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Falsi invalidi a Giugliano, l’inchiesta di allarga: al vaglio della procura un’altra black list

 Falsi invalidi a Giugliano, l’inchiesta di allarga: al vaglio della procura un’altra black list

Falsi invalidi a Giugliano, l’inchiesta di allarga: al vaglio della procura un’altra black list
Gli 86 indagati nell’inchiesta sembrano solo la goccia in un mare di illegalità

di Antonio Mangione

GIUGLIANO. L’operazione eseguita la settimana scorsa contro i falsi invalidi a Giugliano è solo una goccia nell’oceano. Mentre gli avvocati difensori preparano i ricorsi al Riesame, in città non si fa che parlare d’altro. Gli 86 indagati nell’inchiesta sembrano solo la goccia in un mare di illegalità. L’ordinanza di 200 pagine che ricostruisce l’inchiesta è piena di omissis, il che fa pensare che le indagini potrebbero allargarsi a macchia d’olio. Del resto è stato lo stesso pentito Giuliano Pirozzi a svelare che solo lui aveva espletato 100 pratiche e che a Giugliano in totale erano circa 250 le truffe portate a termine. Il tutto è avvenuto con la complicità di tre dipendenti infedeli i quali inserivano negli archivi atti mai formati dai titolari degli uffici competenti, finalizzati ad ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile. Il pentito Pirozzi – secondo gli inquirenti – aveva fornito una lista di “persone segnalate” che dovevano avere il sostegno economico come sostituzione della ‘mesata’ del clan. Nel primo interrogatorio del gennaio 2013, Pirozzi rivelò come “l’affare delle false pratiche di invalidità era realizzato grazie ed una vera e propria organizzazione riconducibile al clan Mallardo”.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini delle Fiamme Gialle, i tre, negli anni passanti, ricevevano telefonate dal clan con precise raccomandazioni relative e pratiche di invalidità da presentare all’INPS. I funzionari si preoccupavano personalmente di confezionare un incartamento falsificato a corredo dell’istruttoria per la concessione de contributi assistenziali. L’ottenimento degli emolumenti assistenziali aveva per la cosca una duplice funzione: da un lato retribuire le famiglie degli “affiliati” in sostituzione delle “mesate”, così da gravare il meno possibile sulle casse del clan scaricando i costi sul contribuente; dall’altro ottenere un consenso tra la popolazione attraverso la creazione di un sistema di privilegi e piaceri concessi a chi ne aveva bisogno o ne faceva diretta richiesta ai vertici del clan.

19/09/2016

fonte:www.internapoli.it