Cerca

Gli “zingari” cosentini, «un solo gruppo criminale che fa capo a Cassano allo Jonio»

Accanto ai racconti dei pentiti, c’è un episodio che certificherebbe la simbiosi tra gruppi criminali. Una partita di eroina «non pagata ai cerignolesi»

Pubblicato il: 03/07/2023 – 19:09

di Fabio Benincasa

COSENZA Da sempre considerati un unico gruppo criminale, la famiglia Abbruzzese operante a Cosenza e quella operante nel territorio della Sibaritide si muovono seguendo modus operandi completamente agli antipodi. Gli “Zingari” di Cosenza e le loro relazioni con quelli di Cassano allo Jonio sono al centro di alcuni capitoli dell’inchiesta denominata “Athena” coordinata dalla Dda guidata da Nicola Gratteri. Storicamente gli zingari, prima di stabilirsi a Cassano allo Jonio, vivevano nel capoluogo di provincia. L’affinità tra zingari cassanesi e cosentine esiste ancora oggi ed è un fattore – per chi indaga – non trascurabile.

I vincoli di sangue

Le famiglie sono legate, innanzitutto, dai vincoli di sangue. Dal 1998 al 2002, alcuni membri della famiglia “Banana”, i fratelli Minuzzo Abruzzese e “Tonino strusciatappine”, insieme a Cosimo Bevilacqua hanno fatto parte a tutti gli effetti della cosca che riconosce il suo capo in Franco Abbruzzese detto “Dentuzzo“. Nel corso degli anni però, gli “Zingari” di Cosenza hanno sempre cercato di distaccarsi dalle logiche familiari preferendo creare un gruppo distinto da quello formato dai parenti cassanesi. Ciascuno dei due gruppi, infatti, cura la propria attività nel suo territorio di competenza. A fotografare la situazione in maniera piuttosto chiara è il collaboratore cosentino Luciano Impieri, ex membro del clan Rango-Zingari nell’interrogatorio del 13 luglio 2018. «Tra gli Abbruzzese di Cosenza e quelli di Cassano vi era sempre stata collaborazione per tutti i tipi di reati e comunque, la cooperazione consisteva in primis in unione nell’eventualità di conflitti con gli “Italiani“, ma riguardava anche omicidi, stupefacenti e armi». Il rapporto simbiotico consente ai “Banana” di guadagnare, nella città dei bruzi, una posizione anche di primo piano.
In un’occasione 
Luigi Abbruzzese di Cassano aveva fornito a Maurizio Rango le armi che avrebbe dovuto utilizzare per l’omicidio di Antonio Abbruzzese alias “Strusciatappine”, poi non commesso. A conferma l’episodio è Impieri. «Il 2013 ed il 2014, Luigi Abbruzzese, figlio di “Dentuzzo”, ha fatto recapitare a Rango, non so per il tramite di chi e con quali modalità, un fucile kalashnikov con silenziatore da utilizzare per l’omicidio già programmato di Tonino “Strusciatappine”». Il racconto prosegue. «Questo
fucile kalashnikov Rango me lo ha consegnato e io l’ho custodito in casa mia per due giorni, dopo l’ho ridato a Rango non so che fine abbia fatto
».

Lo sgarro degli zingari di Cosenza ai cerignolesi

C’è un settore in cui gli “Zingari” hanno sempre avuto un ruolo da protagonisti: lo spaccio di stupefacenti. Il pentito Adolfo Foggetti li ha definiti «i numeri uno dello spaccio di eroina». Ma sono diversi i collaboratori di giustizia cosentini, concordi nel dichiarare che gli “Zingari” cosentini acquistano eroina (e non solo) dagli “Zingari” di Cassano. Secondo Celestino Abbruzzese alias “micetto” e la moglie Anna Palmieri, non vi era possibilità di acquistare la droga da altri canali (ne abbiamo parlato qui). Nella recente inchiesta “Athena”, chi indaga tenta di ricostruire i legami tra le due famiglie grazie alle preziose chiavi di lettura offerte dai pentiti Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri. I coniugi vengono sollecitati a fornire dettagli circa i rapporti tra gli “Zingari”. Ed emerge un dato particolarmente rilevante. Nonostante le ipotesi sulla netta distinzione e la presunta autonomia degli uni dagli altri, persistono dei «vincoli che potremmo definire quasi di tipo “gerarchico” e che, in ambito ‘ndranghetistico nel senso più “formale” del termine, vedrebbero gli “Zingari” di Lauropoli in posizione superiore rispetto ai cugini della città». La questione riguarda il mancato pagamento, da parte di alcuni “Zingari” cosentini, di un notevole quantitativo di stupefacenti acquistato tramite alcuni trafficanti pugliesi. «Marco Abbruzzese, insieme ai germani Luigi Bevilacqua detto Gino e Cosimo Bevilacqua, aveva comprato una partita di eroina da gente di Cerignola, ai quali avrebbero dovuto versare 130.000 euro ma non avevano dato alcunché». A parlare è “micetto”. «Marco mi ha raccontato che aveva acquistato eroina, senza corrispondere quanto dovuto». I cerignolesi si recano a Cosenza in cerca dei loro debitori. «Quelli di Cerignola si erano portati a Cosenza ed erano andati a casa di Gino Bevilacqua, che non si era fatto trovare (…) I cerignolesi comunque, per quanto riferitomi da mio fratello Marco, si erano rivolti ai cirotani, i quali, a loro volta, avevano interessato “Semiasse”». Quest’ultimo provvede a convocare – separatamente – da una parte Luigi Abbruzzese, Marco Abbruzzese ed Antonio Abbruzzese della famiglia “banana” e dall’altra Cosimo Bevilacqua e Luigi Bevalacqua, affinché pagassero la fornitura di eroina. Secondo quanto riferito da “micetto”, Marco Abbruzzese ha versato, per la sua parte, «una Mini Cooper ed una cifra tra 15.000 e 18.000 euro». La circostanza viene confermata anche da Anna Palmieri: «Nicola Abbruzzese impose dunque a Marco, Gino e Cosimo non solo di pagare il corrispettivo della cocaina che non avevano versato, pari a circa 50/60.000 euro, ma di fare un ulteriore esborso per il “disturbo”, consistente in parte in una somma di denaro ed in parte in un’autovettura Mini Cooper nuova, di colore nero».

I nuovi elementi investigativi nell’operazione “Athena”

Chi indaga nell’ambito dell’operazione “Athena“, ritiene l’episodio utile e identificare «come un solo gruppo criminale, che fa capo a Cassano all’Ionio». Quest’ultimo viene riconosciuto come il referente principale quando si parla di zingari. Inoltre, il racconto dei collaboratori è importante in relazione alla conferma della tradizione ‘ndranghetista, che vede «la fascia jonica settentrionale della Calabria avere quale epicentro Cirò Marina», titolata ad intervenire e dare disposizioni alle cosche rientranti nella propria area d’influenza. Per quanto riguarda i rapporti tra “zingari” cassanesi e cosentini, Nicola Abbruzzese detto “semiasse” tutela gli interessi dei fornitori di droga pugliesi, per diverse ragioni. «Innanzitutto per l’intervento dei cirotani, diretti “superiori” degli Abbruzzese, ma anche perché, qualora si fosse trattato di eroina, è probabile che i cugini di “semiasse” non fossero stati preventivamente autorizzati a rifornirsi da un canale alternativo rispetto a quello cassanese, violando in tal modo quanto stabilito».

Fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/2023/07/03/gli-zingari-cosentini-un-solo-gruppo-criminale-che-fa-capo-a-cassano-allo-jonio/