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Finalmente, dopo anni di negazionismo, si accorgono che nella Capitale ci sono le mafie!

Mille fiaccole contro le mafie

Al Pantheon la mobilitazione diciannove anni dopo la strage di via D’Amelio: «Roma sa difendersi»
ROMA – La pioggia non spegne le fiaccole e nemmeno la voglia della gente di lottare contro la criminalità organizzata che assedia la Capitale, anche al grido «Fuori la mafia dallo Stato». Oltre un migliaio di persone ha partecipato ieri sera alla fiaccolata «Roma contro tutte le mafie» organizzata dal presidente della Provincia Nicola Zingaretti nel giorno della strage di via D’Amelio e del massacro del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta, e decisa all’indomani dell’omicidio di Flavio Simmi, a Prati, all’inizio del mese. Circa 70 associazioni hanno aderito alla manifestazione al Pantheon. Una cornice suggestiva in piazza della Rotonda illuminata dalle fiaccole rette da appartenenti a ogni schieramento politico, sindacati, imprenditori, associazioni laiche e cattoliche, del mondo dello sport e dell’ambiente.

«Non bisogna lanciare un allarmismo generale, ma tenere gli occhi aperti. La mafia si combatte con la repressione e con la presa di coscienza civile per essere persone libere, per la possibilità di fare impresa o di studiare. Abbiamo aderito in tanti, questo è un bellissimo segnale del fatto che a Roma non ci sarà mai spazio affinché si radichi la criminalità organizzata», ha spiegato proprio Zingaretti. Alla fiaccolata hanno partecipato anche il ministro della Gioventù Giorgia Meloni con la presidente della Regione Lazio Renata Polverini e il sindaco Gianni Alemanno. «Le ultime operazioni delle forze dell’ordine ci hanno fornito dei dati inquietanti per Roma e il Lazio – ha sottolineato la Polverini -. La presenza in piazza di cittadini, associazioni e istituzioni dimostra che Roma c’è ed è in grado di rispondere con una sola voce contro le mafie». E per il sindaco Alemanno: «Non c’è alcun territorio al sicuro, bisogna tenere alta la guardia. A Roma c’è un problema collegato ai capitali sporchi: quando si inquina l’economia bisogna farsi sentire, bisogna dare una risposta che arrivi a tutti i cittadini».

Sul palco si sono susseguiti gli interventi, fra i quali anche quello del presidente dell’Osservatorio regionale sulla legalità e la sicurezza, Rosario Vitarelli, già capo della Divisione anticrimine della Questura e protagonista di numerosi sequestri di beni al crimine organizzato. Da don Luigi Ciotti, fondatore di «Libera» e da anni in prima linea nella lotta alla mafia, che sono arrivate le parole più dure. «A Roma e nel Lazio le mafie riciclano capitali, inquinano l’economia e l’ambiente – ha detto -. La nostra Costituzione è il primo testo antimafia. Stare tutti insieme è un segnale contro le mafie, che invece puntano a dividere. Non dobbiamo dimenticare le cose positive in corso, da chiunque vengano fatte, ma abbiamo anche il dovere di essere capaci di distinguere e non confondere. Se non vengono fatte, non vengano meno il coraggio della denuncia e la parola». Dal palco don Ciotti ha poi ricordato che «l’Italia è un paese in cui l’illegalità è molto forte: il giro d’affari delle mafie è stimato in 560 miliardi di euro. Questa cifra deve far saltare in aria le nostre coscienze, sono soldi sottratti ai servizi sociali. Si trovi la forza affinché non sia la magistratura a selezionare le persone che sono fuoristrada. Ci vuole più coraggio, più “cuore”: non possiamo permetterci di fare passi indietro».

Rinaldo Frignani

(Tratto dal Corriere della Sera)