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Gratteri: «Salvini? Non l’ho sentito parlare di ‘ndrangheta»

Gratteri: «Salvini? Non l’ho sentito parlare di ‘ndrangheta»

Il procuratore di Catanzaro ospite a “Otto e mezzo”: «Al governo ancora nessuna riforma sulla lotta alle mafie, ma in Europa è anche peggio. Immigrazione? Bisogna mandare i Servizi nell’Africa centrale». E glissa sul caso Riace: «Leggete bene le carte»

29 ottobre 2018

LAMEZIA TERME Il governo e, in particolare, il ministro dell’Interno sul capitolo della lotta alle mafie? Non pervenuti, o quasi. Non usa questo termine, Nicola Gratteri. Ma il suo giudizio sull’attività di contrasto alla criminalità organizzata da parte dell’esecutivo giallo-verde è piuttosto chiaro. «Al Governo ancora sembra che si stiano guardando attorno, ancora non ci sono riforme dal punto di vista normativo sulla lotta alle mafie e sul funzionamento del processo penale – dice nel corso della puntata di “Otto e mezzo” –. Concretamente non si sta discutendo dei fondamentali ma di ciò che succede a valle, come nel caso del caso della ragazzina o sulla prescrizione». E Salvini invece? «Non l’ho ancora sentito parlare di mafie, ma solo di immigrazione. Un problema che non si combatte creando un tappo sulle coste libiche, bisogna andare in Centro Africa a capire chi organizza l’attraversamento del deserto».

Bisognerebbe inviare i servizi segreti, l’Aise, «che al 95% sta all’interno del Grande raccordo anulare, poi andare lì a costruire infrastrutture e attività per rendere vivibile il Centro Africa e poi occuparsi dei 600mila clandestini in Italia. Ma senza accordi bilaterali, come si possono rimpatriare?». Dal tema dell’immigrazione a quello dell’accoglienza, la domanda successiva è una valutazione del modello Riace. Gratteri si tiene lontano dal tema («c’è un’indagine in corso, non posso parlare altrimenti mi prendo un procedimento disciplinare»); si limita a dire: «Leggete bene le carte dell’indagine e fatevi un’idea. Bisogna capire quanto contenuto c’è nei capi d’imputazione».

Il procuratore capo di Catanzaro torna sui temi della giustizia. E sul ruolo del ministro Bonafede: «Ho incontrato Bonafede 2 o 3 volte – dice -, è una persona molto educata e molto umile, è quasi imbarazzante la sua gentilezza. Non so se sia preparato o meno, dovrebbe prima fare delle cose. Credo di sì: è un docente a contratto, un ricercatore. Ma io sono abituato a valutare i risultati e ancora non ce ne sono soprattutto sul piano delle norme».

Questo in Italia: in Europa è addirittura peggio. «Non c’è il concetto di controllo del territorio. L’Europa è diventata un grande supermercato in cui le mafie reinvestono, comprando tutto ciò che possono comprare, i profitti del traffico di cocaina». Il guaio è che l’Europa continua a pensare che le mafie non esistano. E invece «i locali di ‘ndrangheta ci sono anche nella City di Londra e a Bruxelles e agiscono indisturbati». È una differenza di approccio che si riverbera anche su casi come quello della condanna della Corte europea dei diritti umani per le condizioni di detenzione di Bernardo Provenzano: «Negli ultimi tre anni – dice ancora Gratteri – non è stato in carcere ed è stato curato meglio di quanto lo sarei stato io se fossi finito in ospedale».

 

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it