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Formia – Omicidio Bardellino, la ricostruzione dei nuovi patti

E’ Vincenzo Di Caterino, secondo i pentiti, la pedina che ha portato alla riammissione dei Bardellino nel clan dal 2019

Graziella Di Mambro

02/08/2023 13:00

E’ un lavoro lento e meticoloso quello che sta dietro la svolta nelle indagini sull’agguato a Gustavo Bardellino, che si stanno portando dietro accertamenti sul riassetto interno ed esterno del clan dei casalesi, dove tra pentiti e arresti si è creato da un po’ di anni un evidente vuoto di potere. E sono sempre i collaboratori di giustizia ad offrire il quadro evolutivo. Nei decreti di perquisizione che hanno portato a Formia le Dda di Roma e Napoli si parte già da una figura emergente, quella di Vincenzo Di Caterino, apparentemente figura minore, di Santa Maria Capua Vetere, soprannominato o’ piattaro, ricchissimo, potente spregiudicato al punto di intessere un rinnovato patto con la famiglia Bardellino, cacciata dal territorio casertano e mai più riammessa. Di Caterino invece guarda solo ai soldi, da fare con gli autosaloni e la droga. E’ stato arrestato l’anno scorso ma intanto i pentiti hanno continuato a parlare.

E infatti anche la base investigativa che supporta le indagini su Formia mette in correlazione Calisto Bardellino, Gustavo Bardellino, Romolo Corvono con Vincenzo Di Caterino «quali promotori, organizzatori e capi di un gruppo criminale direttamente collegato al clan dei casalesi del quale seguivano le linee direttive strategiche ponendo in essere una serie di attività illecite (reati relativi al traffico di sostanze stupefacenti, usura, estorsioni, fittizie intestazioni di beni) nella zona di Formia e del basso Lazio, riconoscendo una parte dei proventi al clan, in particolare ai referenti del sodalizio di Casal di Principe, ovvero, tra gli altri, a Romolo Corvino e Vincenzo Di Caterino, almeno fino al 2019, secondo le direttive e le indicazioni del clan dei casalesi, in ragione di consolidati equilibri criminali intervenuti a seguito del sopravvento del gruppo dei casalesi facenti capo a Francesco Schiavone detto sandokan, Mario Iovine, Vincenzo De Falco sulla fazione capeggiata da Antonio Bardellino, con il quale sul finire degli anni 80 si era consumata una violenta contrapposizione finalizzata al predominio territoriale del sodalizio». Ritiene la Dda che dal 2019 sia nato un nuovo patto tra i Bardellino (in specie i cugini Calisto e Gustavo), e l’astro nascente Vincenzo Di Caterino, a quanto pare l’unico in grado di far digerire un riavvicinamento con gli esiliati Bardellino. I reati con metodo mafioso configurati nel decreto di perquisizione si sarebbero consumati tra Casal di Principe e Formia, includendo il sud pontino complessivamente inteso.

Tra i pentiti che hanno fornito ai magistrati informazioni sui nuovi assetti c’è Antonio Lanza, già capozona dei Bidognetti. L’ex affiliato, parlando al pubblico ministero Maurizio Giordano del ruolo che Vincenzo Di Caterino, alias ‘o piattaro, avrebbe avuto nel clan, ha fatto emergere, tra l’altro, legami tra la malavita dell’agro aversano e quella romana: «Di Caterino è un affiliato degli Schiavone e si occupava di droga e armi per loro. Prima della mia ultima scarcerazione – ha raccontato Lanza – faceva estorsioni insieme a Vincenzo Cirillo, fratello di Francesco detto ‘coscia fina’», condannato a 30 anni per l’omicidio di Domenico Noviello. Lanza ha dichiarato che, tra il 2021 e il 2022, Di Caterino si avvicinò anche a gruppi mafiosi extra-regionali: «Seppi che svolgeva delle attività connesse alla droga e alle armi anche per gli Spada, attivi sulle zone di Frosinone e Roma». Legami che non furono condivisi, però, da Lanza, che per tale ragione fu allontanato dal feudo dell’agro aversano. Il racconto di Lanza, se dovesse essere accertato dagli inquirenti, dimostrerebbe come la mafia dei casalesi, soprattutto quella rappresentata dalle nuove leve, sia disposta ora a relazionarsi con altre strutture con cui fino a qualche anno fa difficilmente avrebbe collaborato. Lanza, alias ‘o piotta, 47enne, ha iniziato a collaborare con la Dda di Napoli all’inizio del 2023; a novembre 2022 è stato tra i 37 indagati raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare dell’indagine tesa a smantellare le cosche Bidognetti (di cui ha fatto parte) e Schiavone, che si erano riorganizzate coinvolgendo storici affiliati scarcerati e nuovi sodali. L’inchiesta che ha tirato in ballo Lanza ha travolto anche Di Caterino, accusato dalla Dda di Napoli di aver fatto parte del gruppo Schiavone.

Fonte:https://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/212557/omicidio-bardellino-la-ricostruzione-dei-nuovi-patti