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Gli spioni a servizio permanente

Gli spioni a servizio permanente

7 NOVEMBRE 2019

Una delle dimostrazioni più eclatanti della serietà dei propositi di vendetta di MONTANTE, aduso alla repressione del dissenso come nei più chiusi regimi dittatoriali, la si rinviene nell’attività, dallo stesso ordinata ed esercitata, di illecita acquisizione e conservazione di dati sensibili relativi ai suoi avversari, attuali o potenziali, dati che, come si vedrà infra, diventavano sovente il mezzo per ricattare gli oppositori e piegarne la volontà.

Tali dati, unitamente a tanta altra documentazione rinvenuta nella villa di MONTANTE, nella “stanza diciamo della legalità” (per fare esercizio di mimesi linguistica rispetto all’odierno imputato, che così si esprimeva nella conversazione telefonica di cui al progr. n. 87 del 23 gennaio 2016; vd. C.N.R. n. 1Q92/2017 cit., da p. 113), ossia email, articoli di giornali, trascrizioni di sms, et cetera, costituivano un imponente archivio funzionale a tale obiettivo: non già l’accumulo fine a se stesso, nell’ambito di una triste e caotica sillogomania, ma un autentico armamentario di informazioni da

utilizzare all’occorrenza animo nocendi.

Molti di tali dati, peraltro, estrapolati dalle banche in uso alle forze dell’ordine, pervenivano a MONTANTE, come anticipato, attraverso una collaudata filiera operativa: egli li richiedeva a Diego DI SIMONE PERRICONE, il quale si rivolgeva all’amico ed ex collega DE ANGELIS, il quale, a sua volta, si appoggiava generalmente all’amico e collega GRACEFFA, in servizio alla squadra mobile di Palermo.

L’ordinanza cautelare ricostruisce puntualmente tale attività illecita di raccolta dei dati

sensibili.

Essa, in particolare, come vedremo dettagliatamente infra, consente di affermare senza ombra di dubbio che:

nell’abitazione di MONTANTE sono stati rinvenuti estratti delle banche dati della Polizia di Stato o, comunque, delle annotazioni manuali di dati certamente provenienti da quelle fonti;

il terminale esecutivo della filiera, di norma, era GRACEFFA, evincendosi ciò dal meccanismo di funzionamento delle banche dati, che consente di tracciare esattamente i passaggi della consultazione e di risalire alle credenziali, esclusive, dell’autore dell’accesso;

GRACEFFA agiva su richiesta di DE ANGELIS, che a sua volta agiva su l’input di DI SIMONE;

DI SIMONE operava eseguendo le direttive di MONTANTE, verso il quale nutriva un forte senso di gratitudine, per il salto di qualità economica che lo stesso gli aveva assicurato mediante il suo reclutamento presso la società AEDIFICATIO s.p.a.

 

§ 2. Gli imputati Dì Simone, De Angelis e Graceffa

Al fine di spiegare e dimostrare l’esattezza di tale conclusione, è opportuno muovere dalla descrizione della fisionomia professionale degli imputati, coinvolti nella vicenda dello “spionaggio” (espressione che reca i limiti della sintesi nominale, ma che appare tutto sommato efficace per una indicazione brachilogica dei fatti), e dalla disamina dei loro rapporti con MONTANTE.

Come correttamente sintetizzato nell’ordinanza cautelare (p. 525), i cui dati sono pedissequamente attinti dalla nota della squadra mobile di Caltanissetta n. 3227 del 21 novembre 2016 (cfr., in particolare, in allegato, le schede professionali di GRACEFFA e DI SIMONE e, relativamente a DE ANGELIS, la nota della squadra mobile di Milano n. 54354 del 12 ottobre 2016), Diego DI SIMONE PERRICONE, definito dal Magg. Ettore ORFANELLO (imputato di reato connesso per cui si procede separatamente), nel corso di una conversazione (n. 2161 del 22 gennaio 2016, su cui

vd., amplius, infra) con Nazario SACCIA, quale “vassallo” di MONTANTE, è un ex appartenente alla Polizia di Stato, in servizio presso il reparto mobile di Palermo dal 24 novembre 1990 al 29 novembre 1994, e dal 30 novembre 1994 al 18 luglio 2009, fino all’ultimo incarico ricoperto prima delle sue dimissioni, in servizio presso la squadra mobile di Palermo con il grado di ispettore superiore- sostituto commissario.

