Felicia Impastato, la storia non la scrivono i potenti ma gli oppressi
Alessio Di Florio 31 Dicembre 2021
L’antimafia sociale, la lotta contro tutte le ingiustizie e le iniquità, l’impegno per un mondo migliore. Tutto questo e tanto altro è stato la storia di Felicia Bartolotta Impastato. Una grande donna il cui esempio ci deve accompagnare anche nel nuovo anno che sta arrivando
«Ci prese con un pugno, ci gelò di sconforto” e “si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza”, i versi del Maestrone di Pavana raccontarono perfettamente i sentimenti di quel momento. Sono passati ormai diciassette anni ma la memoria non cancellerà mai.
Al termine di una frenetica giornata accendi improvvisamente la tv, distrattamente lo sguardo cade sul monitor del computer tra rassegne stampa e blog (anni pre social network, oggi sembra impossibile ma è esistita) e leggi la notizia. Giunge alla mente come uno schiaffo in pieno volto, una lama che fa sanguinare il cuore. E il freddo pungente diventa gelo totale. È morta Felicia Bartolotta, la madre di Peppino Impastato, la madre di tutti noi, un punto di riferimento e una parte importante della vita di tantissimi. La commozione attraversò, per non abbandonarci mai, migliaia e migliaia di attivisti, militanti, persone che si sono intrecciati, abbeverati, incendiati nel cuore e nell’anima, all’esperienza di Radio Aut, alla lotta di Peppino, dei suoi compagni e dei suoi familiari. Mamma Felicia in testa, tenace, instancabile, sempre pronta ad aprire le porte di casa, far conoscere Peppino, vivo nelle lotte, nelle denunce, nell’impegno costante per un mondo sempre più ingiusto e disumano.
Il 7 dicembre 2004 si è interrotta la vita terrena di una persona cara, familiare, un pezzo della nostra storia comune. Quella storia che non troveremo mai sui libri ma è la più vera ed autentica, scritta dagli oppressi, dagli ultimi, dagli impoveriti. Quella storia che vive, dal vecchio sindacalismo anarchico alle lotte dei Sud del Mondo contro colonialismo e dittature, dal pacifismo ai solidali di ogni epoca, dalle lotte operaie a quelle più recenti contro la globalizzazione, la guerra permanente e la rapida ascesa delle disuguaglianze sociali.
E tantissime altre. Tutte di casa da Felicia. Quella casa dove rifiutò di far entrare i mafiosi locali e di cui spalancò le porte a giovani e meno giovani, persone interessate e attivisti impegnate per la giustizia e la solidarietà, per un mondo migliore e contro ogni ingiustizia e oppressione. A giovani e meno giovani impegnati nell’attività politica, sociale, nella solidarietà e nella denuncia di mafiosi e potenti.
Felicia è la testimonianza incarnata e quotidiana che denunciare e lottare contro le mafie è un’attività sociale e politica. Le trame, i depistaggi, i potentati svelati dopo l’assassinio di Peppino Impastato, nell’attività del Centro Siciliano di Documentazione, di Casa Memoria, della sua famiglia e dei suoi compagni e delle tantissime esperienze fiorite negli anni, documentano quanto la l’autentica lotta contro le mafie non è difesa di un formale status quo ma lotta contro un sistema di potere, di malaffare, di ingiustizia e oppressione.
Ai giovani che ha accolto per decenni in casa Felicia ripeteva sempre di tenere la testa alta e la schiena dritta. Come quotidianamente fa chi non si amalgama al sistema, chi non accetta e rifiuta le clientele, la politica della raccomandazione e del più forte, del malaffare e dei potentati che piegano l’interesse pubblico.
Quel marcio che vediamo volgarmente in azione ogni giorno, in coloro che oliano certi meccanismi e rendono benevoli i signori delle stanze dei bottoni, nei clan che opprimono – nel deserto delle piazze e delle strade – porzioni del territorio, nelle multinazionali che devastano e impoveriscono ad ogni latitudine trasformando ogni bene che dovrebbe essere comune in profitto e mercato sfrenato, nei più turpi traffici e tratte che fioriscono nelle periferie e nel cuore delle città italiane, europee e di tutto il mondo. Felicia, mentre si batteva per ottenere giustizia e verità per l’assassinio di Peppino, ha accolto e intrecciato le resistenze antimafia, anticapitalista, solidali di ogni latitudine, i partigiani di ieri e coloro che oggi lottano per un mondo migliore. La sua casa è stata la casa di dei pacifisti che si impegnano contro le guerre e per il disarmo da decenni e coloro che, a partire da Seattle, Genova e Firenze sono scesi in piazza contro la globalizzazione neoliberista e le ingiustizie globali.
Felicia ricordava sempre l’importanza di studiare e conoscere. Gramsci scrisse che c’è bisogno di studiare perché è necessaria tutta la nostra intelligenza, don Lorenzo Milani che il padrone è tale perché conosce mille parole e il povero cento. Ed è quindi necessario studiare, imparare, approfondire.
Per poter documentare, denunciare, spezzare le catene dell’ingiustizia sociale, del classismo dei potenti, di ogni oppressione e sfruttamento. La ribellione di Peppino, la testimonianza esemplare di Felicia e dei tantissimi compagni che hanno proseguito la sua attività politica sono la dimostrazione incarnata che lottare contro le mafie è ribellione ai codici di una società omertosa e ingiusta, abituata a chinare il capo davanti ai forti per imporsi sui deboli, a trasformare tutto in occasione di profitto, devastazione e saccheggio del bene comune per gli sporchi interessi di pochi.
E’ una lotta quotidiana per la libertà e la giustizia, per spezzare le catene dell’omertà e del dominio di pochi su tutti gli altri. La storia non la scrivono i potenti ma gli oppressi, gli ultimi, gli impoveriti che possono rovesciare la storia già scritta, la piramide della disuguaglianza e dell’ingiustizia e costruire un avvenire diverso e migliore. La può scrivere, anche in quest’epoca buia e terribile, la ribellione di chi, nonostante questa società perbenista, conformista e ipocrita va in tutta direzione, crede ancora nei valori dell’umanità e della solidarietà, che si ribella al patriarcato e ai soprusi di regimi opprimenti neocapitalisti, della globalizzazione del mercato ad ogni costo e del trionfo dei ricchi e prepotenti.
(27 Dicembre 2021)
Tratto da: wordnews.it