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Grasso ad Alfano “Non si discute con chi ti insulta”. Il Procuratore antimafia striglia Alfano: “impossibile dialogare con chi insulta i magistrati”. Condividiamo pienamente ed esprimiamo ancora una volta la nostra più totale solidarietà e vicinanza ai magistrati che rischiano continuamente la propria vita per assicurare a noi tutti, anche ai collusi con le mafie, spazi di vivibilità civile e democratica

Il procuratore Antimafia polemico sulla giustizia Grasso ad Alfano “Non si discute con chi ti insulta” ALESSANDRA ZINITI A PAGINA 11 Piero Crasso cita gli attacchi di Berlusconi: “Ci descrivono come matti, diversi, cancro da estirpare”. E attacca la riforma della giustizia Il procuratore Antimafia striglia Alfano “Impossibile dialogare con chi ci insulta” ALESSANDRA ZIN111 PALERMO — Sono seduti uno accanto all’altro, il ministro della Giustizia e il procuratore nazionale antimafia, sul pretorio dell’aula bunker dell’Ucciardone. Sono a arrivati a Palermo, a 19 anni dalla strage di Capaci, per parlare a migliaia di ragazzi di legalità e antimafia nel nome di Falcone e Borsellino, diventati due “eroi italiani” nel 150esimo dell’Unità d’Italia. Palloncini tricolori e lenzuoli bianchi, commozione e applausi. Ma appena si tocca il tasto dolente della riforma della giustizia, Piero Grasso cambia tono: «E’ difficile cercare di dialogare con chi ti pren de a sch iaffi, ti dà del matto, utopista, antropologicamente diverso, cancro da estirpare. Dobbiamo usare il Vangelo e porgere l’altra guancia. La delegittimazione rende tutto più difficile». Angelino Alfano sembra sorpreso. Poco prima aveva ribadito che «il governo lavorerà sempre per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, presidio di legalità e fondamento di uno stato di diritto. Nessuna riforma metterà in discussione questi principi». Per cercare di bilanciare l’ovazione che accoglie le parole di Grasso, Alfano tira dalla sua Giovanni Falcone, legge stralci di una intervista a Repubblica. «Come chiedeva proprio Falcone stiamo lavorando per conseguire la tanto attesa separazione delle carriere», dice. Grasso non ci sta e ribatte: «Falcone voleva l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, però non si può pensare di dichiarare nella Costituzione il pm autonomo e indipendente, e poi togliergli la direzione delle indagini. Questa non è una riforma della giustizia, non è quella che i cittadini attendono, il processo breve, la possibilità per le vittime di avere giustizia, di essere risarcite. Questa casomai è una riforma del rapporto tra magistratura e politica». Altra ovazione. Il clima si fa teso nell’aula-bunker e il moderatore Giovanni Minoli prova a mettereunapezza chiedendo ai due interlocutoridi indicare ciascuno unaqualitàdell’altro. Grasso se la cava così: «Il ministro Alfa-no sa percepirealvololepriorità come ha fatto quando gli prospettai l’idea di Falcone di aggredire i patrimoni dei mafiosi dandola competenza alle Dda e il coordinamento alla Procura nazionale antimafia». Alfano rende merito al superprocuratore: «Grasso è un uomo delle istituzioni che non fa sconti al governo ma non si pone al servizio di nessuna parte politica». Quella di Grasso non è la sola “contestazione” rivolta al Gu ardasigilli. Dalla platea di studenti, insegnanti, genitori, qualcuno chiede al ministro di cacciare i collusi dal Parlamento. E lui Il ministro: carriere separate come diceva Falcone Il magistrato: ci togliete le indagini dice di sposare in pieno il concetto: «I collusi se ne devono andare dal Parlamento, lo prevede la legge dopo una sentenza definitiva, se poi i partiti hanno la forza di cacciarli prima è molto meglio. Noi abbiamo sempre più depurato le liste, la politica deve mostrare gli attributi». Parole che, rilanciate dalle agenzie, prestano subito il fianco alle polemiche con le opposizioni. Ma a confermare la linea del governo ci aveva pensato poco prima anche il ministro dell’Interno Maroni che, ricordando di aver sciolto ben 35 comuni per infiltrazioni mafiose, aveva proposto: «Ora bisogna tradurre in legge quel codice deontologico preparato dalla commissione antimafia per evitare che nelle grandi città o nei piccoli comuni entri chi fa non l’interesse dei cittadini ma quelli della criminalità». Polemiche che arrivano nel giorno in cui Palermo, dopo tanti annidi tiepidezza, sembra aver risposto con calore alla manifestazione in ricordo di Falcone e Borsellino. Nel pomeriggio al passaggio del grande corteo diretto sotto l’albero Falcone sono tanti i lenzuoli bianchi, simbolo della resistenza della società civile nell’immediato dopostragi, tornati sui balconi dei palazzi. Dice Piero Grasso: «Di quanti cortei come questo abbiamo ancora bisogno prima di scegliere da che parte stare? Ricordiamoci chele mani macchiate di sangue oggi sono quelle di chi muove i soldi e il potere».

Alessandra Ziniti

(Tratto da Repubblica)