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Gli uomini d’oro di Nicola Schiavone o monaciello: Carlo Romano, dice lui, laureato alla Columbia University, poi baby pensionato delle Ferrovie e faccendiere, fa i nomi di POLITICI CASERTANI che avrebbero raccomandato il socio di Sandokan 30 Giugno 2022 – 13:40 Un racconto singolare e comunque molto interessante, quello che Romano fa ai carabinieri che lo ascoltano come testimone in quel fatidico aprile 2019, dopo le perquisizioni fatte a Schiavone e ai manager di RFI. Quel mese che rappresenta un’occasione persa per scoprire realmente il calderone delle connivenze politico-imprenditorialie probabilmente massoniche, connesse alla figure di monaciello e di suo fratello Vincenzo o trick CASAL DI PRINCIPE – Tipetto interessante questo Carlo Romano da Sant’Anastasia. Non è indagato, ma è stato ascoltato come persona informata dei fatti il 27 aprile del 2019, cioè a meno di tre settimane di distanza dalla perquisizioni, realizzate dai carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Caserta su ordine della Dda di Napoli, in case ed uffici di Nicola Schiavone detto monaciello, 68 anni, che ormai non dobbiamo neppure presentare più e del fratello Vincenzo detto o trick che di anni ne ha 59. 27 aprile, dunque, a dimostrazione che nelle intenzioni degli inquirenti almeno quelle iniziali, questa indagine avrebbe dovuto segnare la sua svolta fra la primavera e l’inizio autunno 2019, perchè tutti gli atti più importanti, quelli che avrebbero messo da allora in poi sull’avviso i fratelli Schiavone e tanti altri, si svilupparono proprio nell’aprile 2019. Poi le cose un pò misteriosamente, secondo noi, sono andate diversamente e l’emissione dell’ordinanza con gli arresti, avvenuta a più di 3 anni di distanza da quelle perquisizioni, ha finito per configurarsi come un atto non efficacissimo, visto che le potenzialità di questa indagine si sono largamente rarefatte proprio a causa del troppo tempo intercorso tra quell’aprile e questo maggio (CLIKKA E LEGGI). Tipetto interessante, dicevamo perchè a verbale aperto e declinando le sue generalità e la sua breve biografia, Carlo Romano tira fuori una sorta di coniglio dal cilindro, affermando che lui si è laureato in scienze politiche alla Columbia University. Il che ci fa capire quanto possano essere impermeabili certe pelli rispetto al soffio della modernità, dell’innovazione, di una formazione veramente aperta verso il mondo. Questo qui da Sant’Anastasia si va a laureare in scienze politiche in America in una delle università più prestigiose del mondo, almeno così dice, per poi tornare in Italia e magari approfittando del fatto che suo padre è un dipendente delle ferrovie dello stato, viene assunto a sua volta come dirigente del’ufficio legale del compartimento di Napoli, salvo mettersi in pensione nel 1992, cioè esattamente 30 anni fa. Ora, noi non sappiamo quale sia l’età di Carlo romano, ma riteniamo che lui in pensione ci sia andato quando aveva circa 40 anni, cioè quando si poteva farlo in un paese ridicolo come l’Italia, in cui, quale fardello di una spesa pubblica tracimante, c’erano anche le cosiddette baby pensioni, di cui l’ottimo Checco Zalone tratta nella canzone che fa da colonna sonora al suo “Quo vado“. In questi 30 anni, Carlo Romano si è occupato d’altro? Non sempre di ferrovie, Probabilmente con il ruolo di faccendiere, che gli ha permesso sicuramente di arrotondare e anche di più. Se alla Columbia University avesse mandato a dire che lui, tornato a casa, era andato in pensione, con il sistema retributivo che allora ti permetteva di avere un assegno ogni mese, non commisurato ai contributi versati, ma all’ultimo stipendio ricevuto che per un dirigente delle ferrovie non era certo basso, la laurea glielo avrebbero tolta ipso facto. Meno sorprendente invece, è la dichiarazione di Carlo Romano sul fatto che lui, prima di entrare nelle ferrovie, faceva il giornalista. E questo, per come sta combinata la nostra categoria, ci sta alla grande. Fu negli uffici del compartimento di Napoli, in pratica, arrivando da Corso Novara, quel palazzo alto che incombe ed è un tutt’uno con la stazione di Piazza Garibaldi, che conosce Nicola Schiavone, questo imprenditore di Casal di Principe che gli sembra immediatamente molto ammanigliato, visto e considerato che i dirigenti compartimentali che si succedono in quel periodo, gli dicono che è stato presentato, raccomandato da un noto politico. Quello che dichiara al riguardo Carlo Romano va preso con il beneficio dell’inventario anche perchè dice di non ricordare benissimo: i nomi che fa sono quelli del casertano Santonastaso, che effettivamente aveva avuto un’esperienza da sottosegretario ai trasporti con delega anche alle ferrovie (i sottopassi nella città capoluogo sono un suo merito), e quello di Ventre che poi potrebbe essere probabilmente Antonio detto Tamì che Riccardo, visto il tempo di riferimento. In verità, Carlo Romano fa anche il nome di De Mita. Ma non è questo l’elemento importante della storia, anche se sicuramente l’entratura che la politica, tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 cioè prima dell’esplosione di tangentopoli, poteva garantire all’ambizione di conquistar appalti in aziende di stato rappresentavano un viatico importante, se non addirittura obbligato ed obbligatorio. Carlo Romano e Nicola Schiavone familiarizzano al punto che quest’ultimo prende a lavorare con sè Vincenzo Bove che mano mano acquista la fiducia di Nicola Schiavone al punto da diventare una sorta di uomo ovunque, di uomo di fiducia, al di là della sua mansione principale di autista. Vincenzo Bove è il cugino diretto della moglie di Carlo Romano: per cui questi gli parla da congiunto quando gli raccomanda di stare molto attento a non portare soldi di Nicola Schiavone in giro, magari per pagare tangenti e di non prestarsi a fare la testa di legno. Ciò a dimostrazione che Carlo Romano aveva capito bene quali fossero le attitudini di o monaciello, il quale, però avendo acquisito modi eleganti, una cortesia curata regalata da ogni suo interlocutore, vestendo abiti di alta sartoria, cominciò a un certo punto a fare discorsi un pò strani rinnegando in pratica le sue origini di Casal di Principe e quasi maledicendo il cognome che portava, rappresentando esso un elemento che lo limitava al punto che amava farsi chiamare semplicemente signor Nicola. Sottolineava anche che quel cognome lo ricollegava a Francesco Schiavone, come se, aggiungiamo noi, lui non conoscesse neanche il Sandokan, come se lui, al contrario, non avesse costituito insieme, da soci, negli anni 80, l’impresa S.C.E.N.; come se Nicola Schiavone monaciello non avesse mosso i primi passi, quello che gli consentirono di guadagnare soldi che poi, con indubbia abilità, cominciò ad investire proprio nel settore dei grandi appalti, grazie ai buoni uffici, chiamiamoli così, di Francesco Schiavone, insieme al quale aveva conquistato i primi appalti per la posa di cavi elettrici sotterranei, attività che continuò in pieno accordo con Sandokan, quando questi decise di avere molta più attitudine per fare il camorrista in prima linea e non l’imprenditore. fonte:https://casertace.net/gli-uomini-doro-di-nicola-schiavone-o-monaciello-carlo-romano-dice-lui-laureato-alla-columbia-university-poi-baby-pensionato-delle-ferrovie-e-faccendiere-fa-i-nomi-di-politici-casertani-che-avr/

