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Grasso faccia i nomi di chi trattò

Il Procuratore antimafia a La Stampa:
un “papellino” per liberare cinque capi Vizzini: “Avrei preferito essere ucciso”
La trattativa tra Stato e mafia «ha salvato la vita a molti ministri». A sottolinearlo è stato il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che in un’intervista a “La Stampa” ha commentato la vicenda del “papello”.

«Per la verità – ha detto – le indagini precedenti avevano in qualche modo accertato l’esistenza di un tentativo di Cosa nostra di entrare in contatto col potere politico. È processuale il contatto degli ufficiali del Ros, Mori e De Donno, con Vito Ciancimino. Ed è processualmente accertato che alla mafia, in cambio della resa dei vertici, fu offerto “un ottimo trattamento per i familiari”, un “ottimo trattamento carcerario” e una sorta di “giusta valutazione delle responsabilita”».

L’intervista di Grasso ha scatenato le reazioni della politica. «Se c’è stata una trattativa tra Stato e mafia si aprano i cassetti e si tirino fuori i nomi. È gravissimo che nel nostro Paese ci sia stata una struttura parallela all’interno delle Istituzioni che abbia gestito gli affari con le cosche mafiose. Le zone d’ombra, le trattative sottobanco non appartengono ad uno Stato di diritto» ha detto Di Pietro. «Lo scenario che si sta aprendo su questa vicenda delle stragi è inquietante, soprattutto adesso che ad ammettere l’esistenza di una trattativa tra mafia e Stato è il procuratore nazionale antimafia».

Alle parole del Procuratore nazionale ha ribattuto anche Carlo Vizzini, presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, citato da Grasso fra i politici minacciati. «Lo Stato deve sempre garantire i suoi cittadini e non i suoi politici. Proverei profondo disprezzo per chiunque avesse trattato con la mafia. Personalmente avrei preferito 100 volte essere ucciso piuttosto che ci fosse stata una trattativa con i mafiosi che come ho sempre sostenuto devono morire poveri ed in galera con il carcere duro. Allora come oggi -ha detto Vizzini- sono oggetto di gravi minacce ma sono sempre andato diritto per la mia strada come dimostrato dalle mie proposte concrete. Oggi, grazie alla mia iniziativa, invece di trattare i mafiosi moriranno in carcere poveri con il nuovo 41 bis da me proposto ed approvato in parlamento. Sono certo che i magistrati coraggiosi impegnati nell’inchiesta della trattativa tra stato e mafia sapranno trovare verità e giustizia per cancellare una vergogna della nostra democrazia».

Sulla stessa linea il presidente dei senatori Udc, Gianpiero D’Alia: «Le dichiarazioni del procuratore antimafia Grasso sulla trattativa e le stragi, sono troppo gravi ed importanti per essere mero oggetto di dichiarazioni stampa domenicali. È ormai indispensabile che la commissione Antimafia acceleri i tempi d’esame della vicenda stragi definendo un calendario di audizioni dei tanti che sanno e che solo oggi cominciano a ricordare».

(Tratto da La Stampa)