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Forniture, lavori e assunzioni: così la ‘ndrangheta controlla economia e mercato

Forniture, lavori e assunzioni: così la ‘ndrangheta controlla economia e mercato

di Claudio Cordova – Un sistema economico totalmente nelle mani della criminalità organizzata, unica entità ad avere piena e costante disponibilità di denaro liquido e in cui alla “classica” formula delle estorsioni si sono sostituiti metodi più sofisticati, subdoli e striscianti. Emerge questo dalla deposizione del collaboratore di giustizia Mario Gennaro nel processo “Gotha”: il maxiprocedimento, infatti, oltre a mettere nel proprio mirino la cupola massonica della ‘ndrangheta, cerca di far luce sulle infiltrazioni delle cosche nell’economia di Reggio Calabria e dintorni. Emblematico, su tutti, il caso della Perla dello Stretto, enorme centro commerciale di Villa San Giovanni.

E Mario Gennaro di economia deviata se ne intende. Lui, i soldi li ha sempre avuti e maneggiati. A cominciare da quel 1997, quando, giovanissimo, partecipa a una mega rapina a un portavalori: bottino da 11 miliardi di vecchie lire e poco meno di un miliardo di “quota” per l’imberbe Mariolino. Poi gli anni del boom, soprattutto con il gioco d’azzardo online, il trasferimento a Malta, l’arresto nell’ambito dell’operazione “Gambling” e la collaborazione con la giustizia. Al cospetto del Tribunale presieduto da Silvia Capone, Mario Gennaro risponde alle domande dei pm antimafia Sara Amerio e Stefano Musolino e ripercorre la propria carriera criminale, iniziata, da minorenne, negli anni della guerra di mafia che dal 1985 al 1991 ha insanguinato Reggio Calabria. Fin da quel momento, Mariolino si muove all’ombra delle famiglie De Stefano e Tegano: “Ero molto vicino a Franco Benestare, ne curai anche la latitanza”. Benestare, infatti, è un uomo forte della ‘ndrangheta del rione Archi, considerato un elemento fondamentale di raccordo tra i due casati, legati da vincoli di parentela. Alla sbarra, vi sono soggetti come l’avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo, ma anche l’ex senatore Antonio Caridi e l’ex sottosegretario regionale, Alberto Sarra. Il collaboratore, però, risponde alle domande incentrate soprattutto sulle dinamiche criminali nei rioni Santa Caterina e Gallico: diversi i passaggi riferibili a due imputati nel procedimento che si celebra con rito ordinario, Salvatore Gioè e Carmelo Giuseppe Cartisano. Il quartiere Santa Caterina, in particolare, sarebbe diviso tra lo schieramento della cosca Condello (con i fratelli Enzo e Mimmo Stillittano come referenti) e quello dei De Stefano e dei Tegano (rappresentati dai fratelli Roberto e Michele Franco, ma anche da Carmelo Murina e Donatello Canzonieri). Sono gli anni attorno a cui avviene anche la scomparsa di Paolo Schimizzi, divenuto probabilmente uomo troppo influente all’interno della cosca Tegano. Tutti soggetti con cui Mariolino sarebbe entrato diverse volte in contatto. Proprio grazie alle proprie conoscenze all’interno della ‘ndrangheta, Gennaro inizia il proprio lungo percorso all’interno del mondo delle scommesse: “Nel 2007 apro una sala a San Sperato, grazie alla cosca Serraino, ma ben presto capisco che si possono fare molti più soldi…”. E così nasce il business del gioco online, quello che lo porta a movimentare flussi di denaro altissimi, ma anche all’arresto nell’inchiesta “Gambling”. In mezzo, conoscenze e relazioni. Come quella con il politico-imprenditore Dominique Suraci, condannato alcuni mesi fa per connivenza con la ‘ndrangheta: “Mi fu presentato come un soggetto molto utile per riciclare denaro” dice Gennaro. Suraci sarebbe stato un soggetto in costanti contatti con la criminalità organizzata e, in particolare, con i fratelli Franco e Mario Audino, tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000 astri nascenti della ‘ndrangheta di Reggio Calabria, vicini allo schieramento dei De Stefano e dei Tegano. E, in effetti, secondo l’ex collaboratore, Suraci (negli anni consigliere comunale a Reggio Calabria e titolare di catene di supermercati) avrebbe cambiato ben 300 milioni provenienti proprio dal maxi “colpo” al furgone portavalori. Ecco la ‘ndrangheta, unica vera entità capace di movimentare flussi cospicui di denaro contante in un territorio depresso economicamente come quello calabrese. Grazie a figure di raccordo come Gennaro, le cosche sarebbero riuscite ad accrescere il proprio business, modernizzandosi. E cambiano anche i metodi per infiltrarsi nell’economia e per controllarla: non più o, almeno, non solo la “semplice” mazzetta da richiedere ai commercianti, ma anche forniture, lavori e assunzioni. Gennaro tratteggia il sistema proprio partendo da Dominique Suraci: “Sicuramente posso dire che assunse mia sorella, ma non è l’unico caso”. Le cosche si infiltrerebbero tramite i lavori: “Donatello Canzonieri, per esempio, aveva una ditta che si occupava di edilizia e pitturazione”. Ma, soprattutto, attraverso le merci, che potevano essere acquistate solo dalla ‘ndrangheta: “Pasquale Utano commercializzava le mozzarelle, gli Aricò la verdura, lo stesso Schimizzi aveva una ditta di pane” spiega il collaboratore, riferendosi a soggetti vicini o imparentati con i Tegano. “Si poteva lavorare solo con quella merce” conclude.

07 Febbraio 2019

Fonte:www.ildispaccio.it