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Formia e Gaeta nei tentacoli della camorra? Cominciamo a chiudere il cerchio partendo dalle intercettazioni della “Formia Connection” e non fermiamoci alla mafia militare

I tentacoli della mala su Formia e Gaeta

Infiltrazioni. Quello di ieri è l’ultimo di una lunga serie di blitz Nell’area pontina la criminalità campana investe somme ingenti

Se mai ve ne fossero stati dubbi, dopo i ripetuti arresti ed i sequestri operati dalle forze dell’ordine negli ultimi anni, l’operazione «Verde bottiglia» messa in atto ieri mattina dalla Direzione investigativa antimafia di Napoli su disposizione del direttore della Dia, Antonio Girone, in collaborazione con il sostituto procuratore della repubblica di Frosinone, Tonino Di Bona, conferma come il sudpontino sia terra di conquista per il clan camorristico dei Casalesi. Un’infiltrazione strisciante, che parte da lontano e che si è fatta sempre più presente e pericolosa, attraverso massicci investimenti e riciclaggio di denaro di provenienza illecita, utilizzato soprattutto in acquisti immobiliari e nel settore commerciale, dalla grande distribuzione agli autosaloni, con un import-export parallelo, quanto illegale, dall’estero. Non a caso, una parte ingente del vasto patrimonio sequestrato nel basso Lazio ai tre esponenti ritenuti affiliati, o comunque collegati, al clan dei Casalesi: Gennaro De Angelis, 67 anni di Casal di Principe, Aladino Saidi 34enne di Sora, ed Antonio Di Gabriele, 66 anni, originario di Crispano, è ubicato tra Formia e Gaeta. Fabbricati, terreni, locali commerciali, depositi bancari: tutti beni, il più delle volte, intestati a prestanomi compiacenti, ma comunque riconducibili e nelle disponibilità patrimoniali dei tre personaggi, nei confronti dei quali è stata disposta la sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno per tre anni. Ad operare, oltre al personale della Dia, sono stati gli agenti dei commissariati di polizia di Formia e Gaeta che, insieme a due ufficiali giudiziari, hanno preso in consegna i beni posti sotto sequestro preventivo. A Formia è stato sequestrato un intero fabbricato di tre piani, ubicato in piazza Sant’Anna, nel centro storico del quartiere medioevale di Castellone e ufficialmente intestato ad una persona di Roma, già noto alle forze dell’ordine, per vivere di espedienti. A Gaeta, invece, sono stati apposti i sigilli ad un maxi-locale di circa 350 metri quadri situato in via Indipendenza. Inoltre, sarebbero stati bloccati depositi e conti bancari presso l’agenzia di via Cavour a Gaeta della Banca Popolare di Fondi. Infine, è stato fatto un sopralluogo in altri due magazzini, adibiti, in passato, ad autosaloni e poi oggetto di una serie di compravendite, anche a società fittizie, per depistare la tracciabilità sull’effettiva proprietà. Indubbiamente, il personaggio più noto nella zona è proprio Gennaro De Angelis. Secondo la Dia l’uomo, trasferitosi all’inizio degli anni ’70 nel basso Lazio, per lungo tempo avrebbe rappresentato un punto di riferimento del clan dei Casalesi fino a diventare «caporegime» prima dell’organizzazione di Antonio Bardellino e, in seguito alla scissione interna al clan, del gruppo capeggiato da Francesco Schiavone, con il quale, tra l’altro, è imparentato. Ma non va dimenticato che, appena venti giorni fa, sempre la Dia di Napoli ha sequestrato, nel centro di Minturno, un terreno ed un immobile, composto da 12 vani, per un valore stimato di circa un milione di euro, di proprietà di Nicola Cecere, fratello del più noto pregiudicato Paolo, affiliato al clan dei Casalesi, gruppo dei «trentolesi» facente capo a Vincenzo Zagaria e Francesco Biondino.

Sergio Monforte

(Tratto da Il Tempo)