mila euro». Su “DC”, invece, i militari della guardia di finanzia hanno qualche dubbio tra «dottor Corea» e «dottor Calabrò». «In realtà – si legge – non vi sono riscontri sufficienti per ritenere che sia effettivamente riferita all’uno piuttosto che all’altro, tuttavia rimane la estrema significatività del dato neutro relativo alla dazione, nei confronti di tale “D.C.”, di tale somma, che riscontra il modus operandi del gruppo, consistente nel porre in essere indeterminate e innumerevoli attività di corruzione, unico metodo di risoluzione delle problematiche ed esercizio dell’attività di impresa». D’altra parte «ha funzionato sempre così». (ppp)
fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/2021/08/07/grazie-alle-mazzette-prendiamo-7-8-milioni-in-piu-quanto-costava-la-corruzione-allasp-di-reggio/