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.Gratteri a Viterbo:” Confondersi con la politica non é salutare”.Mafia e politica spesso si confondono e diventano la stessa cosa.Fare politica ed al contempo antimafia diventa perciò spesso incompatibile e contradditorio.

“La mafia è tra noi, si nutre del consenso popolare”

di Giuseppe Ferlicca
Nicola Gratteri

Nicola Gratteri

Antonio Nicaso

Antonio Nicaso

Caffeina School - L'incontro con Nicola Gratteri

Caffeina School – L’incontro con Nicola Gratteri

Caffeina School - L'incontro con Nicola Gratteri

Caffeina School – L’incontro con Nicola Gratteri

Caffeina School - L'incontro con Nicola Gratteri

Caffeina School – L’incontro con Nicola Gratteri

Caffeina School - L'incontro con Nicola Gratteri

Caffeina School – L’incontro con Nicola Gratteri

Viterbo – “La mafia è tra noi, fra le file di queste sedie, in mezzo. Si nutre del consenso popolare”.

Nicola Gratteri arriva a Caffeina School e l’auditorium Unitus a Santa Maria in Gradi è pieno di studenti delle superiori arrivati ad ascoltare il magistrato in prima linea nella lotta alla ‘Ndrangheta.

Il procuratore aggiunto al tribunale di Reggio Calabria è nelle librerie con “Oro bianco”, viaggio nei traffici di cocaina nel mondo e proprio gli stupefacenti rappresentano l’attività più proficua della ‘Ndrangheta.

“E’ l’associazione con sempre più potere e oggi la più ricca – dice Gratteri – la mafia non è un corpo estraneo, è tra noi, fra queste sedie. Si nutre del consenso popolare”.

Lo dicono gli stessi appartenenti durante lotte fra bande, frasi carpite in intercettazioni. “Fate attenzione, dicono, quando terrorizzate il popolo poi vi abbandona. Quello che avete ottenuto in trent’anni, vi alzerete una mattina e l’avrete perso”.

Un concetto che ha una spiegazione semplice: “Se il popolo è terrorizzato – continua Gratteri – non può avere più benefici e toglie il consenso. Mentre le mafie se ne nutrono.

La ‘Ndrangheta, poi, ha sempre scelto un profilo basso”.

Sul palco anche Antonio Nicaso, scrittore e giornalista, fra i massimi esperti di ‘Ndrangheta. Con Gratteri ha scritto il libro. A intervistarli, il giornalista Giorgio Renzetti. L’iniziativa è stata organizzata dai volontari Caffeina con il patrocinio del Centro Studi Criminologici di Viterbo.

“La ‘Ndrangheta – spiega Nicaso – si è radicata anche lontano rispetto al territorio d’origine. Genera qualcosa come 44 miliardi di euro e ha investito ovunque, tranne che in Calabria.

Nelle regioni del centro nord, nel Lazio, acquistando di tutto in un momento di crisi. Rilevano attività, ristoranti, centri commerciali.

Se ci sono dieci clienti in una pizzeria, a fine giornata battono duecento scontrini.

I soldi che mancano li mettono loro. Sono il provento della vendita di droga”.

Non s’investe solo in attività commerciali.

“Con la camorra – osserva Gratteri – è molto presente nelle grandi opere. Tav, terremoti, la Salerno Reggio Calabria, Expo.

Molte famiglie partecipano nel campo del sub appalto non solo per guadagnare, ma perché è importante partecipare. Dà prestigio”.

In Italia, in Piemonte e Lombardia la ‘Ndrangheta è presente da anni.

“Ma anche in Europa – spiega Gratteri – Germania, Olanda, Belgio, Spagna, Portogallo. Il problema è che siamo un comunità economica e non politica, sociale.

In Europa si discute in modo quasi ossessivo dell’importazione di frutta dal Sud America o sulle quote latte, ma non ci si cura della sicurezza.

In Italia abbiamo la migliore legislazione antimafia, nonostante pensiamo che sia da migliorare. Altrove stanno all’anno zero.

Non percepiscono la presenza delle mafie sul loro territorio. I parlamentari tedeschi ridono sostenendo che non c’è ndrangheta sul loro territorio. Di sicuro, se c’è un paese dove hanno messo radici è proprio quello.

Non lo dicono perché temono di mettere paura agli investitori e non vogliono dire ai cittadini d’averli presi in giro e nascosto la polvere sotto il tappeto”.

In Italia ogni anno si recuperano soldi e beni confiscati.

“Con grande sacrificio anche da parte delle forze dell’ordine – spiega Gratteri – purtroppo l’agenzia dei beni confiscati cosi non funziona, è farraginosa e insufficiente. Ha bisogno di nuova linfa.

Milioni e milioni di euro in beni sequestrati sono fruibili dopo dieci o quindici anni. Nel frattempo il bene si deteriora.

Al vertice dell’agenzia va messo un manager che capisca se l’azienda sequestrata può andare economicamente avanti o meno.

Ci sono palazzi sottratti che non sono conformi alle leggi antisismiche o non sono in sicurezza. Sarebbero da sventrare.

E’ più economico abbatterli e farci un parco”.

Gratteri è stato indicato dal Matteo Renzi per ricoprire il ruolo di ministro alla Giustizia. Aveva chiesto e ottenuto garanzie per la riforma della giustizia e la legislazione antimafia.

“Gratteri ministro tecnico – osserva Nicaso – era evidentemente un’idea troppo rischiosa. Quell’ora di ritardo nell’annunciare la formazione del governo è dovuta a questo.

Si è parlato di lui e quando il nome è saltato si è detto perché è un magistrato in servizio.

Ma è evidente che accettando sarebbe entrato in aspettativa e poi, in passato non è stato fatto lo stesso ragionamento con Nitto Palma o Filippo Mancuso?

Io sono felice che non sia diventato ministro. E’ un grande magistrato. Confondersi con la politica non è salutare”.

Sulla sua candidatura a ministro, Gratteri svela un dettaglio: “Abbiamo prova che quella notte la ‘Ndrangheta era molto preoccupata, ma purtroppo anche addetti ai lavori lo erano.

Perché le cose le avremmo cambiate. Vanno modificate le norme, andava dimagrito anche il ministero, con una rivisitazione geografica delle sedi. Anche a costo d’essere impopolari”.

L’ultimo messaggio è ai ragazzi. Affinché s’impegnino.

“Il mio compito è dire che si può cambiare, il giro di boa è possibile. Non dobbiamo rassegnarci a questa stagnazione. Ognuno deve sporcarsi di più le mani”.