Opera sull’antimafia tipicamente italiana, in tre atti, con quattro protagonisti ed una clonazione.
I protagonisti:
– la Commissione Parlamentare Antimafia, quella della scorsa legislatura che a seguito delle audizioni di magistrati, esperti, reparti investigativi, funzionari e testimoni ha redatto e votato ad unanimità una Relazione conclusiva sulla ‘Ndrangheta. Un atto pubblico, accessibile in rete e gratuito. Una Commissione che quando è stata costituita ha aperto le sue porte a condannati per corruzione ma anche ad indagati dai giudici dell’Antimafia. Oltre alla Relazione sulla ‘ndrangheta ha anche approvato, sempre ad unanimità, una Relazione sui testimoni di giustizia per chiedere di modificare norme e prassi per garantire effettivamente quella sicurezza e dignità ai cittadini che denunciano le mafie.
– la Casa della Legalità, un Onlus nata formalmente nel 2006 a Genova e che è divenuta in pochi anni una realtà nazionale con sezioni in Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia. Vive solo grazie alle donazioni volontarie ed ha un bilancio annuale che non supera i 12mila euro. Oltre a promuovere incontri per fare informazione ed un sito internet promuove inchieste e raccogli segnalazioni, collaborando con reparti investigativi dello Stato e contribuendo efficacemente al contrasto di mafie, corruzione e reati ambientali e contro la pubblica amministrazione.
– la Regione Lazio, presieduta dall’ “ei fu” Piero Marrazzo, detto Natalì. Ha fatto della “legalità” una bandiera, lavorando fianco a fianco con Libera di don Luigi Ciotti e Nando Dalla Chiesa e la Fondazione – collegata – di Libera Informazione. Non si è accorta di quanto accadeva a Fondi (ed altrove) nonostante cotanta sensibilità, sino a quando il Prefetto di Latina non si è impuntato ed è salito alla ribalta per aver provato con una Commissione di Accesso l’infiltrazione mafiosa nel Comune laziale.
– l’on. Francesco Forgione. L’Italia intera lo aveva scoperto pavido e senza timore quando, da deputato regionale di Rifondazione Comunista, lesse, appassionato e solenne, la mozione di sfiducia al Presidente della Regione Sicilia, Totò Cuffaro, dopo l’avviso di garanzia per indagini di mafia che aveva colpito l’attuale senatore Udc. Dall’aula di Palazzo dei Normanni Francesco “Ciccio” Forgione fu poi spedito in Parlamento, alla Camera, dove gli fu assegnato il prestigioso ruolo di presidente della Commissione Antimafia. Appena eletto, gli appiopparono in commissione Paolo Cirino Pomicino ed Elio Vito, dalle carriere giudiziarie imbarazzanti. Anziché essere il primo a protestare, prima votò contro la proposta di Angela Napoli (An) e Orazio Licandro (Pdci) che avevano proposto di escludere imputati e condannati dall’Antimafia e dopo dichiarò: «Dopo che un candidato è stato eletto al Parlamento, non si possono mettere confini alla sua attività. Gli unici sono quelli posti dalla Costituzione». Parliamo dello stesso uomo che aveva messo alle corde Totò Cuffaro, che allora era solo indagato, e non condannato come i due cavalieri della passata “antimafia”.
I° atto – La relazione di tutti, il libro di uno solo
La Relazione sulla ‘Ndrangheta della Commissione Antimafia – cioè pagata dallo Stato – anche se è un atto pubblico, gratuito, disponibile a chiunque ne faccia richiesta al Parlamento ed accessibile su molteplici siti internet. Presidente della Commissione che approvò questo importante documento è l’on. Francesco Forgione, preferito dal centro-sinistra (e dal centro-destra) al Sen. Beppe Lumia. Forgione lo ritroviamo poi con la pubblicazione, a suo nome, in qualità di autore, di un libro “’Ndrangheta – Boss, luoghi e affari della mafia più potente al mondo”. Ma il libro “scritto” da Forgione non è altro che la Relazione della Commissione Antimafia da lui presieduta. La relazione non è più un atto pubblico gratuito, bensì costa 17, 50 euro (ora anche con un po’ di sconto scende a 14). Reca anche il bollino Siae e quindi non è più fotocopiabile nonostante sia un Atto del Parlamento. Alle obiezioni il Forgione risponde stizzito: “I proventi di questo libro verranno devoluto a Libera” dice lui (e ci mancherebbe che se li mettesse in tasca grazie ad un pubblico documento per cui è stato già pagato, ma poi perché Libera e non altre associazioni antimafia? o ad un fondo per i familiari delle vittime della mafia? e come mai non si è pubblicata anche la Relazione sui testimoni di giustizia che sono abbandonati dallo Stato? quello meno si legge meglio è, vero?)
II° atto – La “clonazione”
La Regione Lazio guidata da Marrazzo che della bandiera della “legalità” ha fatto una bandiera decide di costituire presso il Segretariato Generale della Regione una struttura ad hoc che si occupi della “sensibilizzazione”. Quindi con atti ufficiali e senza tentennamenti clona una struttura esistente ed operante da anni, la “Casa della Legalità”. Senza contattare i responsabili nazionali o locali dell’onlus nata a Genova. Eppure questa è una struttura ben conosciuta nel settore, rintracciabilissima attraverso il proprio sito internet – www. casadellalegalita. org –. Ma mentre soggetti legati alle mafie o ad ampi affari di corruzione la riescono a rintracciare benissimo per promuovere le proprie intimidazioni, alla Regione Lazio nessuno la trova. Quindi che fanno? Ne fondano una tutta loro con lo stesso nome. Nasce quindi la “Casa della Legalità” quale “Coordinamento dell’Attività” del “Segretariato Generale” con risorse umane e risorse pubbliche. Inoltre la “clonazione” del nome ma non nei fatti diviene ancora più evidente sulle attività: quella nata e con sede centrale a Genova fa impegno civile e inchieste, raccoglie segnalazioni e collabora con i reparti investigativi dello Stato, mentre quella della Regione Lazio fa un po’ di convegni, qualche parata e testimonianza.
III° atto – Da “disoccupato eccellente” a 102.572, 78 annui di stipendio (pubblico)
La “clonazione” è davvero riuscita male e quando un esperimento finisce male i costi aumentano. Qui la “Casa della Legalità della Regione Lazio” ha bisogno di un coordinamento affidato ad un professionista e mette sul piatto 102.572, 78 euro annui. Con questa delibera la Regione Lazio, presieduta da Piero Marrazzo, “conferiva dell’incarico di Responsabile della Struttura “Coordinamento dell’Attività di Attuazione della Casa della Legalità” al al Prof. Francesco FORGIONE, soggetto esterno alla Pubblica Amministrazione [… ]. Il soggetto cui conferire l’incarico di che trattasi in quanto dotato di comprovata esperienza professionale desunta dal curriculum vitae, allegato alla nota suddetta”. “RITENUTO, pertanto, di corrispondere al prof. Francesco FORGIONE il trattamento economico annuo onnicomprensivo complessivamente determinato in Euro 102.572, 78, oltre gli oneri riflessi a carico Ente; La retribuzione onnicomprensiva annua lorda, fissata complessivamente, in Euro 102.572, 78, oltre gli oneri riflessi a carico Ente è corrisposta in tredici mensilità. Il trattamento economico così determinato remunera tutte le funzioni ed i compiti attribuiti”.
Conclusione – A voi.
Benny Calasanzio e Christian Abbondanza
(Tratto da bennycalasanzio.blogspot.com)