Le Palazzine tra paura e voglia di riscatto: «Non siamo il rione della camorra, vogliamo vivere una vita normale»
L’altra faccia del rione teatro di due agguati e decine di blitz delle forze dell’ordine negli ultimi sei mesi
di Ivana Ciccarelli
GIUGLIANO. Era il primo giugno. Intorno alle 12 uno scooter si accostò alla serranda del circoletto, si avvertirono gli spari, poi le urla, ancora spari ed infine un silenzio assordante. Porte chiuse, strade vuote, passanti distratti: questo lo scenario negli attimi seguenti la sparatoria nelle Palazzine Ina Casa tra via San Vito e Via Colonne. Tutto è accaduto a pochi metri da scuola ed abitazioni, sotto gli occhi dei residenti terrorizzati la camorra aveva ripreso a sparare. Ad ottobre scorso un’altra sparatoria aveva sancito l’inizio della faida interna al clan Mallardo tra il gruppo storico ed i ribelli delle palazzine. Da quel momento polizia e carabinieri si susseguono oramai con cadenza settimanale in continui blitz. L’ultimo alle 14:30 di martedì 7 giugno. Oltre 50 i carabinieri, guidati dal capitano della Compagnia di Giugliano Antonio De Lise, hanno setacciato ogni angolo del rione per delineare un quadro investigativo che talvolta potrebbe sembrare poco chiaro.
Durante l’operazione, le urla provenienti da un ballatoio hanno squarciato il silenzio. “ Siamo stanchi, dovete andare via”, una donna anziana, con toni accesi e poco gentili si è rivolta così alle forze dell’ordine. Proprio sotto al suo balcone un garage divenuto ricettacolo di rifiuti ed immondizia aveva suscitato in lei stupore. “Cosa sta succedendo? Che schifo è questo, vorremo stare tranquilli” continuava a farfugliare la donna intenta ad allontanarsi da casa. Da quando schegge impazzite disposte a tutto hanno iniziato a fare da padrone in quei luoghi, la rabbia, lo sconforto e la paura fanno da sfondo in quel Rione abitato da tante, tantissime famiglie per bene.
Com’è realmente il Rione INA Casa? Chi vive in quelle zone? Sono propri i cittadini che hanno trascorso parte integrante della loro vita in quelle strade a far emergere l’altra faccia di una medaglia macchiata dai recenti episodi.
Il super santos, le corse in bicicletta, il sorriso e il vociare dei bambini costituivano la parte insolita di quella zona periferica, distante dalla frenesia della città. Da un periodo di tempo però il rumore del pallone sull’asfalto sembra essersi arrestato. Il senso di accoglienza che caratterizza diverse famiglie si è tramutato in chiusura e tensione. Il clima che si respira non è quello di sempre, non può esserlo.
Nel rione, divenuto teatro di agguati, gli abitanti custodiscono gelosamente cultura e tradizioni tramandate negli anni. Attraverso la memoria e la quotidianità di alcune persone siamo andati fino in fondo per scoprire la parte bella ed incontaminata delle Palazzine. Ogni mattina ci sono genitori che accompagnano figli a scuola. Mamme che preparano il pranzo per i figli. Papà che si spaccano la schiena lavorando nell’abitazione per i propri figli. Studenti che corrono in direzione della metropolitana per arrivare in tempo all’università. Nonne che fanno la spesa dagli ambulanti di fiducia in vista del pranzo domenicale. E ancora, amiche di una vita che si ritrovano a parlare da un ballatoio all’altro sulle svariate faccende quotidiane. Dottori, ingegneri, professori, neolaureati che inseguono i propri sogni. E’ questo il cuore pulsante della zona che ultimamente fa parlare di se solo ed esclusivamente per eventi di cronaca nera, ma che ospita al suo interno, l’amore, la gioia, la disponibilità di interi nuclei familiari.
“Tutti i residenti del Rione Ina Casa formano una grande famiglia. Purtroppo le mele marce sono ovunque ma i migliori anni della mia vita li ho trascorsi li, tra i racconti e i sorrisi di chi mi ha fatto sempre sentire a casa”: queste le parole di una giovane studentessa che ha vissuto diversi anni li. “I miei amici di scuola non vogliono più venire a casa mia, i genitori non vogliono”: dura la testimonianza di un altro ragazzino che ha dovuto scontrarsi con un realtà finora lontana dalla sua.
Sono tanti i dubbi, le perplessità e i misteri che tingono di giallo le palazzine situate tra San Nicola e le Colonne di Giugliano, ma una cosa è certa: sebbene le difficoltà e le incomprensioni del momento, gli storici residenti mantengono accesa la speranza di poter rivivere una normalità spazzata via da chi, in questo momento, non ha a cuore il destino di un’intera città.222
fonte:www.internapoli.it