Cerca

Gratteri: “La strategia delle mafie è evitare azioni clamorose per muoversi sottotraccia”

Gratteri: “La strategia delle mafie è evitare azioni clamorose per muoversi sottotraccia”

«Le ragioni per cui si uccide di meno sono tante, ma penso che siano legate al contrasto esercitato sul territorio dalle forze dell’ordine, sempre più attente nel monitorare le varie situazioni, ma soprattutto a causa di una nuova strategia mafiosa che tende a evitare le azioni clamorose, preferendo muoversi sottotraccia. Spesso, soprattutto in Europa, quando le mafie non sparano, non destano allarme sociale e quindi non costituiscono un pericolo. Le mafie questo lo hanno capito e, in molti casi, si stanno adeguando a questa strategia dell’immersione. Ricordiamo infatti che la ‘Ndrangheta è un’organizzazione che nella tradizione rinnova sé stessa e si adatta in modo molto plastico alle nuove situazioni, ai nuovi contesti, pur nella immutabilità di alcuni suoi principi cardine». Lo ha dichiarato il magistrato Nicola Gratteri intervistato da Klaus Davi per il Libro ‘I Killer della ‘Ndrangheta’ pubblicato da Piemme (Gruppo Mondadori)

Nel libro Davi ricostruisce che gli omicidi di Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra sono crollati complessivamente del 40% negli ultimi dieci anni. La mafia che uccide di meno è la ‘Ndrangheta con un crollo stimato attorno al 50%, segue Cosa Nostra con un calo del 35%. La Camorra è la mafia che uccide di più e infatti il calo è più contenuto, attorno al 29%.

«Non si può escludere – afferma Gratteri intervistato da Klaus Davi – che le Mafie siano ricorse alla Lupara Bianca per eliminare affiliati gay. A tal proposito il pentito Andrea Mantella ha parlato di “Filippo Gangitano ucciso nonostante la sua ‘efficienza’ e ‘affidabilità’ perché conviveva con un uomo. I vertici del clan Lo Bianco decisero che Gancitano andava eliminato perchè omosessuale. Il forte legame di Gancitano con un amico più giovane dal quale non si separava mai divenne la sua condanna a morte”. La Lupara Bianca serviva anzitutto a far scomparire il cadavere e quindi evitare l’avvio delle indagini in caso di ritrovamento. Ma soprattutto serviva anche a incutere timore nella famiglia dello scomparso, evocando le possibili sofferenze a cui la vittima era stata sottoposta. È un sistema ancora oggi utilizzato per eliminare persone che entrano in conflitto con l’organizzazione criminale. Un metodo particolarmente efficace nelle logiche mafiose, tanto più in quelle ad architettura familiare in cui la sottrazione perfino del corpo su cui piangere mette non solo la vittima ma tutta la sua famiglia alla mercé degli avversari».

«Nell’ambito delle mafie nostrane, invece, si è verificato in più occasioni l’abituale scambio di sicari. Il più delle volte tra famiglie della stessa organizzazione ma a volte anche tra organizzazioni diverse. Come esempio tra i più significativi, ricordo che uno scambio di favori di questo tipo, tra un clan di ‘Ndrangheta e uno di camorra, in Lombardia costò la vita al figlio di Raffaele Cutolo».

24 novembre 2020

fonte:https://ildispaccio.it/