L’ALLARME DEI MAGISTRATI: “UFFICI DESERTI” – La lettera a Nordio e Csm. Lo Voi, procuratore di Roma: “Gli amministrativi ridotti di un terzo. Dovete intervenire”
DI VINCENZO BISBIGLIA, SAUL CAIA, VINCENZO IURILLO, DAVIDE MILOSA, LUCIO MUSOLINO E GIUSEPPE PIETROBELLI
8 DICEMBRE 2023 – Il Fatto Quotidiano
La carenza ormai cronica di magistrati e di personale amministrativo nelle procure italiane finisce sul tavolo di Carlo Nordio. Il ministro della Giustizia e, per conoscenza, il Consiglio superiore della magistratura, hanno ricevuto una dettagliata lettera firmata dal procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, in cui viene rappresentata la “preoccupante” situazione delle cosiddette “scoperture” di organico nella Procura della Capitale d’Italia dove, ha detto il capo dei pm, “c’è il governo, c’è la politica e c’è pure uno Stato estero”. È stato lo stesso Lo Voi a riferire della missiva fatta recapitare alle “autorità competenti” durante la conferenza stampa tenuta martedì scorso in Piazzale Clodio, affiancato dai suoi procuratori aggiunti, in cui ha snocciolato davanti ai cronisti i numeri delle carenze capitoline e, per contraltare, il lavoro ingente a cui sono sottoposti i magistrati e gli uffici. “I miei interlocutori – ha detto Lo Voi in conferenza stampa – mi hanno fatto sapere che il problema è noto e si sta lavorando per porvi rimedio, ma la situazione resta preoccupante”.
Una situazione che non riguarda solo la Capitale e che, a parte poche isole felici, crea disagio a gran parte dei capi delle procure italiane. Secondo gli ultimi dati ufficiali pubblicati dal Csm, sui 2.649 magistrati requirenti previsti in pianta organica in tutto il Paese, ce ne sono operativi solo 2.202, con una “scopertura” di ben 447 pm, pari al 16,87%.
Partiamo proprio da Roma. Martedì, Lo Voi ha spiegato che in questo momento alla Procura di Roma mancano 17 sostituti procuratori, cifra che salirà a quota 20 entro la fine dell’anno, con i pm che dunque passeranno dagli attuali 94 ai 91 a inaugurare l’Anno giudiziario 2024. Ma la carenza più preoccupante, secondo Lo Voi, riguarda il personale amministrativo: su 630 unità previste dalla pianta organica, gli “operativi” sono appena 432, con una carenza di circa 200 persone. Tanto che, ha spiegato Lo Voi, “ho disposto da un mese a questa parte che i colleghi della Dda (il pool antimafia, ndr) non facciano più il turno esterno”. Di contro, sempre Lo Voi ha spiegato che nel corso del 2023 la sua Procura ha iscritto ben 50 mila nuovi fascicoli contro noti (dunque con indagati) e i suoi pm hanno partecipato a circa 6.800 udienze, tra preliminari e processi in corso.
A Milano, invece, a settembre 2022, era stato il procuratore Marcello Viola a lanciare il grido d’allarme. Tutto il distretto meneghino, secondo i dati Csm, ha una scopertura del 20,37%: a conti fatti, mancano 44 magistrati sui 216 previsti in pianta organica. Ma a preoccupare di più Viola è stata l’assenza di personale amministrativo a supporto dei pm, per cui è stata costituita, in emergenza, una “segreteria unica dipartimentale”, attraverso “un nuovo modello di gestione”. “L’elevata carenza di personale non può non impattare negativamente, pregiudicandola, sull’attività giurisdizionale”, ha avvertito Viola in quell’occasione. Situazione a cui non è mai stato posto rimedio definitivo.
Problemi anche a Napoli. Spiega una fonte del Fatto, nel palazzo di giustizia da tanti anni, che la Procura partenopea non aveva mai raggiunto una scopertura così importante: sui 102 pm previsti dalla pianta organica, ne mancano 18. E siccome sia la direzione distrettuale Antimafia – 30 pm su 32 – sia la sezione “Fasce deboli”, coi suoi 11 sostituti procuratori su 12, sono sostanzialmente quasi al completo, basta fare due calcoli per capire che una parte consistente, ovvero tutto ciò che non è camorra o codice rosso lavora con un tasso di scopertura che oscilla tra il 25% e il 30%. Con questi consistenti buchi di organico, la procura guidata da Nicola Gratteri deve far fronte all’emergenza criminalità comune, ai furti e alle rapine, ai reati ambientali e urbanistici, ai reati di corruzione e di Pubblica amministrazione. In particolare sofferenza la sezione criminalità economica, che conta solo 6 sostituti a causa di alcuni fisiologici avvicendamenti. Ed è in difficoltà anche la Procura generale, dove dei sei posti scoperti ne sono stati messi a concorso e coperti solo tre. Così ha deciso il Csm, che invece non si è ancora mosso sul versante della procura ordinaria: si attendevano news in ottobre, poi a dicembre, e ora si slitterà al prossimo anno.
A Reggio Calabria, ancora, “mancano 5 sostituti procuratori – dice il capo dei pm, Giovanni Bombardieri – e solo uno di questi posti sarà coperto a gennaio con un magistrato di prima nomina”. Si tratta, per il procuratore, di “una carenza grave che non mi consente di coprire integralmente l’organico della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria”.
Non migliora la situazione in Sicilia. A Palermo sono previsti 61 magistrati, ma 15 posti sono vuoti (25%). In Dda al momento ci sono solo 12 magistrati sui 25 richiesti. Nel distretto di Catania mancano 48 magistrati su una pianta organica di 374 unità (12%). I giudici dovrebbero essere 278, ma 33 posti sono vacanti (11%), mentre i pubblici ministeri dovrebbero essere 96, e ne mancano 15 (15%). In procura, dove già mancano 3 sostituti sui 41 previsti, da ottobre è sguarnita la posizione di procuratore capo, perché Carmelo Zuccaro è passato alla Procura generale.
La procura messa peggio a livello di organico? Sorpresa: quella di Bolzano. Qui i pubblici ministeri dovrebbero essere 12: il procuratore, l’aggiunto e 10 sostituti. Dopo il trasferimento del capo dell’ufficio Giancarlo Bramante all’Avvocatura generale della Corte d’appello di Trieste, avvenuto a giugno, le toghe requirenti sono rimaste in 6. Ne mancano altrettante, ovvero il 50 per cento. A parlare al Fatto è proprio Bramante: “La situazione è ancora più grave – racconta – se si aggiunge una carenza del 75 per cento dei vice procuratori onorari, che presenziano a udienze monocratiche o del giudice di pace: sono 3 su una pianta di 12. Poi manca il 60 per cento degli amministrativi, che dal 2017 dipendono dalla Regione Trentino Alto Adige”.