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.Fulvio Sodano,ora purtroppo defunto,già Prefetto a Trapani e definito “il Prefetto del Popolo”,trasferito ad Agrigento;Giuseppe Linares,capo dell’anticrimine sempre a Trapani,uno dei migliori poliziotti d’Italia,trasferito alla DIA a Napoli.Due icone insostituibili della lotta alla mafie mandate via da Trapani.Per non riparlare dell’ex Prefetto di Latina Bruno Frattasi!!!!! Se non é questo un modo surrettizio di neutralizzare veri Servitori dello Stato che vogliono combattere seriamente le mafie !!!!!! Vogliamo ricordare questi tre uomini che hanno reso e rendono onore al vero Stato!!!!!!!

TRASFERIMENTO LINARES, IL MINISTRO HA FIRMATO “A SUA INSAPUTA?”

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Due interrogazioni parlamentari sono state già presentate, tutte e due al Senato, una del gruppo 5 Stelle, un’altra del Pd, primi firmatari rispettivamente i senatori, trapanesi, Vincenzo Santangelo e Pamela Orrù, un’altra interrogazione è stata preannunciata alla Camera, proposta dal deputato Faraone, Pd. Poi ci sono una serie di prese di posizione, da parte di associazioni, come Libera, politici, parlamentari, qualche sindaco. E’ scoppiato il “caso Linares” dal nome del primo dirigente di Polizia, ancora per qualche giorno a capo della divisione anticrimine della Questura di Trapani, per oltre un decennio capo della Squadra Mobile di Trapani, uno degli investigatori di punta in Sicilia nella lotta alla mafia e che da lunedì prossimo si insedierà a Napoli quale capo del centro regionale della Dia. Dalla mafia alla camorra. Cambia il fronte dell’impegno investigativo di Giuseppe Linares, indubbiamente a lui è stata assegnata una poltrona importante, il ministro degli Interni Angelino Alfano ha firmato lunedì il provvedimento così come gli era stato proposto dal Capo della Polizia Alessandro Pansa e dal capo della Dia Arturo De Felice. La strategia seguita dal Viminale conferma quale sia il comune sentire del Governo, l’emergenza, per Palazzo Chigi e Viminale, è quella di fronteggiare la Camorra, come se la mafia fosse un passo indietro. La strategia di sommersione attuata da Cosa nostra funziona, non si fa sentire e non fa parlare di se, e ottiene che non tanti riflettori restino accesi su di se, anzi se ce ne fossero, vengono spenti. Ma le cose non sembrano stare esattamente in questa maniera. Perdura infatti la ventennale latitanza del boss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, le ultime indagini proprio condotte dal dott. Linares hanno fatto scoprire a favore dell’associazione mafiosa una serie di “casseforti”, notevole in pochi anni è stata l’azione che ha portato al sequestro e alle confische di beni, società, imprese, sono stati scoperti interessi nei più rilevanti campi economici, dall’edilizia al commercio, sono state scoperchiate pentole dove dentro politica, mafia e imprenditori hanno bene convissuto. La sensazione che quella scoperta è stata solo la punta di un iceberg. Altro che mafia sconfitta! Da capo della Squadra Mobile con le operazioni Golem poi, lo stesso dott. Linares con la sua squadra di “cacciatori” aveva evidenziato le potenzialità dell’organizzazione mafiosa direttamente controllata da Matteo Messina Denaro, complici agguerriti e per nulla intenzionati ad arrendersi, anzi prontissimi a riconoscere che il “capo assoluto” resta lui, il latitante, Messina Denaro, adorato e venerato, super protetto. I successori di Linares alla Squadra Mobile di Trapani, a cominciare dal nuovo dirigente Giovanni Leuci, poi con i primi passi già mossi hanno evidenziato un altro dato: e cioè che si sta realizzando quello che Messina Denaro aveva anticipato con un pizzino a Bernardo Provenzano: e cioè che si doveva solo attendere tempo perché gli organici mafiosi tornassero ad essere completi. In quel pizzino, che risaliva ai primi anni del 2000, Matteo Messina Denaro, firmandosi “Alessio”, rispondeva a Provenzano, che gli aveva chiesto notizie sulla “famiglia” di Marsala, come l’azione giudiziaria era stata “violenta”, “qui hanno arrestato tutti tra poco arrestano anche le sedie dove eravamo seduti”, ma che però bisognava solo attendere che gli arrestati tornassero liberi. Ed è quello che è successo da Castellammare del Golfo (dove addirittura si è scoperto che per rimettere a posto il mandamento la cosca locale era stata “commissariata”)a Marsala, da Mazara a Trapani, tanti sono i boss che scontata la condanna associativa sono tornati liberi.

