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Governo cambia intercettazioni 007, opposizione insorge

19 Dicembre 2022

Di redazione

In attesa della riforma delle intercettazioni annunciata dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il Governo vuole cambiare le regole per quelle disposte dagli 007: saranno a tempo, per 40 giorni prorogabili di 20 in 20; i dati acquisiti verranno distrutti entro sei mesi ed il procuratore generale della Corte d’Appello di Roma potrà autorizzarne la conservazione per 24 mesi al massimo. Le spese, infine, non saranno più coperte dal ministero della Giustizia ma dallo stesso sistema dell’intelligence, anche per evitare la circolazione di informazioni riservate fuori dal comparto. Le novità sono contenute in un emendamento alla manovra contestato dalle opposizioni. Le intercettazioni vengono così poste “sotto il controllo politico con la scusa del finanziamento Mef! Stato di polizia?”, si allarma il dem Andrea Orlando. Ma da Palazzo Chigi spiegano: si tratta di un intervento per “razionalizzare” la materia e non per espandere l’attività di ascolto dell’intelligence: c’è l’obbligo stringente di spiegarne le motivazioni al procuratore generale, nonchè la distruzione del materiale raccolto con l’attività di ascolto, cosa che prima non era prevista. L’emendamento modifica la legge 155 del 2005 – il pacchetto antiterrorismo – stabilendo che il presidente del Consiglio può delegare i direttori di Aisi ed Aise a richiedere al procuratore generale presso la Corte di appello di Roma l’autorizzazione ad intercettare “comunicazioni o conversazioni, anche per via telematica” e “tra presenti, anche se queste avvengono nei luoghi indicati dall’articolo 614 del codice penale”.

L’articolo è quello della violazione di domicilio. Si parla dunque della possibilità di mettere microspie nelle abitazioni. L’ok avviene per la durata massima di 40 giorni, prorogabili di 20 in 20 e l’autorizzazione a proseguire l’attività “è data con decreto motivato nel quale sono indicate le ragioni che rendono necessaria la proroga dell’intercettazione”. Il verbale sintetico delle intercettazioni svolte è depositato presso il procuratore generale entro 30 giorni dal termine delle operazioni. Il magistrato, “verificata la conformità delle attività compiute all’autorizzazione, dispone l’immediata distruzione dei verbali, dei contenuti intercettati, degli eventuali supporti mobili utilizzati e di ogni eventuale copia, anche informatica, totale o parziale, dei contenuti”. Il procuratore, su richiesta motivata dei direttori dei servizi, può autorizzare il differimento del deposito dei verbali per sei mesi al massimo. A conclusione delle operazioni, dopo la comunicazione del premier al Copasir, il procuratore generale “dispone la distruzione della documentazione anche da egli detenuta”.

L’emendamento specifica poi che gli elementi acquisiti attraverso le attività di ascolto “non possono essere utilizzati nel procedimento penale” e, in ogni caso, “le attività di intercettazione e le notizie acquisite a seguito delle attività medesime non possono essere menzionate in atti di indagine né costituire oggetto di deposizione né essere altrimenti divulgate”. Le spese per le intercettazioni disposte dai servizi, infine, vengono attribuite alla presidenza del Consiglio. L’innovazione, spiega la relazione illustrativa, è dovuta al fatto che le intercettazioni per fini di intelligence non sono omologabili a quelle giudiziarie, né a quelle preventive svolte dalle forze di polizia in ambito investigativo, “intende garantire che le spese relative alle intercettazioni, attualmente a carico del ministero della Giustizia, siano più correttamente imputate all’apposito programma di spesa” dei servizi. In questo modo, viene sottolineato, si evita “la circolazione al di fuori del Comparto intelligence di documentazione contabile contenente elementi di natura sensibile, come numeri telefonici e autorità giudiziaria autorizzante, che rende riconducibile la relativa attività ai Servizi di informazione, determinando un evidente vulnus alle esigenze di riservatezza”. La norma, prevede la relazione, potrebbe determinare “minori oneri”, in particolare se si attuerà la possibilità di pagare in modo forfettario, con un canone annuale invece che con il pagamento “a consumo” i costi telefonici.

Ma l’iniziativa del Governo non piace all’opposizione. Oltre ad Orlando, contestano anche i Cinquestelle: “è inaccettabile – osservano – che il governo intervenga su un tema di estrema delicatezza con una modifica proposta nottetempo all’interno della legge di Bilancio”. Per Devis Dori (Alleanza Verdi e Sinistra), “è sospetta la fretta con cui il Governo ha inserito in Manovra un emendamento sulle intercettazioni preventive”. Da Palazzo Chigi ribattono che è il passaggio della copertura delle spese per le intercettazioni dal ministero della Giustizia alla presidenza del Consiglio, cui fa capo l’intelligence, a spiegare l’inserimento della misura in manovra. Mentre il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, è cauto: “stiamo affrontando la questione. Vogliamo vedere effettivamente se ci sono eventualmente dei risparmi per cui si può considerare la norma ammissibile o è solo una questione ordinamentale”.

Fonte:https://www.juorno.it/governo-cambia-intercettazioni-007-opposizione-insorge/