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ESCLUSIVO. Pasquale Zagaria ora è libero. Seri, sobri e liberali: i numeri del computo della pena. Ecco perchè, per diritto e per giurisprudenza, è stato scarcerato il fratello di Michele Zagaria

ESCLUSIVO. Pasquale Zagaria ora è libero. Seri, sobri e liberali: i numeri del computo della pena. Ecco perchè, per diritto e per giurisprudenza, è stato scarcerato il fratello di Michele Zagaria

Abbiamo aspettato che si calmasse un pò l’”ammuina” indistinta di certe ricostruzioni al sugo di pummarola, per cercare di spiegare ai nostri lettori cosa sia successo realmente. Al momento, il boss ha scontato anche più anni di quelli che doveva scontare

13 Febbraio 2021 – 12:45

CASAPESENNA – (Gianluigi Guarino) Non c’è niente da fare: è difficile che nel nostro paese, soprattutto nelle sue aree culturalmente più arretrate, si riesca ad affrontare una questione con quel rigore espositivo che è possibile garantire solo con una corretta o quantomeno sufficiente conoscenza dei fatti e delle circostanze, che la citata vicenda connotano.

E’ di queste ore la scarcerazione di Pasquale Zagaria, fratello di Michele Zagaria e, in pratica, come a noi di CasertaCe piace definirlo, il ministro dell’economia del clan dei casalesi. Sin dai tempi della famosa trasmissione di Massimo Giletti, che portò alle doverose dimissioni del direttore del Dipartimento per l’Amministrazione Carceraria o DAP che dir si voglia, le valutazioni hanno piantato le loro tende solo ed esclusivamente dalle parti della pancia.

E fin qui, ci può anche stare. Il popolo non ha il dovere di conoscere certe procedure nei minimi particolari e può rotolarsi in reazioni emotive di tipo elementare, espresse, per l’appunto con la pancia e non con la testa. Anche se, aggiungiamo noi, quello italiano avrebbe il dovere di conoscerne almeno i rudimenti essenziali. Il problema siamo noi e cioè il mondo delle cosiddette agenzie della comunicazione, i famosi mass media che nell’epoca del digitale sono cresciuti esponenzialmente da un punto di vista quantitativo, mantenendo comunque intatto un desolante rapporto qualitativo, su numeri, peraltro molto più alti rispetto al tempo in cui esistevano 10 reti televisive e 30 giornali, tra chi è in grado di fare buona informazione e chi invece in grado non è.

Ormai esiste una anestetizzazione della ragione che porta il senso comune a considerare l’aspetto culturale una cosa che non c’entra con l’erogazione dell’informazione.

In poche parole, pur essendo ignorante, uno può scrivere in un giornale o lavorare in una televisione. E anche su questa cosa, alziamo le mani e ci togliamo il cappello. “E’ la democrazia, baby, e tu non puoi farci nulla, diciamo parafrasando una delle battute più celebri del cinema di tutti i tempi, pronunciata dal protagonista interpretato da Hunphrey Bogart nelle scene finali del monumentale “L’ultima minaccia.

Se poi constati, però, che più cazzate si scrivono e più gente le legge, allora sempre di democrazia si tratta, la quale come tale va sempre difesa, ma quantomeno si è autorizzati a non essere per niente ottimisti sul futuro dell’Italia.

Abbiamo letto di tutto e di più sui motivi per cui Pasquale Zagaria è uscito ieri dal carcere. In tanti sono rimasti ancora al caso della scorsa primavera, quello denunciato dalla citata trasmissione di Giletti, delle scarcerazioni legate al dilagare dell’epidemia covid nei penitenziari nazionali. D’altronde, se il processo di formazione di un articolo giornalistico, attuato senza alcuna attività di studio, di documentazione, rende e ha successo, in termini di interesse, in termini di click conquistati, di fronte al popolo bue, non c’è alcun motivo di stare lì, per dirla alla Luigi Einaudi, “a conoscere per deliberare.

E allora, se è vero che, stando così le cose, siamo dei vecchi bacucchi, è anche vero che siamo in grado di produrre citazioni moderne, prosaiche e popolari, per cui ci paragoniamo al povero Lorenzo Fragola, additato di infamia da una simpatica e impertinente Arisa che, in una canzone, per l’appunto, pop, che sta per popolare, di fronte a un telefono “che non prende, lo bolla di infamia cantando che “profuma di marcio(cfr. L’esercito del selfie), noi ci sentiamo un pò così, anzi, mentre scriviamo questo articolo, una puzza di odore di marcio lo avvertiamo.