Gli uomini d’oro di Nicola Schiavone o monaciello: Carlo Romano, dice lui, laureato alla Columbia University, poi baby pensionato delle Ferrovie e faccendiere, fa i nomi di POLITICI CASERTANI che avrebbero raccomandato il socio di Sandokan

30 Giugno 2022 – 13:40

Un racconto singolare e comunque molto interessante, quello che Romano fa ai carabinieri che lo ascoltano come testimone in quel fatidico aprile 2019, dopo le perquisizioni fatte a Schiavone e ai manager di RFI. Quel mese che rappresenta un’occasione persa per scoprire realmente il calderone delle connivenze politico-imprenditorialie probabilmente massoniche, connesse alla figure di monaciello e di suo fratello Vincenzo o trick

CASAL DI PRINCIPE – Tipetto interessante questo Carlo Romano da Sant’Anastasia. Non è indagato, ma è stato ascoltato come persona informata dei fatti il 27 aprile del 2019, cioè a meno di tre settimane di distanza dalla perquisizioni, realizzate dai carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Caserta su ordine della Dda di Napoli, in case ed uffici di Nicola Schiavone detto monaciello, 68 anni, che ormai non dobbiamo neppure presentare più e del fratello Vincenzo detto o trick che di anni ne ha 59.

27 aprile, dunque, a dimostrazione che nelle intenzioni degli inquirenti almeno quelle iniziali, questa indagine avrebbe dovuto segnare la sua svolta fra la primavera e l’inizio autunno 2019, perchè tutti gli atti più importanti, quelli che avrebbero messo da allora in poi sull’avviso i fratelli Schiavone e tanti altri, si svilupparono proprio nell’aprile 2019.

Poi le cose un pò misteriosamente, secondo noi, sono andate diversamente e l’emissione dell’ordinanza con gli arresti, avvenuta a più di 3 anni di distanza da quelle perquisizioni, ha finito per configurarsi come un atto non efficacissimo, visto che le potenzialità di questa indagine si sono largamente rarefatte proprio a causa del troppo tempo intercorso tra quell’aprile e questo maggio (CLIKKA E LEGGI).

Tipetto interessante, dicevamo perchè a verbale aperto e declinando le sue generalità e la sua breve biografia, Carlo Romano tira fuori una sorta di coniglio dal cilindro, affermando che lui si è laureato in scienze politiche alla Columbia University. Il che ci fa capire quanto possano essere impermeabili certe pelli rispetto al soffio della modernità, dell’innovazione, di una formazione veramente aperta verso il mondo.

