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Fatturati milionari, ditte dei clan e boss liberi: la camorra di Castellammare punta ai 120 milioni del Pnrr

Fatturati milionari, ditte dei clan e boss liberi: la camorra di Castellammare punta ai 120 milioni del Pnrr

Ciro Formisano

Boss liberi, un fatturato annuo che supera i 10 milioni di euro e una galassia imprenditoriale che conta un centinaio di aziende attive nei più svariati settori commerciali. Sono le armi che la camorra stabiese è pronta a sfoderare per mettere le mani sui soldi del Pnrr (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza). In tutto 120 milioni di euro che il Comune di Castellammare di Stabia ha richiesto per cambiare il volto della città. Finanziamenti che rappresentano l’ultimo treno per il rilancio della fascia costiera vesuviana. Soldi che però fanno gola anche alle cosche, pronte a mettere le mani sul futuro della città. L’allarme lo hanno lanciato, in questi mesi, diversi magistrati. Il Procuratore Generale di Napoli, Luigi Riello, ha parlato di uno scenario simile a quello del terremoto del 1980, quando l’assenza di controlli sull’erogazione dei fondi pubblici arricchì a dismisura le organizzazioni criminali. I soldi stanziati per costruire la ripresa economica dalle macerie della pandemia «non devono finire nelle mani delle mafie», aveva detto il Procuratore in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, invocando una «cabina di regia per aggredire gli appetiti famelici dei clan».

Il caso Stabia

E Castellammare di Stabia, sotto questo aspetto, è sicuramente una delle città maggiormente attenzionate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. E’ di qualche giorno fa la notizia della scarcerazione del boss del clan D’Alessandro, Paolo Carolei. Vicenda finita – giovedì – anche al centro di un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Lo stesso ministro che sta valutando il dossier prodotto dalla commissione d’accesso in merito al pericolo di infiltrazioni mafiose a palazzo Farnese. La scarcerazione di Carolei si somma al ritorno in libertà, in questi anni, di almeno altre due figure apicali del clan D’Alessandro, soggetti legati al padrino defunto che ha fondato la cosca. Il clan di Scanzano, a dispetto dell’ondata di arresti che hanno travolto la cupola in questi anni, resta una delle più potenti, spietate e ricche consorterie criminali dell’intero territorio regionale campano. Le indagini di questi anni sono state in grado di accertare l’incredibile potenza economica del sodalizio. Secondo i pentiti tra droga ed estorsioni nelle casse dei D’Alessandro entrano ogni anno circa 10 milioni di euro. Soldi che si sommano a quelli raccolti con l’usura – altro business caro ai padrini stabiesi – e al riciclaggio. Quattrini che il clan ha reinvestito, però, anche in attività pulite. In questi anni sono stati disposti sequestri per decine di milioni di euro a carico di imprese legate a doppio filo ai boss. Ma secondo gli inquirenti sarebbero almeno un centinaio le ditte vicine alla camorra attive nei più svariati settori imprenditoriali. A cominciare dall’edilizia: un ambito chiave per la raccolta degli appalti pubblici in vista dell’avvio dei cantieri. A questo si sommano le ombre che si addensano sui rapporti tra politici e boss (altro tema finito al centro del dibattito in questi giorni) e i sospetti su presunti collegamenti tra le cosche e la macchina comunale per ottenere informazioni sugli appalti gestiti dal Comune. «A Castellammare il 90% degli appalti pubblici e privati sono nelle mani del clan», aveva ribadito in un verbale di qualche anno fa il pentito Salvatore Belviso.

L’sos al Prefetto

Elementi che associati alle dinamiche attuali lasciano spazio concreto al rischio che la camorra stabiese voglia mettere le mani sui fondi del Pnrr. Un tema finito tra le priorità d’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, anche alla luce dei recenti allarmi lanciati dai vertici della magistratura. Un pericolo concreto secondo il sindaco, Gaetano Cimmino. Il primo cittadino, che ricopre anche il ruolo di vicepresidente dell’Anci Campania, ha firmato qualche settimana fa una lettera indirizzata al Prefetto di Napoli, Claudio Palomba. La missiva, sottoscritta dal presidente dell’Anci Campania, Carlo Marino, pone l’accento proprio sul concreto rischio «che le ingenti risorse messe a disposizione di tutti i Comuni» «possano essere oggetto di interesse da parte della criminalità organizzata». Un pericolo da scongiurare, come ribadisce il sindaco di Castellammare di Stabia, chiedendo al Prefetto «la stipula di un protocollo d’intesa per blindare i finanziamenti del Pnrr da ogni potenziale infiltrazione». Il tutto per istituire un’unità di controllo coordinata dal Prefetto in persona, un figura in grado di monitorare la gestione dei soldi pubblici in arrivo e di scongiurare che i finanziamenti finiscano nelle mani sbagliate.

La torta da 120 milioni

In ballo, solo a Castellammare, ci sono una montagna di soldi e di progetti. Una svolta che punta a trasformare, nelle idee degli amministratori, la città in un hub turistico, uno snodo cruciale per l’intera area vesuviana. Trenta milioni richiesti per il Porto, con l’idea di far attraccare a Castellammare i traghetti diretti a Capri, Ischia e Procida. Dodici milioni, invece, sono stati previsti per la riqualificazione del centro storico. Altri 18 per le Terme Antiche e per la caserma Corallina. Nove per Quisisana, 45 milioni per la riconversione della tratta Torre-Gragnano-Castellammare. E ancora una infinita serie di piani e iniziative finalizzati allo sviluppo di aree da riqualificare o al rilancio di strutture fondamentali per lo sviluppo della città. Un’opportunità unica che non può e non deve trasformarsi nell’ennesima occasione persa per Castellammare.

Fonte:https://www.metropolisweb.it/2022/02/05/fatturati-milionari-ditte-dei-clan-boss-liberi-la-camorra-castellammare-punta-ai-120-milioni-del-pnrr/