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Fondi sospetti e norme antiriciclaggio ignorate per le quattro Bcc “commissariate”

Fondi sospetti e norme antiriciclaggio ignorate per le quattro Bcc “commissariate”

Catanzarese, Vibonese, Crotonese e Cittanova hanno storie tormentate. E in certi casi vecchi legami “pericolosi” con il territorio. Le governance scelte da Iccrea sono chiamate a “salvarle” e lanci…

Pubblicato il: 02/06/2021 – 7:16

di Pablo Petrasso

LAMEZIA TERME Il progetto di aggregazione è stato annunciato con toni (giustamente) enfatici nel giugno 2020. Quattro Banche di credito cooperativo (la Bcc del Catanzarese, la Bcc del Vibonese, la Bcc di Cittanova e la Bcc del Crotonese) pronte alla fusione nell’area Centro-Sud della regione. Con grandi numeri, che faranno del nuovo istituto di credito una realtà di riferimento per tutto il Mezzogiorno: asset da un miliardo di euro, presenza in 139 comuni, 31 sportelli, con più di 50mila clienti e oltre 9mila soci. E poi una raccolta diretta di 600 milioni di euro, impieghi lordi da 400 milioni di euro e fondi propri per 117 milioni di euro. Che il gruppo Iccrea (l’ex Istituto Centrale delle Casse Rurali ed Artigiane) punti molto sull’operazione è un fatto. Così come è un fatto che le quattro banche territoriali siano commissariate. Termine improprio in effetti: non si tratta di un vero e proprio commissariamento; piuttosto, Iccrea le ha messe sotto tutela dopo qualche svarione, per evitarne la svalutazione (che è stata una costante in anni di commissariamenti decisi da Bankitalia) e farle arrivare sane e salve all’aggregazione. Per storie e motivazioni diverse, le quattro Bcc sono passate sotto il controllo della capogruppo. 

I guai della Bcc del Vibonese con l’antiriciclaggio

La Bcc del Vibonese (nata dall’accorpamento delle banche locali di San Calogero e Maierato) non è nuova a scossoni. Anni fa fu oggetto di un’inchiesta che ipotizzava tra i reati l’appropriazione indebita. Oggi è stata classificata in fascia “rossa”. Ma le zone a cui siamo abituati dall’emergenza Covid non c’entrano nulla. L’allerta riguarda l’indice Ews (“Early warning scores”, traducibile come “Sistema di allarme rapido”), cioè la modalità con la quale il gruppo bancario tiene sotto controllo le Bcc aderenti e modula il proprio intervento su di esse. L’ingresso in fascia “rossa” significa che la Bcc è sottoposta alla gestione controllata da parte della capogruppo Iccrea, «ciò a seguito dell’esito sfavorevole della verifica ispettiva della Banca d’Italia in materia di adeguatezza del processo antiriciclaggio». Il virgolettato è tratto da un’informativa ai soci che risale allo scorso mese di aprile ed evidenza in maniera ufficiale l’insediamento della nuova governance affidata a Sebastiano Barbanti, quadro di Iccrea ed ex parlamentare di Italia Viva. Secondo quanto si apprende, il lavoro di Barbanti per analizzare i conti della banca è già iniziato. E il punto di partenza, almeno stando alla salute dell’istituto di credito, promette bene: la banca è sana come dimostra, tra l’altro, un utile netto pari a 644mila euro. Ciò non toglie che attorno alla Bcc del Vibonese si addensano nubi che nascono anche dalle informative dell’inchiesta Rinascita Scott

«Hanno una banca»

«Hanno una banca». Così Giovanni Giamborino, ritenuto dai magistrati della Dda di Catanzaro uno degli uomini più vicini al boss Luigi Mancuso, spiega – in un colloquio captato dagli investigatori – il bacino di consenso sul quale potrebbe contare il politico Vito Pitaro, oggi consigliere regionale della lista “Santelli Presidente” e, all’epoca delle intercettazioni, uno dei personaggi più importanti del Pd a Vibo Valentia. Pitaro è stato uno dei membri del consiglio d’amministrazione della Bcc di San Calogero e Maierato (dimesso dopo un’ispezione di Bankitalia che risale all’estate del 2016). Giamborino dà la propria lettura del successo politico di Pitaro. ««I voti – racconta – perché li hanno presi pure nonostante tutto, hanno una banca, avere una banca dietro, la banca poi dà i soldi, se dà i soldi me ne fotto di tutti a me… “me lo dai un mutuo a me e me ne fotto di tutti”». Per i magistrati della Dda di Catanzaro, Giamborino «attribuisce il bacino elettorale di Pitaro all’incarico ricoperto presso il consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di San Calogero-Maierato, grazie al quale aveva facoltà dì erogare prestiti a soggetti vibonesi a forte rischio di insolvenza. Questa manovra che aveva messo l’istituto di credito in grave sofferenza – sono sempre gli inquirenti che “traducono” le espressioni nella telefonata captata – era finalizzata ad ottenere, da parte di Pitaro, il consenso elettorale dei clienti della banca». Le valutazioni si fanno più colorite: «Voglio vedere chi va… a Piscopio tutti avevano fidi di cinquemila, carte di credito, diecimila e cazzi vari. Vito ha fatto l’operazione grossa che doveva fare, ha fatto l’operazione per prendersi i soldi… ai ragazzi i 5mila, i 3mila, li accontentava per farsi dare i voti». Questioni che, ovviamente, non hanno a che fare con le ragioni del “commissariamento” della banca, ma aiutano a inquadrare il contesto e i legami (presunti) tra consenso politico e gestione del credito. 