Dall’8 luglio 2009 alla data di celebrazione del giudizio DI SIMONE risultava dipendente della AEDIFICATIO s.p.a., società unipersonale soggetta ad attività di direzione e coordinamento da parte di Confindustria ex art. 2497 c.c., con le mansioni di “Responsabile dell’organizzazione, della pianificazione e del coordinamento delle attività di sicurezza, vigilanza e accoglienza”. Inoltre DI SIMONE PERRICONE è procuratore speciale del presidente pro-tempore di Confindustria, affinché in suo nome e vece provveda a:

intrattenere corrispondenza con le forze di Polizia;

recapitare all’autorità di pubblica sicurezza, carabinieri, guardia di finanza, vigili urbani, vigili del fuoco, protezione civile, autorità doganali ecc., istanze, denunce, querele e richiedere e ritirare copie, certificati, attestazioni;

richiedere e ritirare dalla pubblica amministrazione i nulla osta di segretezza.

Ciò posto, deve rilevarsi come gli inquirenti abbia raccolto elementi sufficienti per potere affermare che la migrazione di DI SIMONE in AEDIFICATIO s.p.a. Fosse imputabile all’impegno personalmente speso da MONTANTE, al quale era giunta la segnalazione da parte del Prefetto Giuseppe (detto Peppino) CARUSO, già questore di Palermo e direttore dell’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità.

Infatti, a seguito della perquisizione eseguita il 22 gennaio 2016 nella villa di MONTANTE, sita, come già detto, in contrada Altarello di Serradifalco, veniva rinvenuto (vd. verbale di perquisizione e di sequestro in atti) anche il “curriculum vitae et studiorum” di DI SIMONE, datato 23 giugno 2009 (la data, come si vedrà, assume uno specifico significato) e composto di sei pagine, la prima delle quali viene di seguito riportata: […]

E’ agevole rilevare come, sul margine sinistro di tale foglio, risulti vergata a mano (con ragionevole certezza proprio da MONTANTE) la seguente frase “segnalato da Questore Peppino Caruso”.

[…] Dunque, appare incontrovertibile, come riportato nell’ordinanza cautelare (da p. 527) che:

il DI SIMONE era stato “segnalato” per la “security in via Veneto” proprio dal Questore CARUSO e che lo stesso DI SIMONE aveva redatto il suo curriculum vitae (il 23 giugno 2009) in previsione de1l°appuntamento che avrebbe avuto il giorno seguente col MONTANTE per discutere de visu della questione;

il MONTANTE era poi stato l’artefice dell°assunzione del DI SIMONE alle dipendenze della “AEDIFICATIO” (avvenuta pochi giorni dopo e cioè l°8.7.2009) affinché andasse a svolgere il compito per il quale era stato segnalato dal Questore CARUSO, in quel momento Questore della Provincia di Roma e, precedentemente, Questore di Palermo.

A tale ultimo proposito, non è un caso che nel menzionato file excel, alla data dell’8.7.2009, il MONTANTE abbia annotato la firma del contatto del DI SIMONE in Confindustria, nonché il giorno in cui questi ha poi effettivamente iniziato a lavorare.

[…] Cosi come, ad ulteriore dimostrazione del fattivo interessamento del MONTANTE nella vicenda, si rileva che in allegato al predetto curriculum vitae del DI SIMONE vi è la minuta di due note, non firmate, indirizzate dall’allora Presidente di CONFINDUSTRIA Emma Marcegaglia alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per richiedere il rilascio del nulla osta di sicurezza in favore del DI SIMONE.

Analoga documentazione veniva rinvenuta, sempre all’interno dell’abitazione del MONTANTE, all’interno di un “carpettone” di colore azzurro con scritta “delega legalità”.

Si tratta, a ben vedere, di documentazione che il MONTANTE non avrebbe avuto alcun titolo per detenere o, se vogliamo, alcun interesse in astratto, trattandosi di richieste avanzate dall’allora Presidente Nazionale dell’associazione degli industriali e la cui conservazione si giustifica solo come “promemoria” cartaceo degli step che avevano condotto all’assunzione da parte del DI SIMONE delle mansioni tuttora rivestite in seno a CONFINDUSTRIA.

Si tratta di un aspetto – quello relativo alle modalità che avevano condotto DI SIMONE a cambiare vita professionale – che è bene sottolineare, sia per la refluenza che esso ha sulla intensità del legame stretto dallo stesso con MONTANTE sia perché la difesa di quest’ultimo ha ritenuto di potere contestare l’esattezza della ricostruzione effettuata sul punto dagli investigatori.

