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Grave la situazione nel Comune di Ardea

GRAVE LA SITUAZIONE NEL COMUNE DI ARDEA

 

Il prefetto di Roma, Achille Serra deve decidersi a nominare una commissione d’accesso per il comune di Ardea e ad attivare la direzione provinciale del lavoro per obbligare i costruttori locali ad applicare le tabelle identificative nei cantieri.

 

Ad Ardea, provincia di Roma, città della quale fanno parte molti comprensori sul litorale a sud della capitale, la legalità è ormai un optional: per ripristinarla bisogna ripartire da zero.

 

Da quando ci siamo costituiti come associazione antimafia, per individuare le ditte sospettate di collegamenti con la criminalità organizzata – nelle città del Lazio dove operiamo – abbiamo cominciato a rilevare i dati identificativi dalla lettura delle tabelle che la legge impone di applicare in tutti i cantieri di costruzione. Successivamente, attraverso le “visure” effettuate presso le Camere di Commercio, siamo riusciti ad individuare la provenienza e le parentele dei costruttori, dei progettisti, dei direttori dei lavori, etc.

 

Ad Ardea, spesso, i costruttori non espongono le “tabelle”, non dando così, la possibilità di conoscerne l’identità e la provenienza.

 

Se permane questa situazione sarà veramente difficile verificare la consistenza della penetrazione mafiosa dell’intero territorio a sud di Roma.

 

La palla, a questo punto, passa alla Magistratura ed alle forze dell’ordine.

 

Il primo compito delle istituzioni, dal Prefetto, al Sindaco, ma soprattutto alle forze dell’ordine locali, è quello di obbligare i costruttori a rispettare la legge.

 

Per affrontare seriamente il problema della presenza mafiosa ad Ardea, va elaborato un vero e proprio piano d’azione. La “commissione d’accesso” può fare molto perché essa ha la possibilità di esaminare tutti gli atti amministrativi e riscontrare, dalla lettura di tali atti, illegalità e irregolarità. Ma non basta. Perché, da quello che si è sembrato di capire da alcune nostre verifiche, molte unità abitative sono state realizzate abusivamente – da imprese venute da altre regioni – probabilmente con lavoratori, per lo più in nero, in regime di subappalto e altre irregolarità. Quindi senza concessioni e senza atti amministrativi.

 

Ci è stato riferito che il numero di operatori delle forze dell’ordine locali è estremamente limitato: noi faremo uno screening che ci metta in condizioni di accertare quante sono le unità di polizia operanti sul territorio, oltreché il livello di efficacia della loro azione.

 

Il Prefetto di Roma affronti dunque il problema invitando la Direzione Provinciale del Lavoro, dopo aver costituito un nucleo di una ventina di ispettori del lavoro e di finanzieri che agiscano sinergicamente, ad inviare ad Ardea detto nucleo per individuare tutte le imprese di costruzione che hanno operato e stanno operando.

 

E’ questo il primo passo per cominciare un serio lavoro di “bonifica” su un territorio nel quale le mafie si sono inserite da tempo.

 

 

Roma, 23 gennaio 2006