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“Giustizia, il Pdl vuole accelerare. Riforme senza più trattative”. Gira e rigira quella che hanno in testa mira a cancellare i processi a Berlusconi. Riparte l’attacco alla Giustizia

Alfano: “Siamo stati eletti per cambiare, altrimenti torniamo al voto”. Ghedini: “Prima stop ai processi di Berlusconi”

MILANO – “Un Berlusconi senza processi è il mio obiettivo e lo dico contro i miei stessi interessi perché non avrebbe più bisogno di un avvocato”. Scherza dal palco della Festa delle Libertà, il parlamentare e difensore del premier Niccolò Ghedini. Ma neanche troppo, perché aggiunge che grazie al continuo attacco a Berlusconi i magistrati possono continuare a godere dei loro privilegi da casta. A dargli manforte ieri a Milano, c’erano il ministro delle Giustizia Angelino Alfano, Francesco Pionati, segretario dell’Alleanza di Centro, Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia e indagato nell’inchiesta sulla P3, Filippo Berselli, presidente della commissione Giustizia del Senato. A guidare il dibattito il direttore del Tg1 Augusto Minzolini.

“Abbiamo una magistratura straordinariamente forte – ha sostenuto Ghedini – alla quale non dispiacciono i processi a Berlusconi perché consentono di gridare al golpe e mantenere lo straordinario potere che i giudici hanno in questo Paese”. Il cancro del sistema – a giudizio dell’avvocato di fiducia di Berlusconi –  sta nell’enorme libertà e nell’autoreferenzialità di cui godono i magistrati. “Sono l’unico potere che si autogiudica, sono fuori controllo” e per questo “bisogna riformare la magistratura attraverso una riforma costituzionale, basta trattare”. L’attacco mira direttamente al Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno delle toghe. Per Ghedini non funziona, perché non funzionano i magistrati. Da qui deve partire la riforma della Giustizia. “Non è possibile che i magistrati non siano mai puniti per i loro errori. Berlusconi aveva ricevuto un avviso di garanzia nel ’94 a Napoli e dieci anni dopo è stato assolto perché il fatto non sussiste. La stessa cosa è accaduta in questi giorni a Vittorio Emanuele”, ha detto Ghedini, aggiungendo che nessuno ha pagato per questi errori.

“Il Csm – ha proseguito – apre pratiche solo a tutela dei colleghi quando Berlusconi osa criticare un magistrato”. Per l’avvocato del premier, è tempo di fare le riforme, altrimenti è meglio andare a casa: “Nel 2013 non potremo certo dire che abbiamo trattato al nostro interno. Non è più tempo di trattare. Va fatta la riforma, punto e basta”. E la pensa così anche Alfano: “Noi siamo stati chiamati dal popolo per fare le riforme, altrimenti è meglio tornare al voto”. Sul tavolo ci sono la legge sulle intercettazioni, quella sul processo breve e il lodo Alfano-bis. “Ogni volta che si propone qualcosa in tema di giustizia, la sinistra dice che è un favore a Berlusconi” ha ribadito Alfano, puntando il dito contro i veri mali del sistema italiano: nove milioni di processi pendenti, i mafiosi con l’avvocato di Stato e 28 milioni di notifiche consegnate a mano. “Noi non vogliamo questa giustizia”, ha detto Alfano.

Il nocciolo vero resta la riforma costituzionale: “Non è possibile che il giudice e il pm facciano lo stesso concorso, bevano il caffè insieme, si diano del tu, mentre questo non è concesso all’avvocato, cioè al cittadino”. Per il ministro, bisogna creare parità tra accusa e difesa. Dall’opposizione, il responsabile Giustizia del Pd, Andrea Orlando, contrattacca: “Quando Ghedini e Alfano parlano di riforma della giustizia, non ci si può che preoccupare. Gira e rigira, l’unica riforma che hanno in testa è quella per cancellare i processi a Berlusconi”.

Walter Galbiati
(Tratto da Repubblica)