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Esigenza di un approccio diverso con il fenomeno mafioso

Latina, 15 luglio 2005

Al Presidente della Commissione Criminalità
Regione Lazio
On. Luisa Laurelli
ROMA

Gentile Presidente,

sul sito della nostra associazione www.comitato-antimafia-lt.org troverà, volendolo, una serie di spunti, documenti, considerazioni, atti che potranno esserLe utili nel lavoro che si accinge ad iniziare.

L’aspetto che ci teniamo a sottolineare da anni – senza riuscire a farlo comprendere, nella nostra Regione, ai livelli politici e istituzionali – è rappresentato dall’esigenza di un approccio diverso con il fenomeno mafioso.

Le mafie hanno cambiato da tempo pelle e strategie: oggi esse sono IMPRESA. Quindi, è soprattutto sul versante economico che vanno combattute, con indagini sulla “provenienza” dei capitali che le mafie investono, con conseguenti confische dei beni e quant’altro.

C’è un altro aspetto che non va trascurato: quello delle collusioni con personaggi della politica e delle istituzioni (si informi, al riguardo, su chi sponsorizza, nella Regione, l’accoglimento del progetto approvato dal Comune di Sabaudia nell’ambito dei “patti territoriali” e che prevede la realizzazione di un “centro di riabilitazione” in località Borgo Vodice di quel Comune).

Magistratura e forze dell’ordine continuano, malgrado ogni nostra denuncia, ad applicare modelli investigativi vecchi e stravecchi. Non si fanno o se ne fanno pochissime – indagini patrimoniali e si continua a combattere le mafie con una visione da “ordine pubblico”, non con un lavoro di intelligence sull’origine dei capitali. Più Guardia di Finanza – insomma – piuttosto che Carabinieri e Polizia e maggior coordinamento fra le forze dell’ordine, fra le Procure della Repubblica territoriali e le DNA e la DDA.

I Prefetti, inoltre, applichino le direttive del già Ministro degli Interni Napoletano, che proponeva l’inserimento nelle Commissioni Provinciali della Sicurezza e dell’ordine pubblico di un rappresentante della DNA (i reati associativi – come saprà – sono di competenza della DDA e non delle Procure territoriali; solamente, quindi, DDA e DNA sono a conoscenza della situazione relativa alla presenza mafiosa). Tutte le statistiche, pertanto, redatte senza il contributo dalla DNA sono incomplete.

In conclusione, va modificata l’intera strategia di contrasto e va promossa, con tutte le Università, le scuole, i sindacati della Regione, una “seria” campagna di formazione alla cultura della legalità (come ha fatto Enzo Ciconte all’Università di Roma Tre).

Cordiali saluti

Associazione Regionale per la lotta alle Mafie Lazio “A. Caponnetto”
IL SEGRETARO REGIONALE
Elvio Di Cesare