In verità, deve osservarsi come il rinvenimento di quei documenti (curriculum di DI SIMONE, con la glossa in epigrafe “segnalato da Questore Peppino Caruso”) nella disponibilità di MONTANTE e l’esame di quelle annotazioni sul suo file excel hanno una forza probatoria altissima nella validazione dell’assunto degli inquirenti circa il ruolo-chiave assolto dallo stesso MONTANTE nella

migrazione di DI SIMONE dalla Polizia di Stato verso l’AEDIFICATIO s.p.a.

Tra l’altro, l’ordinanza cautelare, che a tal proposito ripercorre la relativa richiesta, mette in luce ulteriori elementi che impinguano un quadro probatorio già di per sé autosufficiente, elementi che afferiscono alla spiegazione della genesi motiva per la quale MONTANTE avrebbe accolto la richiesta di CARUSO di concedere una più “degna” sistemazione lavorativa a DI SIMONE dal punto di vista strettamente economico (sull’aspetto dei vantaggi economici legati alla nuova professione, cfr. ordinanza cautelare, p. 531: “Appare, altresì, utile rappresentare come /’assunzione del DI SIMONE alle dipendenze della AEDIFICATIO abbia comportato per lo stesso un notevole beneficio economico, andando quasi a triplicare i redditi in precedenza percepiti come funzionario

della Polizia di Stato. Ed invero i compensi lordi percepiti dal DI SIMONE sono passati da una media di 45.000 euro circa [cfr. annualità 2005-2007] – quando era in servizio, appunto, alla Polizia di Stato – ad un importo compreso tra i 90.000 ed l 110.000 euro nel momento in cui è transitato alle dipendenze della AEDIFICATIO s.r.l. [cfr. annualità 2010-2015]”.)

Infatti, come affermato da CICERO nelle dichiarazioni rese l’8 ottobre 2016, per averlo appreso da Linda VANCHERI nel periodo in cui questa era impiegata al gabinetto dell’assessorato regionale, al tempo retto da Marco VENTURI, il Prefetto Peppino CARUSO si sarebbe rivelato determinante per l’ascesa di MONTANTE:

 

A D R In relazione al Questore Peppino CARUSO di cui mi chiede la S. V. premetto di aver rappresentato ciò che conosco sul conto dello stesso nel documento che ho oggi consegnato alla S. V.

In ogni caso, posso dire che alla fine del 2014-inizi del 2015 il MONTANTE mi chiese di trovare una collocazione a Giosuè MARINO in qualche struttura facente capo all ‘IRS/IP; il MONTANTE mi disse che si trattava però di nomina da fare urgentemente, che il MARINO era da poco andato in pensione e che si trattava di un suo amico.

Dovendo procedere alla nomina di un componente del CDA dell’Autoporto SR. s.p.a., proposi al

MONTANTE di designarlo in quella società e questi si trovò d ‘accordo ribadendomi, però, di fare in fretta e dandomi il suo recapito telefonico.

Contattai, quindi, il MARINO con il quale ebbi un prima incontro al Bar Magnolie di Palermo, ove gli spiegai di cosa si trattasse e gli inviai anche la documentazione che gli potesse meglio consentire di valutare la fattibilità di quell’incarico rispetto al fatto che egli fosse in pensione e se dunque quella nomina potesse essere legittima.

Ebbi qualche altro incontro col MARINO, ma poi la sua nomina non andò in porto per quei motivi ostativi di cui ho detto.

Tale vicenda che mi è nel frattempo tornata alla mente mi ha fatto anche ricordare che nel periodo in cui la VANCHERI era al Gabinetto dell ‘Assessorato diretto da VENTURI, la stessa VANCHERI mi ebbe a dire che Giosuè MARINO e Peppino CARUSO si era rivelati due elementi “preziosissimi” per l ‘ascesa del MONTANTE.

 

Premesso che non sono note le modalità con cui CARUSO avrebbe agevolato l’ascesa di MONTANTE (né l’apporto in sé può essere in alcun modo criminalizzato), deve osservarsi come le più svariate argomentazioni difensive volte ad incrinare la credibilità di CICERO, indicato (ingiustificatamente) come una sorta di “pentito” del “sistema MONTANTE”, non colgano nel segno.

Infatti, non ci si può esimere dal rilevare come le dichiarazioni di CICERO testé esaminate siano perfettamente coerenti con i dati offerti dalla lettura del file excel, nella parte relativa ai contatti intercorsi tra MONTANTE e CARUSO, da cui si ricava, oltre alla intensità della loro frequentazione, l’interessamento del primo nella sistemazione lavorativa della figlia del secondo.

