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Gratteri:«Il governo non riuscirà a fare la rivoluzione che serve al Paese»

«Il governo non riuscirà a fare la rivoluzione che serve al Paese»

Dibattito a Dipignano tra Gratteri e Morra. Il procuratore: «Chi ha il potere non vuole sistema giudiziario forte». Il senatore: «Paese malato, servono riforme»

8 settembre 2019

DIPIGNANO «Non penso che il prossimo governo avrà una maggioranza forte in grado di fare rivoluzioni». Nicola Gratteri ha imparato a non aspettarsi troppo dal potere centrale. Il procuratore di Catanzaro non sembra aspettarsi granché nemmeno da quello giallorosso, che lunedì otterrà la fiducia alla Camera.
Nel corso di un dibattito pubblico a Dipignano, lo stesso Gratteri ha ricordato la sua personale esperienza con il governo Renzi, quando fu chiamato a presiedere la commissione per la riforma del sistema giudiziario. «Abbiamo modificato 240 articoli, ma ne è passato solo uno, quello sul processo a distanza, che permette un risparmio di 70 milioni l’anno. La storia ci ha insegnato che chi ha il potere non vuole un sistema giudiziario forte», dice Gratteri con evidente rammarico.
Proprio attorno al tema della rivoluzione, possibile o soltanto ipotizzabile, è ruotato il dibattito a cui ha preso parte anche il senatore e presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra.
Per il politico pentastellato, da molti indicato come possibile candidato governatore alle prossime elezioni regionali, «fare le rivoluzioni significa sottrarre privilegi a tanti». Questo, ha sottolineato Morra, «è un Paese malato» e fare le rivoluzioni, qui, «significa salvarlo».
L’ospite della serata, il sindaco di Dipignano Giuseppe Nicoletti,
è convinto che il potere debba sempre essere accompagnato sempre da «due parigrado: concretezza e visione. Tenendo assieme questi fattori è possibile avere le riforme di sistema che oggi mancano».
Gratteri poi rivela, con ironia, di essere ormai diventato «il consulente gratuito di tutti». «Mi chiamano parlamentari di tutti i partiti, ma poi fanno il contrario di quello che gli dico».
Il procuratore del capoluogo pone l’accento sulla necessità dell’impegno sociale e politico dei cittadini: «Non basta pagare le tasse, bisogna fare di più: impegnarci nel sociale e occupare la cosa pubblica. A Catanzaro, malgrado il sistema farraginoso, abbiamo finalmente costruito una procura efficiente, con magistrati di altissimo livello e una polizia giudiziaria d’elite. Abbiamo fatto indagini importanti, ottenuto risultati significativi e altri ne otterremo, ancora più importanti, in seguito. Se non bussa nessuno alla tua porta, vuol dire che non sei credibile. Se invece ci sono 200/300 persone che vogliono parlarti, vuol dire che sei sulla strada giusta». Gratteri, rivolto al pubblico, spiega che qualcosa è cambiato:
«Abbiamo diversi imprenditori, commercianti e amministratori pubblici di questo distretto che vengono a denunciare ‘ndranghetisti. Penso che nel prossimo futuro la Calabria sarà più libera, ci sarà meno mafia in giro, meno faccendieri. Ma quando vedrete che arrestiamo 50, 80, 100 persone, un minuto dopo voi dovete occupare quella piazza. Nessuno vi chiede di fare i kamikaze, ma di impegnarvi nel sociale e in politica. Sporcatevi le mani, prendete posizione».

Sulla stessa falsariga Morra: «In una società non ci deve essere una classe dirigente. Tutti noi dobbiamo essere capaci di dirigerci da noi stessi. Abdicando a questa possibilità si sviluppa dipendenza e non autonomia. Se finisco per dipendere dal boss locale per avere posto di lavoro, alle elezioni sarà il boss a dirmi cosa votare. Qui al Sud, per tanti motivi, abbiamo accettato una logica clientelare secondo la quale si deve sempre bussare alla porta di qualcuno per ottenere qualcosa che invece è un diritto. Questo è quello che vuole il potere fine a se stesso. Bisogna accettare la sfida di autogovernarsi da sé».

Fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/