E allora, indovinate cosa ci siamo messi a fare stamattina? Ci siamo messi a studiare la contabilità delle fasi esecutive della pena detentiva di Pasquale Zagaria. Altro che spaccare il capello. In quest’epoca dell’usa e getta, ciò significa tentare di spaccare l’atomo, candidandosi ad un tso immediato.

A questo punto, per i pochi sopravvissuti che hanno raggiunto questa parte dell’articolo, diciamo che Pasquale Zagaria viene arrestato nel ’96 e consuma i primi tre anni di detenzione preventiva, relativamente alla nota inchiesta sugli appalti nell’Alta Velocità.

Successivamente, tra questo procedimento, compresi i tre anni precedenti ed tutti quelli risultanti dai processi successivi, Zagaria raggiunge un cumulo di pena pari a 22 anni. Non siamo in grado di dirvi se solo i tre anni Tav appartengano al computo della carcerazione preventiva, ma questo è.

Il fratello di Michele Zagaria si dimostra un detenuto modello. E siccome il fatto che sia stato recluso al 41bis non impedisce l’accesso agli sconti di pena per buona condotta, centra tutti i bonus che sono quantificabili in un anno di sconto, ogni 4 vissuti in cella. In pratica, tre mesi ogni anno. Pasquale Zagaria entra di nuovo in carcere nel 2007, precisamente nel giugno 2007. 

A questi, vanno aggiunti 3 anni e fanno circa 16 anni di reclusione con pochissimi giorni trascorsi ai domiciliari, in occasione della citata faccenda-covid della scorsa primavera. Ricapitoliamo: il cumulo di pena a carico di Zagaria è, come abbiamo scritto prima, di 22 anni. Un periodo reclusivo su cui hanno lavorato gli avvocati difensori, a partire da Angelo Raucci. Sui 22 anni sono state presentate le istanze per ottenere la cosiddetta continuazione del reato e dunque ricalcoli della pena complessiva.

I giudici di Napoli hanno concesso la continuazione sulle sentenze arrivate a conclusione del rito ordinario, mentre lo hanno negato per quelle arrivate dopo, ad epilogo del o dei riti abbreviati, considerando questa forma processuale già creativa a monte di una riduzione della pena inflitta.

Su queste decisioni i difensori hanno presentato un primo ricorso che la Cassazione ha respinto. Ma siccome ritenevano di avere dalla loro parte la ragione del diritto, ne hanno presentato un secondo, sempre alla Corte di Cassazione, di tipo straordinario”, molto raramente incardinato, e basato sul cosiddetto errore “de factoe cioè sulla considerazione, netta ed indiscutibile, che l’istituto della continuazione del reato, vada applicato anche a quella porzione della pena cumulata che appartiene a sentenze pronunciate a conclusione di un rito abbreviato.

Qualche settimana fa, i giudici romani della legittimità hanno accolto il ricorso e hanno invitato il tribunale di Napoli ad effettuare il ricalcolo. Ieri, venerdì, il gip Antonio Baldassarre ha completato il lavoro e ha ordinato la scarcerazione, per fine pena, di Pasquale Zagaria.

Un ultimo passaggio sui numeri: con il riconoscimento della continuazione anche sui riti abbreviati, i 22 anni del cumulo sono diventati poco più di 17.

Nei 13 anni e 3 mesi che hanno separato l’ultimo arresto del giugno 2007 al tempo presente, ci sono tre intervalli temporali di 4 anni, più un residuo di un anno e qualche spicciolo. Se inseriamo nel computo 3 anni e 3 mesi di sconto di pena per buona condotta (un anno ogni 4 più 3 mesi e qualche giorno per l’anno eccedente), gli anni di reclusione scendono, dai 17 ricalcolati ieri dal gip a meno di 14 anni. In poche parole, Pasquale Zagaria è stato in carcere per un tempo superiore di poco più di due anni rispetto alla pena che doveva scontare.

Nei giorni prossimi svolgeremo ulteriori accertamenti su questa fase esecutiva di cui in tanti parlano ma che solo in pochissimi conoscono. Non neghiamo che Pasquale Zagaria sia un nome che fa scalpore, come non si può negare che sia stato un camorrista pericoloso, al punto da aver vissuto in carcere più di 16 anni della sua vita.

Detto questo, però, è comunque un cittadino italiano, come lo sono stati il mostro di Firenze e altri serial killer. E allora, siccome noi liberali lo siamo sul serio e non a intermittenza, non solo quando conviene a noi o conviene alla comodità del senso comune. E liberali siamo, non a chiacchiere, giusto per fare ammuina”, il diritto prima di tutto.

Nessuno tocchi Cainoè, non a caso, una delle associazioni più importanti, fondata nei meravigliosi decenni di vita della galassia radical liberale di Marco Pannella.

Fonte:https://casertace.net/