Giova richiamare ancora una volta l’ordinanza cautelare sul punto (da p. 529):

 

Le dichiarazioni del CICERO vengono logicamente confrontate dalle annotazioni contenute nel file excel redatto dal MONTANTE riguardanti proprio il Questore CARUSO – che di seguito si riportano integralmente – la cui analisi oggettivamente rivela Pintensificarsi, a partire dal 2009, dei rapporti tra i due: […].

Si consideri inoltre che, con ragionevole certezza, il prodigarsi del CARUSO – come descritto dal CICERO – in favore del MONTANTE non era rimasto privo di vantaggi per l’ex Direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità.

Sempre nel file excel in questione, infatti, e più specificamente all’interno della cartella denominata “CURRIC. PER SEN”, viene riportato il seguente appunto: CARUSO PEPPINO PER FIGUA GIULIA.

L’annotazione in questione va coniugata con quella, sopra riportata, contenuta nella cartella “TUTTI”, ove, come si sarà senz’altro potuto notare, alla data del 17.11.2009 il MONTANTE ha registrato un appuntamento avuto, alle ore 20, con “Caruso e figlia”. […] I successivi accertamenti eseguiti dalla polizia giudiziaria hanno altresì permesso di rilevare che Giulia CARUSO (figlia, appunto, di Giuseppe CARUSO) ha svolto, nel corso del tempo, attività lavorativa secondo quanto di seguito evidenziato (cfr annotazione nr. 994 bis/201 7 cat. II Mob. SCO- 3° Gruppo del 18. 04.201 7):

I da luglio 2006 a giugno 2008 per Carraro spa;

da luglio 2008 a febbraio 2010 per Carraro Drive Tech Spa, con periodi di cassa integrazione nel 2009 e nei primi due mesi del 2010.

da marzo 2010 a luglio 2016 per FAAC spa..

Se ne ricava, da un punto di vista oggettivo, che, qualche mese dopo l’appuntamento del 17.11.2009 annotato dal MONTANTE, CARUSO Giulia, che era già stata posta in cassa integrazione dalla società presso cui prestava la propria opera, cambiava attività lavorativa e la retribuzione percepita presso la nuova società (la FAAC spa) era nettamente superiore a quella percepita presso la Carraro Drive Tech Spa.

Infatti, presso quest’ultima azienda – per 46 settimane di lavoro nell’anno 2009 – la sua retribuzione era stata pari a euro 23.636,00, mentre presso alla FAAC spa – per 52 settimane di lavoro – aveva percepito, nell’anno 2011, la somma di euro 46.558,00, nel 2012 di euro 49.885,00, fino a giungere nel 2015 ad un importo di euro 68.872,00.

Ora, indipendentemente dalla effettiva esistenza di una reciprocità di favori tra CARUSO e MONTANTE, è incontestabile che l’inserimento di DI SIMONE nella società che cura la sicurezza di Confindustria nazionale sia riconducibile all’interessamento dell’imprenditore di Serradifalco, su segnalazione del prefetto.

Tanto spiegato sulla biografia professionale di DI SIMONE, è utile precisare che, se lo stesso proveniva dalla Polizia di Stato, alla medesima istituzione appartenevano (e appartengono) Marco DE ANGELIS e GRACEFFA, ai cui profili professionali è opportuno fare riferimento, al fine di evidenziare la pertinenza tra la specifica attività lavorativa da loro svolta e il ruolo che è loro

rispettivamente attribuito nella vicenda che ci occupa.

GRACEFFA, infatti, grazie alle funzioni esercitate presso la squadra mobile di Palermo, aveva la possibilità di un’autonoma e spedita consultazione delle banche dati del ministero dell’Interno e, pertanto, di assecondare le richieste rivoltegli da DE ANGELIS, il quale, ad un certo punto della sua carriera, prima per il mutamento delle funzioni concretamente esercitate a Palermo e poi per il

trasferimento a Milano, in un ufficio (fisicamente collocato nel palazzo prefettizio) privo di attribuzioni di polizia giudiziaria, aveva temporaneamente perso la possibilità di effettuare personalmente tale consultazione.