Insomma tutto quello che oggi è possibile leggere sulla mafia trapanese, “zoccolo duro” della mafia siciliana, racconta una storia diversa da quella che il Governo vuole fare apparire. Mafia depotenziata? Niente affatto, in campo sono tornati gli ex galeotti, i “colletti bianchi” poi sembrano aumentare di numero. La mafia si organizza e lo Stato disorganizza i propri apparati investigativi. Scene già viste. Accade però che investigatori importanti come Linares vengono trasferiti, lontani da Trapani e dalla Sicilia. Un fronte investigativo che andrebbe potenziato viene invece ridotto di potenzialità. Indubbiamente c’è chi resta sul campo, c’è chi prosegue il lavoro di contrasto alla mafia e alla Cosa nostra dell’“area grigia”, ma l’impressione è quella che anche chi rimane, e pensiamo ai “cacciatori” della Squadra Mobile di Trapani, per esempio, diretta dal vice questore Leuci, ma potremmo anche parlare ai “cacciatori” dell’Arma dei Carabinieri, si ritrova a lavorare più per spirito di impegno personale e non secondo precise regie. Eppure con le operazioni Golem la Polizia sembrava essere arrivata a pochi passi dal boss latitante. Ma tutto si è fermato lì e Matteo Messina Denaro e la “sua” Cosa nostra sono tornati a prendersi un vantaggio nei confronti degli investigatori.

Viene da pensare. Ma è possibile che il ministro dell’Interno Alfano abbia firmato il trasferimento di Linares “a sua insaputa?”. E’ possibile che il ministro Alfano non abbia conoscenza di come viene condotta oggi la lotta alla mafia in Sicilia? Oppure il ministro sapeva e ha fatto finta di nulla? Questo è quello che immaginiamo possa essere accaduto: il prefetto De Felice, capo della Dia ha certamente approfittato per mettere a segno un punto a suo favore, chiamando Linares a guidare la Dia di Napoli così da assicurarsi una successione eccellente dopo la promozione dell’ex capo della Dia partenopea Maurizio Vallone, il prefetto Pansa, da poco tempo a capo della Polizia, non ha forse voluto smentire il Governo che sostiene come oggi la camorra sia più insidiosa della mafia, decidendo così di cedere alla Campania uno dei migliori investigatori siciliani. In apparenza tutto corretto e tutto giusto. D’altra parte far restare Linares a capo della divisione anticrimine della Questura di Trapani rappresentava un solo vantaggio per la questura di Trapani e nemmeno sul fronte della lotta alla mafia. Oggi la Questura di Trapani si trova scoperta nel fronteggiare adeguatamente i problemi di ordine pubblico non avendo più a disposizione un primo dirigente. Tra i prossimi impegni del dott. Linares a Trapani, da primo dirigente, non ci crederete ma è così, ci sarebbe stato quello di occuparsi della sicurezza in occasione delle partite di calcio. Altro che lotta alla mafia. Cosa della quale Linares invece poteva tornarsi ad occuparsi (dopo la parentesi dell’assalto ai beni) se inserito direttamente dal ministro nel gruppo dei “cacciatori”, cioè di quel gruppo costituito dagli agenti delle Mobili di Palermo e Trapani e dello Sco.

Vince dunque Cosa nostra. Quella Cosa nostra che è stata intercettata a chiedere i trasferimenti dei suoi avversari, del prefetto Sodano, del capo della Mobile Linares. Ecco le voci: Diceva che se ne doveva andare questo Linares lì…a Ferrara a Ravenna…uhhh.. partono o non partono?…Ma questo assai ha, doveva prendere a quello, l’ha preso? Perchè non se ne va ora? Linares, cosa, come si chiama? Il Questore. Il Questore ora è venuto, quanto ha? Dice che se ne deve andare pure … il Prefetto penso. Ma il Prefetto e il Questore quanto ha che li hanno nominati? Questi ruotano. Dici che è cattivo il Prefetto? Il Prefetto è cattivo? È una testa di minchia, una facce.. un cretino è.” Sodano è andato via nel giro di 24 ore poche settimane dopo questa intercettazione, i questori si sono normalmente succeduti, restava in campo Linares, ci resterà fino a venerdì prossimo. A parlare del trasferimento di Linares in questi anni non sono stati solo dei mafiosi ma anche uomini “delle istituzioni”. Dalla segreteria del senatore D’Alì all’epoca in cui questo svolgeva le funzioni di sottosegretario all’interno, tra il 2001 e il 2006, partivano telefonate di questo tenore: “questo Linares minchia è pericoloso”…telefonate che tradiscono il desiderio del trasferimento di Linares “ma sotto forma di promozione”…allora pensavano di mandarlo “ai servizi”. Non è andato ai servizi andrà alla Dia…di Napoli. Dopo di che la mafia non avrà da fare che ringraziare! E forse saprà anche “chi ringraziare”.