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Frosinone: allarme dello Snarp. La mafia è da noi una realtà

«Infiltrazioni nel Basso Lazio, sì o no? La domanda in questi anni ce la siamo rimbalzata continuamente». Ad intervenire è Antonio Mattia, delegato locale del sindacato antiusura Snarp.

«Da una parte – continua Mattia – le associazioni e i sindacati di settore a denunciare la pericolosità delle infiltrazioni nel nostro territorio. Dall’altra i detrattori a rassicurare l’opinione pubblica di non preoccuparsi dei falsi allarmismi. Spesso assecondati, in questo tentativo di tenere il coperchio chiuso, da alcune istituzioni non preoccupate che hanno sempre minimizzato per la mancanza di segnali evidenti di malavita organizzata. La risposta certa e definitiva è venuta il 12 giugno 2009 nel corso del Seminario tenutosi presso la Camera di Commercio di Frosinone, a cura della Unimpresa Lazio presieduta da Tito Di Vito. Tema “Codice per la Legalità delle PMI”. La risposta certa l’ha data il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Frosinone. Il Colonnello Giancostabile Salato, nel suo intervento ha esordito affermando che “la criminalità organizzata non dà sintomi. È suo interesse lavorare in pace. Pare perciò che non esista. Ecco perchè chi cercava segnali evidenti non li ha mai visti. Più di dieci anni fa sono iniziate quelle che allora si potevano chiamare infiltrazioni, con una evoluzione di forma nel tempo. Dapprima il malavitoso è entrato direttamente nelle imprese. In una seconda fase, dopo la riforma della legge ed il certificato di antimafia per le imprese, ha partecipato alle attività attraverso le cosiddette teste di legno. Nella terza fase, quella attuale, c’è la massiccia entrata dei capitali malavitosi nelle imprese locali. A fronte di questa rapida adattabilità della malavita organizzata ai tempi, le nostre leggi si evolvono lentamente, rendendo più difficile il lavoro delle forze dell’ordine. Solo di recente la locale GdF ha cambiato metodo. Anche mantenendo inalterato il numero dei collaboratori, cosa non per forza prioritaria, ha migliorato di molto la professionalità dell’organico e cambiato metodi investigativi. Non più semplice esame dei bilanci aziendali, ma sempre più approfondito esame della provenienza dei capitali. In pochi mesi questo ha fatto diventare Frosinone la provincia con più alti beni confiscati in Italia”». «La verità – conclude Mattia – viene fuori. Dal 12 giugno 2009, dopo l’ammissione del Colonnello Salato, nessuno potrà più dirci un’altra verità».

(Tratto da Il Tempo – Frosinone)