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Gaeta, capitali campani sospetti a go go ed un apparato investigativo che fa acqua da tutte le parti. Non è questione di numeri, ma di qualità.

La notizia secondo cui lo yacht “Papillon” di proprietà di soggetti affiliati al clan D’Aulisio, sequestrato nelle acque di Gaeta su ordine della DDA di Napoli ad opera della GDF partenopea, sarebbe stato ormeggiato nella città del Golfo da circa un anno senza che nessuno se ne sia accorto prima, se fondata, metterebbe drammaticamente in evidenza l’esistenza di un buco nelle maglie del sistema investigativo locale davvero inquietante.

Ci sarebbe da domandarsi che cosa ci stanno a fare fra Gaeta e Formia centinaia di uomini della Polizia di Stato, dei Carabinieri, del gruppo navale della Guardia di Finanza.

Non è la prima volta che per scovare camorristi a Gaeta e nel sud pontino debbono intervenire sempre DDA e corpi speciali da fuori.

E’ capitato con Moccia, con la famiglia Riina e in tanti altri casi e per ultimo, nei giorni scorsi, con gli uomini di D’Aulisio.

Corrono voci di presenze e di attività economiche a Gaeta sempre più inquietanti, di intrecci fra interessi economici e politici, di capitali sospetti campani a go go, di acquisti di centinaia di ettari di terreni nelle zone collinari di Gaeta –Monte Tortona, monte Lombone, Erta, Monte Cristo ecc. – da parte di soggetti campani sulla cui identità nessuno indaga.

Può darsi che si tratti anche di persone “pulite” perché la camorra ricorre sempre a prestanome e si mimetizza spostando nelle città del nord la sede legale delle sue imprese, ma può darsi anche di no.

Certo è che una massa enorme di capitali tutti provenienti dalle zone “calde” della Campania solleva molti dubbi e molte preoccupazioni che gli apparati investigativi dello Stato avrebbero dovuto già da tempo fugare.

Se funzionassero come si deve!

Ma il punto dolente sta proprio qua.

Secondo noi – e i risultati lo confermano – essi non funzionano come dovrebbero.

Quando è arrivato a Latina il nuovo comandante provinciale dei Carabinieri, questi ha dichiarato ad alcuni giornali che avrebbe impegnato l’Arma in un lavoro di “intelligence” per combattere l’avanzata della criminalità organizzata mafiosa in provincia di Latina.

Abbiamo gioito nel leggere quelle dichiarazioni perché noi abbiamo sempre sostenuto la tesi, in piena solitudine purtroppo, che è inutile e deviante puntare, come si è sempre fatto finora e come si continua a fare, a… ” rafforzare gli organici” nelle caserme e nei commissariati.

Gli organici stanno in soprannumero in provincia di Latina.

Quelle che mancano sono la QUALITA’nell’azione investigativa e l”INTELLIGENCE” di cui ha parlato il Colonnello De Chiara.

Come appunto sarebbe provato dal fatto che nessuno si sarebbe accorto della presenza da un anno nelle acque di Gaeta di un grosso natante di uomini in odor di camorra.

La dimostrazione, questa, che pur avendo nella vicina Formia un consistente gruppo navale delle fiamme gialle, un commissariato della polizia di stato, la Guardia Costiera e una compagnia dei carabinieri a Gaeta, nessuno avrebbe mai controllato l’identità delle centinaia di grossi natanti ormeggiati nel porto di Gaeta o che transitano nelle acque di Gaeta.

Questo è gravissimo ed intollerabile.

Ci duole moltissimo evidenziare in continuazione una situazione che fa acqua da tutte le parti e ci dispiace soprattutto per quei dirigenti, ufficiali e questori, come il Dr. Intini, il Colonnello Kalenda, i maggiori Brioschi e Saccone, la dottoressa Cascella e qualche altro, che ce la stanno mettendo tutta ed ai quali noi ci sentiamo vicini e grati, ma, purtroppo, questa è la tragica realtà di un’organizzazione a maglie larghe assolutamente inadeguata a combattere efficacemente le mafie imprenditrici e politiche.

Per non parlare, poi, del ruolo della magistratura locale che, stante la gravità della situazione, dovrebbe essere più incisivo, com’è necessario nelle zone di mafia (v. come operano le Procure di Santa Maria Capua Vetere, Torre Annunziata, Nola, in Campania, contro la camorra).

Ma questo è un capitolo a parte che noi stiamo trattando con il Ministro della Giustizia Severino e che riguarda le Procure del basso Lazio, a cominciare da quella di Cassino.

Governo ed organi centrali non possono da una parte dichiarare che il Basso Lazio è zona ad altissima densita’ mafiosa e dall’altra continuare a tollerare che le Procure locali non facciano niente per combattere le mafie.

Questo è quanto.

Per ora.