E’ utile, a questo punto, precisare che, come emerge dall’annotazione di P.G. della squadra mobile di Palermo n. 3227 del 21 novembre 2016 (cit.), intercorreva una conoscenza certa tra DI SIMONE, ex appartenente alla Polizia di Stato, DE ANGELIS e GRACEFFA, questi ultimi appartenenti tuttora al medesimo corpo, atteso che, dal 2000 al 2009, tutti e tre avevano prestato contemporaneamente servizio presso la squadra mobile palermitana, ed in particolare:

Diego DI SIMONE PERRICONE, dal 29 novembre 1994 al 19 luglio 2009, con incarichi in diverse sezioni, in ordine temporale: la sezione reati contro la P.A., la sezione Omicidi ed infine l’area Affari Generali, quale responsabile, dall’1 luglio 2005 al 17 luglio 2009;

Marco DE ANGELIS, dal 15 febbraio 1999 al 7 maggio 2014, con incarichi in diverse sezioni; in ordine temporale: componente della sezione Criminalità Organizzata – gruppo Brancaccio dal 15 febbraio 1999 al 18 luglio 2009; nonché l’area Affari Generali (quale responsabile in sostituzione del DI SIMONE PERRICONE) dal 19 luglio 1999 al 16 maggio 2014;

Salvatore GRACEFFA, dall’11 ottobre 2000 ad oggi, con incarico nella sezione Criminalità Organizzata – gruppo Brancaccio.

 

§ 3. I rapporti tra De Angelis e Montante

La metafora quasi ideogrammatica della “catena” con cui si descrive la filiera dei contatti illeciti che partiva da MONTANTE e terminava da GRACEFFA, se non corredata dalle opportune annotazioni didascaliche, può essere foriera di equivoci, potendo suggerire il pensiero che ogni anello della catena fosse agganciato esclusivamente a quello che prossimamente lo precedeva o lo

seguiva, senza alcuna possibilità di contatto con gli anelli distali.

In realtà, una visione siffatta sarebbe distorta, posto che la catena, di per sé, gode di una sua flessibilità che può comportare un contatto anche tra gli anelli non immediatamente conseguenti. Ossia, fuor di metafora, tra DE ANGELIS e MONTANTE.

Infatti, se, come riferito da CICERO, era stato MONTANTE a chiedergli di nominare quale propria segretaria, tra i funzionari del disciolto consorzio ASI di Palermo, proprio la moglie di DE ANGELIS, Rosaria SANFILIPPO, è evidente che doveva pur esistere una forma di relazione, diretta o indiretta, tra MONTANTE e DE ANGELIS.

Anticipando sin d’ora che tale conclusione, di tipo logico-deduttivo, è in verità asseverata da molteplici elementi, che si esamineranno infra, appare opportuno soffermarsi sulle dichiarazioni rese da CICERO sul punto (verbale dell’8 ottobre 2016), che collocavano la nomina della SANFILIPPO agli esordi dell’esperienza dello stesso all’interno dell’I.R.S.A.P., nella qualità di

commissario straordinario (l’insediamento risale al 21 dicembre 2012): […].

Ciò posto, deve rilevarsi che la deduzione, sopra formulata, circa l’esistenza di rapporti diretti o indiretti tra DE ANGELIS e MONTANTE, è avvalorata dall’annotazione, puntuale, contenuta nell’ormai noto file excel, da cui si ricava che il 25 settembre 2015 l’imprenditore di Serradifalco aveva incontrato DE ANGELIS “+ DIEGO” per una “colazione The Grey”, ciò che deve essere

interpretato, anche alla luce di quanto ammesso da DE ANGELIS nel corso dell’esame, che quest’ultimo, nella predetta data, aveva incontrato MONTANTE insieme a Diego DI SIMONE PERRICONE presso il citato hotel The Grey (v. p. 103 e ss. del verbale di udienza del 18 dicembre 2018).

[…] Ovviamente, il tentativo, esperito da DE ANGELIS nel corso del proprio esame, di ridimensionare l’aspetto della sua conoscenza con MONTANTE è destinato ad un esito fallimentare, posto che la sua affermazione per cui egli si era limitato, a quella data, ad accompagnare semplicemente DI SIMONE all’appuntamento con MONTANTE, con il quale aveva soltanto condiviso un caffè, appare in evidente iato con la precisazione “Aud”, fatta dall’imprenditore nell’annotazione testé riprodotta, che segnala, come verrà spiegato infra, l’avvenuta

registrazione della conversazione imbastita in quella occasione.

[…] Del resto, il nome di DE ANGELIS non sarebbe stato ritenuto meritevole di menzione, da parte di MONTANTE, nel famoso file excel, se lo stesso DE ANGELIS non avesse mai partecipato alla conversazione con DI SIMONE e MONTANTE e laddove, quindi, il suo incontro con quest’ultimo fosse stato fugace e non programmato.

Fonte:http://mafie.blogautore.repubblica.it/