Estorsioni dei Casalesi: chiesti quasi due secoli per 27 imputati
Il procuratore generale ha invocato una pena più pesante per la figlia del boss Bidognetti
Attilio Nettuno
27 settembre 2019
Pene più pesanti rispetto al primi grado per la figlia del boss Francesco Bidognetti, detto Cicciotto ‘e Mezzanotte. Questa la richiesta del procuratore generale all’esito della sua requisitoria pronunciata pochi minuti fa nel processo d’Appello nei confronti di 27 imputati accusati a vario titolo di estorsione con il metodo mafioso con le sorelle Bidognetti che avrebbero ricevuto gli ordini durante i colloqui in carcere con il padre capoclan, detenuto al 41 bis.
TUTTE LE RICHIESTE DEL PG
Il procuratore generale ha invocato 7 anni e 4 mesi per Katia Bidognetti (condannata a 6 anni in primo grado); 3 anni e 4 mesi per Teresa Bidognetti. Chiesti, inoltre, 15 anni per Dionigi Pacifico; 7 anni per Ciro Aulitto di Castel Volturno; 5 anni e 10 mesi per Antonio Baldascini; 11 anni per Giuseppe Bianchi; 7 anni per Luigi Bitonto di Castel Volturno; 6 anni per Vincenzo Bidognetti; 4 anni e 4 mesi per il pentito Stanislao Cavaliere; 10 anni per Gaetano Cerci; 8 anni e 4 mesi per Gabriele Cioffi di San Nicola la Strada; 7 anni per Domenico D’Alterio di Castel Volturno; 6 anni per Antonio De Luca; 9 anni e 8 mesi per Vincenzo De Luca, di Casal di Principe; 6 anni per Mirko Feola; 6 anni e 4 mesi per Giovanni Lubello (assolto in primo grado); 7 anni e 1 mese per Umberto Maiello; 7 anni e 8 mesi per Raffaele Manfredi di Casal di Principe; 7 anni e 1 mese per Carmine Micillo; 7 anni e 1 mese per Francesco Puoti; 11 anni per Americo Quadrano; 7 anni e 1 mese per Vincenzo Schiavone; 7 anni per Giacomo Simonetti; 8 anni e 4 mesi per Carlo Taurino; 6 anni per Ciro Taurino; 6 anni per Giuseppe Verrone e 5 anni per Orietta Verso.
LE ACCUSE
Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di estorsione ai danni di imprenditori di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Villa Literno, Cellole, Castel Volturno, Acerra e Roma. Nel mirino degli esattori del clan era finita anche una prostituta albanese residente a Giugliano ed un resort di Cellole. Secondo gli inquirenti Katia Bidognetti avrebbe ricevuto ordini direttamente dal padre, attraverso un sistema di messaggi ed allusioni, durante i colloqui in carcere.
Il processo riprenderà alla fine di novembre quando inizieranno le discussioni dei difensori degli imputati (molti dei quali hanno rinunciato ai motivi di merito dell’appello). La sentenza è attesa per l’inizio di dicembre. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Nello Sgambato, Gennaro Caracciolo, Mirella Baldascino, Ferdinando Letizia, Giovanni Abet e Franco Liguori.
Fonte:http://www.casertanews.it/