Sotto tutela anche la Bcc del Catanzarese

È cambiata, da qualche tempo, anche la governance della Bcc del Catanzarese. L’istituto di credito è anch’esso – per motivi che, secondo quanto si apprende, sarebbero legati al rispetto della normativa antiriciclaggio – sotto la tutela di Iccrea, che ha individuato il presidente in Ermanno Alfonsi (gli amministratori sono Pietro Caglià, Giovanni Di Luise, Massimo Resina e Gregorio Ferrari), succeduto a Flavio Talarico, già presidente della Banca di credito cooperativo di Carlopoli (comune che ha offerto diversi amministratori alla Bcc oggi “commissariata”) e, in passato, presidente della Federazione calabrese delle Bcc. Era stato proprio Talarico a salutare il progetto di fusione a quattro come la nascita di «un nuovo e forte soggetto creditizio in grado di sostenere crescita e sviluppo nel segno di una rafforzata e rinnovata continuità». Quell’idea, però, sarà traghettata in un porto sicuro direttamente dalla “casa madre” Iccrea, perché le vecchie governance locali sono state azzerate

I troppi “don” della Bcc di Cittanova 

Nel marzo 2017 si è consumato un trauma per Cittanova. La Bcc del centro della Piana di Gioia Tauro sottoposta ad amministrazione giudiziaria, la fusione con l’omologa banca di Montepaone stoppata, l’ombra della criminalità organizzata. Sembra un cliché, e invece racconta un altro aspetto inquietante del controllo del credito in Calabria. L’inviato del Sole 24 Ore Roberto Galullo fa riferimento «gravi irregolarità e ripetute violazioni delle norme antiriciclaggio». Il provvedimento di Bankitalia che mette la banca sotto tutela evidenzia «l’insussistenza delle condizioni di sana e prudente gestione (…) e l’elevata esposizione ai rischi operativi e legali connessi con le carenze del comparto antiriciclaggio». Don Nuccio Borelli, a quei tempi arciprete della Chiesta Matrice, è più esplicito: «A quelli come me che sono andati a chiedere un mutuo per il riscaldamento della parrocchia anni fa è stato applicato un tasso del 7% e la firma di carte su carte. Ad altri “don” è stato concesso tutto e subito senza porsi troppe domande». Da quelle nebbie la Bcc di Cittanova si è tirata fuori con l’adesione a Iccrea per iniziare un “percorso di recupero”. Il suo presidente Fabrizio Guerrera ha abbracciato assieme agli altri manager il progetto di fusione, convinto che potrà promuovere la storia, l’identità e lo spirito solidaristico della Banca in una forma organizzativa nuova e idonea al contesto di mercato». E anche vivificare «i legami con il territorio e le comunità di riferimento». 

Thomas e il cambio al vertice della Bcc del Crotonese

«Sono i legami con il territorio il bene e il male di ogni Banca di credito cooperativo», ci dice un dirigente bancario. Questo perché «una connessione forte con le aree di riferimento rafforza le imprese e gli istituti di credito». Ci sono, però, dei rischi, «come quello che i management utilizzino in materia distorta quel legame per fare della banca un centro di potere. Ma i controlli, prima o poi, arrivano». Ad abbattersi sulla Bcc del Crotonese sono state le verifiche della magistratura. Il nuovo presidente, Pierfilippo Verzaro, è stato indicato da Iccrea il 15 gennaio 2020. Quello stesso giorno, su richiesta della Dda di Catanzaro, il gip distrettuale ha disposto l’arresto di Ottavio Rizzuto (scarcerato dal Tribunale del riesame il successivo 11 febbraio), presidente dell’istituto di credito che i magistrati antimafia considerano legato ai clan. L’inchiesta “Thomas”, così come le verifiche antiriciclaggio per le altre tre Bcc, ha convinto Iccrea a “entrare” direttamente nella gestione della banca del Crotonese. Un quadrilatero di istituti di credito “commissariati”, chiamati a una fusione che promette di creare un gruppo bancario di riferimento per tutta la regione. Con una governance impegnata a mantenere elevato il valore degli asset e a mantenere il rapporto delle Bcc con il territorio. Quello buono. (p.petrasso@corrierecal.it)

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/2021/06/02/fondi-sospetti-e-norme-antiriciclaggio-ignorate-per-le-quattro-bcc-commissariate/