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Fondi: dimissioni per scongiurare l’onta dello scioglimento per mafia. Ma il Governo deve “sciogliere” non limitandosi a colpire gli amministrativi salvando i politici

Prima hanno rinviato applicando una legge che doveva ancora entrare in vigore, poi hanno annunciato dimissioni che non erano ancora state date. Il governo ce l’ha messa tutta, è il caso di dirlo, per evitare lo scioglimento del consiglio comunale di Fondi. Ma applicata la nuova legge, con il passaggio nel comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e l’ulteriore proposta di scioglimento avanzata dal prefetto Bruno Frattasi, non si poteva andare oltre. E allora ecco le dimissioni: prima “suggerite” da Claudio Fazzone, poi annunciate in conferenza stampa dal ministro Franco Frattini, alla fine presentate. Dal sindaco Luigi Parisella e dalla maggioranza dei consiglieri comunali di centrodestra. L’esperienza amministrativa finisce qui, già domani il prefetto dovrà nominare un commissario ma questi rischia di restare alla guida della città per pochi giorni. Già, perché a meno di clamorose interpretazioni che a questo punto sarebbero a “misura” di Fondi, la procedura per lo scioglimento del consiglio comunale va avanti. Lo afferma proprio la legge che è stata applicata dal governo prima ancora di essere operativa, quelle norme sulla sicurezza che rivedono anche le disposizioni del testo unico sugli enti locali. Il comma 13 del nuovo articolo 143 recita: «Si fa luogo comunque allo scioglimento degli organi, a norma del presente articolo, quando sussistono le condizioni indicate nel comma 1, ancorché ricorrano le situazioni previste dall’articolo 141». Il comma 1 è quello relativo al condizionamento delle amministrazioni pubbliche da parte della criminalità organizzata, mentre l’articolo 141 disciplina lo scioglimento nel caso di dimissioni del sindaco o della maggioranza dei consiglieri comunali. Ora tutto si gioca sulla possibilità o meno di sciogliere un consiglio decaduto automaticamente. La norma è chiara e una sentenza del Consiglio di Stato del 2007 conferma che lo scioglimento “prevale”. E poi c’è il precedente, citato dal ministro Roberto Maroni, di Siculiana, in provincia di Agrigento. Insomma, si arriverà ugualmente allo scioglimento ma la mossa di Parisella e dei suoi – che da tempo ribadivano di non volersi dimettere – sembra studiata a tavolino per alzare un altro polverone. Certo adesso è difficile immaginare i paventati ricorsi alla Corte di giustizia europea o appelli all’antimafia perché si occupasse di presunte stranezze sul caso Fondi. Di strano c’è stato solo un anno di rinvii, l’ultimo per dimissioni non ancora formalizzate. Sono arrivate ieri, e il sindaco parla di: «Liberazione da una vicenda che ci ha logorato». Durissimo Armando Cusani, presidente della Provincia, che esprime solidarietà a Parisella e afferma che l’addio è: «Un potente atto di denuncia del clima che è stato costruito ad arte in questo anno e mezzo da alcuni talebani della politica provinciale, regionale e nazionale, da un editore criminale e da pezzi deviati dello Stato».

Giovanni Del Giaccio
(Tratto da Il Messaggero)