«Grave minaccia per la sicurezza». Leo Caridi “espulso” dalla Svizzera
Per la seconda Corte di diritto pubblico è corretta la decisione del Taf elvetico. Il boss della ‘ndrangheta è stato estradato in Italia nel 2017
Pubblicato il: 06/12/2021 – 15:41
È considerato uno dei più importanti boss della ‘ndrangheta calabrese e, nel 2017, è stato estradato in Italia, dove è stato condannato a 9 anni e 6 mesi di reclusione per appartenenza a un’organizzazione mafiosa. Ora per Leo Caridi è arrivato anche il divieto di “entrata” in Svizzera e Liechtenstein. Lo ha stabilito – così come riporta tio.ch – la sentenza emessa dalla seconda Corte di diritto pubblico stima che il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha preso la decisione corretta confermando un’espulsione di 20 anni pronunciata dall’Ufficio federale di polizia (Fedpol).
Leo Caridi, infatti, sarebbe «una grave minaccia per la sicurezza interna ed esterna della Svizzera». Le autorità si sarebbero basate, inoltre, sulla sentenza della Corte di cassazione di Roma e su vari articoli apparsi sui media. Come riporta ancora tio.ch i giudici dell’Alta corte di Losanna «hanno anche sottolineato che Caridi, autorizzato a soggiornare temporaneamente in Vallese fra il 2016 e il 2017, ha lavorato con un uomo attivo nel settore immobiliare. Quest’ultimo è stato condannato a quattro riprese nei cantoni Vaud, Neuchâtel e Vallese». Questo alimenta la tesi della Fedpol, secondo la quale Caridi era in Svizzera per infiltrarsi nel tessuto economico-politico elvetico. Secondo il TF, la Confederazione ha «un interesse pubblico e legittimo» ad allontanare una persona «pesantemente condannata e che ha una forte influenza nella criminalità organizzata della sua regione». Tollerare la sua presenza rappresenterebbe «una minaccia per la Svizzera e un motivo di tensione con l’Italia».