Questo qui da Sant’Anastasia si va a laureare in scienze politiche in America in una delle università più prestigiose del mondo, almeno così dice, per poi tornare in Italia e magari approfittando del fatto che suo padre è un dipendente delle ferrovie dello stato, viene assunto a sua volta come dirigente del’ufficio legale del compartimento di Napoli, salvo mettersi in pensione nel 1992, cioè esattamente 30 anni fa.

Ora, noi non sappiamo quale sia l’età di Carlo romano, ma riteniamo che lui in pensione ci sia andato quando aveva circa 40 anni, cioè quando si poteva farlo in un paese ridicolo come l’Italia, in cui, quale fardello di una spesa pubblica tracimante, c’erano anche le cosiddette baby pensioni, di cui l’ottimo Checco Zalone tratta nella canzone che fa da colonna sonora al suo “Quo vado“. In questi 30 anni, Carlo Romano si è occupato d’altro? Non sempre di ferrovie, Probabilmente con il ruolo di faccendiere, che gli ha permesso sicuramente di arrotondare e anche di più.

Se alla Columbia University avesse mandato a dire che lui, tornato a casa, era andato in pensione, con il sistema retributivo che allora ti permetteva di avere un assegno ogni mese, non commisurato ai contributi versati, ma all’ultimo stipendio ricevuto che per un dirigente delle ferrovie non era certo basso, la laurea glielo avrebbero tolta ipso facto.

Meno sorprendente invece, è la dichiarazione di Carlo Romano sul fatto che lui, prima di entrare nelle ferrovie, faceva il giornalista. E questo, per come sta combinata la nostra categoria, ci sta alla grande. Fu negli uffici del compartimento di Napoli, in pratica, arrivando da Corso Novara, quel palazzo alto che incombe ed è un tutt’uno con la stazione di Piazza Garibaldi, che conosce Nicola Schiavone, questo imprenditore di Casal di Principe che gli sembra immediatamente molto ammanigliato, visto e considerato che i dirigenti compartimentali che si succedono in quel periodo, gli dicono che è stato presentato, raccomandato da un noto politico.

Quello che dichiara al riguardo Carlo Romano va preso con il beneficio dell’inventario anche perchè dice di non ricordare benissimo: i nomi che fa sono quelli del casertano Santonastaso, che effettivamente aveva avuto un’esperienza da sottosegretario ai trasporti con delega anche alle ferrovie (i sottopassi nella città capoluogo sono un suo merito), e quello di Ventre che poi potrebbe essere probabilmente Antonio detto Tamì che Riccardo, visto il tempo di riferimento.

In verità, Carlo Romano fa anche il nome di De Mita. Ma non è questo l’elemento importante della storia, anche se sicuramente l’entratura che la politica, tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 cioè prima dell’esplosione di tangentopoli, poteva garantire all’ambizione  di conquistar appalti in aziende di stato rappresentavano un viatico importante, se non addirittura obbligato ed obbligatorio.

Carlo Romano e Nicola Schiavone familiarizzano al punto che quest’ultimo prende a lavorare con sè Vincenzo Bove che mano mano acquista la fiducia di Nicola Schiavone al punto da diventare una sorta di uomo ovunque, di uomo di fiducia, al di là della sua mansione principale di autista.

Vincenzo Bove è il cugino diretto della moglie di Carlo Romano: per cui questi gli parla da congiunto quando gli raccomanda di stare molto attento a non portare soldi di Nicola Schiavone in giro, magari per pagare tangenti e di non prestarsi a fare la testa di legno. Ciò a dimostrazione che Carlo Romano aveva capito bene quali fossero le attitudini di  o monaciello, il quale, però avendo acquisito modi eleganti, una cortesia curata regalata da ogni suo interlocutore, vestendo abiti di alta sartoria, cominciò a un certo punto a fare discorsi un pò strani rinnegando in pratica le sue origini di Casal di Principe e quasi maledicendo il cognome che portava, rappresentando esso un elemento che lo limitava al punto che amava farsi chiamare semplicemente signor Nicola.

Sottolineava anche che quel cognome lo ricollegava a Francesco Schiavone, come se, aggiungiamo noi, lui non conoscesse neanche il Sandokan, come se lui, al contrario, non avesse costituito insieme, da soci, negli anni 80, l’impresa S.C.E.N.; come se Nicola Schiavone monaciello non avesse mosso i primi passi, quello che gli consentirono di guadagnare soldi che poi, con indubbia abilità, cominciò ad investire proprio nel settore dei grandi appalti, grazie ai buoni uffici, chiamiamoli così, di Francesco Schiavone, insieme al quale aveva conquistato i primi appalti per la posa di cavi elettrici sotterranei, attività che continuò in pieno accordo con Sandokan, quando questi decise di avere molta più attitudine per fare il camorrista in prima linea e non l’imprenditore.

fonte:https://casertace.net/gli-uomini-doro-di-nicola-schiavone-o-monaciello-carlo-romano-dice-lui-laureato-alla-columbia-university-poi-baby-pensionato-delle-ferrovie-e-faccendiere-fa-i-nomi-di-politici-casertani-che-avr/