Cerca

Gli incroci tra Totò Riina e CASERTA. Dall’ortofrutta con i Casalesi della Paganese Srl ai Nuvoletta-Lubrano

Gli incroci tra Totò Riina e CASERTA. Dall’ortofrutta con i Casalesi della Paganese Srl ai Nuvoletta-Lubrano. Dal sequestro del figlio di Vincenzo Coppola alla clamorosa protesta di Achille Piccolo Quaqquarone.
E AI RAPPORTI DI RIINA CON CASERTA AGGIUNGIAMO QUELLI ANCHE CON LATINA.NON A CASO   SI PARLA DI UN ‘IMPRESA FACENTE CAPO AL FIGLIO DI RIINA ,MA CON SEDE IN EMILIA  ,CHE AVREBBE  FATTO I PRIMI LAVORI NEL PORTO DI GAETA .ELLALA’!!!! ED ANCORA GAETA ! 21 OTTOBRE A GAETA,TRAFFICI A GAETA.SEMPRE GAETA E PROVINCIA DI LATINA.

Gli incroci tra Totò Riina e CASERTA. Dall’ortofrutta con i Casalesi della Paganese Srl ai Nuvoletta-Lubrano. Dal sequestro del figlio di Vincenzo Coppola alla clamorosa protesta di Achille Piccolo Quaqquarone

CASAL DI PRINCIPE – La morte di Totò Riina ci offre il destro per ritornare sulle relazioni tra il capo di Cosa Nostra e il territorio della provincia di Caserta. Non solo gli iper-sondati rapporti con Vincenzo Lubrano e i Nuvoletta, ma anche altro.

Ad esempio, la figlia di Riina è stata in continuo contatto con la sede della società dei Casalesi Paganese, attiva nell’ortofrutta.

Lo confermano le indagini della Squadra Mobile di Palermo, così come evidenziato dalla Dia di Roma, e così come si legge nell’ordinanza, di cui Casertace si è molto occupata a suo tempo, che ha portato all’identificazione di “Vincenzo Belluomo” in Vincenzo Bellomo che, in data 23.07.2008, aveva contratto matrimonio con Lucia Riina, figlia più giovane di Salvatore Riina u’ curto (deceduto tre giorni fa) e, dunque, nipote di Gaetano Riina, fratello del boss, anche lui implicato al pari di Bellomo nella connection ortofrutticola tra Cosa Nostra e clan dei Casalesi.

Il nome della Riina ritorna esplicitamente nell’ordinanza nel corso della conversazione video–ambientale del 19.04.2006 RIT. 688/05, presso la sede della società “LA PAGANESE” si registrava  la visita di quattro ragazze.

Durante la permanenza delle predette all’interno degli uffici, nella stanza attigua a quella dove si trovavano, si intercettava una conversazione tra Salvatore Frontoso e Luigi Terracciano durante la quale quest’ultimo affermava: “questa ragazza che ho visto qua è la nipote o la figlia di Totò RIINA!!…”.

Gaetano Riina, fratello di Totò, non è un corpo estraneo, visto che i suoi rapporti con il congiunto superboss erano molto saldi.

Insomma Gaetano non era per nulla il tipo di fratello che aveva voluto rompere i ponti con la famiglia mafiosa di origine. In particolare emergeva che Gaetano Riina aveva frequenti e continui contatti con le due figlie di suo fratello Salvatore: Maria Concetta Riina e Lucia Riina.

Il nome di Vincenzo Bellomo, a sua volta, protagonista dell’ordinanza “La Paganese”, si incastra anche con la storia dell’altro boss dei boss, cioè Bernardo Provenzano, anche lui defunto.

A dimostrazione del fatto che il citato marito della figlia di Totò Riina fosse dentro alle dinamiche fondamentali di Cosa Nostra è dimostrato, appunto, da un “pizzino” di Provenzano che reca proprio il nome di Bellomo.

Pur avendo scritto in premessa dell’ampia pubblicistica relativa ai rapporti tra Totò Riina e i Lubrano, non si può, in occasione della storica morte del “capo dei capi”, non ricordarne qualche elemento costitutivo.

I rapporti tra o’ Curto ed i Casalesi furono infatti anticipati dai Lubrano di Pignataro, con Abbate e Ligato, che avrebbero avuto stretti legami con i corleonesi: l’omicidio del fratello del giudice Imposimato sarebbe stato messo in atto con l’aiuto di Pippo Calò, che rappresenta un altro anello di congiunzione fondamentale tra Cosa Nostra e le altre grandi organizzazioni criminali del paese. Pippo Calò, infatti, oltre ad essere implicato nella strage del 23 dicembre, ha anche svolto la funzione di cassiere della banda della Magliana di Roma, oltre ad aver costituito un reticolo di rapporti che hanno reso fluidi i collegamenti, in un certo periodo, tra mafia e servizi segreti più o meno deviati.

Riina arriva a Lubrano attraverso la storica famiglia dei Nuvoletta, fondamentale struttura, insieme ad Antonio Bardellino, della nuova famiglia. Com’è noto, i Nuvoletta, storicamente legati alla mafia siciliana, si imparentano con i Lubrano in quanto la figlia del boss Lorenzo Nuvoletta sposa il geometra Raffaele Lubrano, figlio di don Vincenzo, ammazzato, proprio dal clan dei Casalesi, in un agguato al centro di Pignataro Maggiore nell’anno 2002.

Un altro incrocio tra mafia e provincia di Caserta si sviluppa nelle trame riguardanti il sequestro del figlio di Vincenzo Coppola. Di recente, a 27 anni di distanza, di questo episodio ha parlato il pentito siciliano, braccio destro di Totò Riina, Antonio Di Carlo: “Il sequestro fu organizzato dai siciliani di Riina per conto dei Nuvoletta, ma fu tutto un complotto perché a Totò non gli stava simpatico un importante emergente dell’epoca, ovvero Antonio Bardellino. Voleva sminuire l’importanza di quel personaggio diventato troppo scomodo”.

Questa presunta valutazione di Totò Riina era collegata al fatto che Antonio Bardellino venisse considerato dalla mafia siciliana vicino a Vincenzo Coppola.

Ricordiamo, infine, un episodio strano capitato in carcere. Ci fu un boss dei Quaqquarone di Marcianise, Achille Piccolo, che qualche anno fa, a soli 24 anni, fu al centro della cronaca per essersi “ribellato” non tanto per essere stato sottoposto al regime duro del 41 bis, ma perché improvvisamente destinato ad essere compagno d’ora d’aria del padrino Totò Riina nell’area riservata nel carcere di Ascoli Piceno. Com’è noto, infatti, i reclusi al 41bis, a differenza degli altri detenuti, fanno l’ora d’aria alla presenza di un solo collega carcerato e non in gruppo.

Dopo quella protesta Piccolo fu trasferito a Cuneo.  Achille Piccolo, figlio di Antimo, fece sentire il proprio disappunto attraverso una lettera inviata al Partito Radicale.

20/11/2017

fonte:http://www.casertace.net/