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Giustizia, il delitto imperfetto

Anche l’Udc si oppone alla legge in gestazione al Senato che, per salvare Berlusconi, manderebbe al macero migliaia di processi. Casini attacca: “Una porcheria”, e sfida maggioranza e opposizione a riapprovare il lodo Alfano come legge costituzionale. Bersani è contrario, l’Italia dei Valori già si prepara al referendum

Se l’ennesima legge “ad personam” arriverà, la maggioranza se la approverà da sola. Nella giornata di oggi è arrivata anche la netta presa di posizione dell’Udc contro la norma in gestazione al Senato che – fissando un limite di due anni ai processi di primo grado per gli incensurati – avrebbe i contemporanei e immediati effetti di salvare il premier Silvio Berlusconi dai guai giudiziari ed estinguere migliaia di processi.

Il leader dello scudo crociato Pier Ferdinando Casini è stato netto, ha definito il progetto di legge su cui sta lavorando la maggioranza “una porcheria” il cui effetto sarà quello di “sfasciare il sistema giudiziario”. Con il passo indietro dell’Udc, cade per la maggioranza la possibilità di dare al provvedimento una parvenza di condivisione su cui in molti nel Popolo della libertà avevano sperato, vista la consueta disponibilità dei centristi alle intese sulla giustizia.

Casini, tuttavia, non ha chiuso del tutto la porta. Ha rilanciato facendo alla maggioranza e all’opposizione “la proposta su un lodo Alfano per via costituzionale”. Facile prevedere che l’idea cadrà nel vuoto: al premier serve una legge subito per uscire dalle secche, e la procedura di approvazione di una legge costituzionale (necessario il doppio passaggio alla Camera e al Senato) sarebbe troppo lunga e complessa per fare in tempo a cavare d’impiccio il Cavaliere. Se non arriva un nuovo lodo subito, a Milano il premier rischia di essere condannato per corruzione in atti giudiziari (processo Mills) già nel giro di pochi mesi. Senza contare che per scongiurare un referendum sarebbe necessaria alle Camere la maggioranza dei due terzi dei parlamentari, e i numeri dell’Udc sommati a quelli di Pdl e Lega nord non sono sufficienti per raggiungerla. Alla proposta di lodo Alfano per via costituzionale sono contrari infatti gli altri due partiti d’opposizione presenti in Parlamento, l’Italia dei Valori e il Partito democratico oltre ai transfughi delle varie formazioni che hanno dato vita, con Francesco Rutelli, all’Alleanza per l’Italia. Ma il guardasigilli Alfano ha sfidato Casini: “‘Chi dovesse ritenere giusta quella norma può avere la possibilita’ di ripresentarla in forma costituzionale”.

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani è stato chiaro: “La Corte costituzionale ha posto sul Lodo Alfano dei problemi un po’ più di fondo, non solo quelli del procedimento legislativo. Adesso – ha continuato – il nostro obiettivo è fermare queste norme e sottolineare che ancora una volta questo Paese è sempre nel tritacarne dei problemi di Berlusconi”. Bersani ha invitato Berlusconi ad affrontare il giudizio: “Una volta che la Corte costituzionale ha deciso così, si è determinato un chiarimento che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e quindi il premier deve sottoporsi al giudizio. Questo è il punto. E credo – ha continuato – sarebbe la strada con cui potere ristabilire una serenità nella vita comune di questo Paese, con beneficio, credo, di tutti”. La capogruppo democratica al Senato Anna Finocchiaro si è rivolta al ministro della Giustizia: “La nostra richiesta preliminare è una soltanto. Al ministro Alfano, che ha la responsabilità del dicastero della giustizia, chiediamo che prima di cominciare ad esaminare questo disegno di legge, il ministero prepari una valutazione d’impatto. Noi vogliamo sapere quante migliaia di processi andranno al macero con questo tipo di riforma”.

Replica di Alfano alla Finocchiaro: “Come ministero stiamo gia’ lavorando, così come anche l’opposizione e la senatrice Finocchiaro che ha chiesto, per fare una valutazione di impatto del provvedimento, per capire materialmente l’effetto nella realta’ giudiziaria del nostro paese di questo provvedimento. Però, qualunque sara’ il risultato di questo nostro lavoro, va posto a paragone rispetto ad un altro tema, oggi vivo e vero, che è – ha sottolineato Alfano – quello delle prescrizioni che si verificano per l’infinita durata dei processi, per una macchina organizzativa della giustizia che va fatta funzionare meglio”. Per migliorarla, il ministero sta “puntando sulla digitalizzazione e riorganizzazione”, ma non solo. “Nel corso di questa finanziaria – ha continuato Alfano –  puntiamo ad ottenere risorse aggiuntive per la giustizia, per far si’ che i sei anni di durata non siano un tempo chimera ma siano un tempo ordinario che diventi una regola ordinaria per il sistema processuale italiano”.

L’Italia dei Valori ha confermato, con il capogruppo al Senato Felice Belisario, l’intenzione di promuovere un referendum: “La legge che riduce i tempi dei processi segnerà la morte della giustizia. Per questo appena sarà promulgata partiremo con una campagna per raccogliere le firme per un referendum abrogativo spiegando ai cittadini l’imbroglio”. Duro anche Bruno Tabacci, da pochi giorni portavoce di Alleanza per l’Italia: “Condivido il giudizio di Casini sul ddl sul processo breve. E’ davvero una porcheria. Da tempo sostengo che la riforma della giustizia non può essere confusa con gli interessi di Berlusconi. Chi è investito di responsabilità non può dare ai suoi concittadini l’esempio di porsi al di sopra della legge”.

Il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, ha commentato le polemiche con ardore: “Se la legge sul processo breve non dovesse passare, credo che l’Italia sarebbe destinata all’ingovernabilità, all’impossibilità di tradurre in riforme la volonta’ popolare. Una della grandi disfunzioni dei processi in Italia consiste nella loro durata quasi biblica, tanto che il processo stesso finisce per diventare una pena aggiuntiva per chi abbia la disavventura di subirlo”.
Andrea Scarchilli

(Tratto da Aprileonline)