Cerca

GRATTERI E LA  RIVOLUZIONE CHE PASSA DAI LIBRI.

Piazze calabresi sempre piene per la presentazione del nuovo libro del magistrato. Un successo di pubblico impensabile solo pochi anni fa. Gli altri esempi in giro per la regione. E i testi non ancora scritti di chi ha provato a cambiare le cose

Sabato, 26 Agosto 2017

REGGIO CALABRIA Tutte le piazze piene per Nicola Gratteri. Quest’estate la presentazione del nuovo libro del procuratore di Catanzaro e di Antonio Nicaso, L’inganno della mafia, ha ottenuto un successo senza precedenti. Soprattutto in Calabria. Come sottolinea Antonio Padellaro nell’editoriale pubblicato questa mattina su Il Fatto Quotidiano, «da Scilla a Cittanova, da Caulonia a Soverato erano in migliaia, e spesso le sedie non erano sufficienti e neppure le panche e gli strapuntini e alla fine restavano solo i posti in piedi per ascoltare il magistrato che parla dell’Inganno della mafia (e quindi di mafia e politica, di mafia e affari, di mafia e religione, di mafia e vita quotidiana». Un riconoscimento di questo tipo, da parte della popolazione di cittadine ad alta densità ‘ndranghetistica, sarebbe stato impensabile solo qualche anno fa. Ogni dibattito è sempre finito con «una lunga fila di persone con il libro aperto per ottenere dal procuratore capo di Catanzaro, e dunque dal capo degli “sbirri”, un autografo, una dedica, una parola». È una piccola rivoluzione culturale, sottolinea Padellaro. «Per i calabresi che stanno dalla parte giusta basta pronunciare il suo nome e cognome, Nicola Gratteri, per riscattare lo stereotipo che avvolge come una pellicola viscida e ingiusta la loro terra: Calabria uguale ‘ndrangheta». L’editorialista del Fattoelenca le numerose rassegne e le iniziative calabresi dedicate ai libri: dal premio Caccuri a Leggere&Scrivere, passando per L’Estate a casa Berto. Poi ci sono i libri che devono ancora essere scritti: quello di Carmelo Basile, che ha creato la Fattoria della Piana a Rosarno; o quello dell’ex sindaco di Lamezia Gianni Speranza, «uno che alla sinistra ha saputo dare valore e contenuti reali interrompendo gestioni spesso eterodirette dagli amici degli amici».
Un libro, dice ancora Padellaro, «vorremmo che lo scrivesse Francesco Cosentino, sindaco di Cittanova, per spiegare come fa, con pochi denari a disposizione, forse unico in tutta la regione, a garantire la mensa scolastica a tutti gli alunni delle scuole pubbliche. E per raccontarci la guerra perduta contro le “vacche sacre” della ‘ndrangheta. Una sudditanza rurale e malavitosa malgrado le ordinanze con cui le prefetture dispongono l’abbattimento dei capi bovini che vagano indisturbati per le strade».

fonte:www.corrieredellacalabria.it

P.S. UNA NOSTRA CHIOSA. PER IL PROCURATORE GRATTERI.
Caro Procuratore,noi non abbiamo la fortuna-sfortuna di stare ed  operare in aree ,come la sua,la Calabria, dove si respira –e se ne é vittime- aria di mafia perfino dentro casa propria e,dove,di conseguenza,c’è  una piena consapevolezza ,da parte dei cittadini,dei danni gravissimi provocati dalle mafie a tutto l’impianto sociale,economico,politico-istituzionale.Aree dove,proprio in   virtù di tale consapevolezza,é  possibile dar vita a forme,se pur timide,di resistenza e di reazione.Dalle regioni del sud,patria storica delle organizzazioni criminali,in sù la situazione cambia in quanto il modello di penetrazione é più evanescente,apparentemente meno asfissiante  ed oppressivo,meno visibile all’occhio dei non addetti ai lavori e delle menti e coscienze meno illuminate,talché sono diffuse l’indifferenza,l’incoscienza,l’inconsapevolezza e ,con queste,la quasi impossibilità di ottenere  momenti e forme di reazione.A fronte di tale situazione c’é la pervasività delle organizzazioni criminali così forte che è giunta fino al punto di condizionare la vita  del Paese dopo che esse  sono  riuscite ad  entrare ,occupandoli ed impossessandosene in gran parte, nei gangli vitali dell’economia,della politica e delle istituzioni ,senza che i cittadini,fatta quale rarissima eccezione,mostrino di averne acquisito consapevolezza.Si sono  verificati,insomma,un vero e proprio collasso della struttura sociale e istituzionale  accompagnato  da un fenomeno di dominio,quasi assoluto,da parte delle mafie ,di tutti gli spazi sociali,economici e politici.E,a documentarle  l’avvenuto collasso dello Stato di diritto e l’avvento di un altro modello  di Stato non conforme al primo,le citiamo due fatti inquietanti,il primo che riguarda la sfacciata dichiarazione dell’attuale Prefetto di Latina,terra di mafia come lei sa, che,in sede di audizione alla Commissione Parlamentare Antimafia ha dichiarato poco più di un anno fa che quella Prefettura NON ha fatto “NESSUNA”  interdittiva antimafia e,il secondo,che riguarda il suo collega di Roma che non é stato in grado di organizzare e guidare una corretta,giusta ed ordinata azione di sgombero di edifici occupati da richiedenti asilo regolarmente ammessi sul territorio nazionale ,scatenando così il pandemonio  del quale si sono occupate tutte le cronache nazionali ed internazionali.Ma quello che inquietano ancora di più sono  l’assoluta inerzia ed il silenzio del Ministro dell’Interno e della Commissione Parlamentare Antimafia che,di fronte a due fatti così inquietanti,avvenuti peraltro a Roma ed alle porte di Roma,nel cuore cioé del Potere centrale del Paese,avrebbero dovuto rimuovere immediatamente i due Prefetti,quelli di Latina e Roma,dimostratisi entrambi incapaci di svolgere il  loro ruolo,e metterli entrambi  a disposizione.Cosa che non é avvenuta determinando,così,nei cittadini la percezione che lo Stato di diritto NON esiste più dopo che esso ha ceduto al disordine ed alla mafia.E,fatta questa premessa,lei pensa che ci sia ancora tempo  perché le coscienze del popolo – e di questo popolo.-si risveglino? Quando si risveglieranno,se si risveglieranno, già staremo sotto il dominio assoluto delle mafie,nazionale ed internazionali.
                                                                                                  Associazione A.Caponnetto