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ESCLUSIVA PROCESSO MEDEA. Ecco cosa ha detto e cosa non ha detto Pino Fontana sulla visita con Martusciello a casa di Cosentino e sulle presunte tangenti a Pio Del Gaudio, Maurizio Mazzotti, Enzo Ferraro e Polverino

ESCLUSIVA PROCESSO MEDEA. Ecco cosa ha detto e cosa non ha detto Pino Fontana sulla visita con Martusciello a casa di Cosentino e sulle presunte tangenti a Pio Del Gaudio, Maurizio Mazzotti, Enzo Ferraro e Polverino

Si è concluso da pochi minuti il lungo interrogatorio dell’imprenditore di Casapesenna trapiantato a Caserta. Prima del controesame dei difensori, le ultime domande del Pm Maurizio Giordano. Un minuto di raccoglimento per ricordare il professore Abbamonte

CASAPESENNA – Si è concluso, in mattinata, con i controesami degli avvocati difensori dei diversi imputati, il lungo interrogatorio, protrattosi per tre udienze, dell’imprenditore Pino Fontana, da un anno e mezzo in carcere con accuse che lo riconducono al gruppo imprenditoriale manovrato dal boss Michele Zagaria.

Il processo Medea, dunque, ha vissuto uno dei suoi momenti clou, visto che Pino Fontana è un personaggio centrale di quella ordinanza eseguita all’alba del 14 luglio 2015, che portò all’arresto di diversi pezzi da novanta dell’imprenditoria aversana e della politica casertana, tra i quali anche l’allora da poco ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio, Angelo Polverino, l’ex parlamentare Tommaso Barbato e anche Carlo Sarro, che in carcere non finì in quanto protetto dall’immunità parlamentare.

Prima di lasciare spazio ai difensori, però, il Pubblico Ministero della Dda Maurizio Giordano ha completato il suo esame, ponendo domande interessanti sull’episodio della visita che Pino Fontana fece, insieme a Fulvio Martusciello, a casa di Nicola Cosentino.

Giordano ha chiesto a Fontana di dire se chiese a Martusciello di intercedere, in qualche modo, con il Tar della Campania, affinchè questo accogliesse il ricorso, da lui presentato, avverso al provvedimento di interdittiva antimafia.

In linea con quella che è stato il suo lungo interrogatorio, anche in questo caso Fontana si è mostrato evasivo ed elusivo. Non ha potuto avere lo stesso atteggiamento quando il Pm gli ha chiesto conto delle frasi, pronunciate in alcune intercettazioni di colloqui tra lui e Franco Smarra, autista di Polverino, nelle quali l’imprenditore parlava di percentuali sui lavori, tra il cinque e il sei per cento, da corrispondere ai vari Pio Del Gaudio, Maurizio Mazzotti, al tempo dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Caserta, al vicesindaco Enzo Ferraro e allo stesso Angelo Polverino.

Siccome Fontana non avrebbe mai potuto negare di aver pronunciato quelle parole, si è avvalso della facoltà di non rispondere, cosa possibile in quanto lui è imputato per reato connesso in questo processo.

Ma certo questo non chiarisce, anzi rende ancora più nebulose le posizioni delle persone chiamate in causa, dentro a una stagione, quella dell’amministrazione Del Gaudio-Polverino-Ferraro, in cui le ombre della corruzione, di un rapporto insano tra imprenditori e politici, si sono allungate pesantemente sul palazzo a forma di orinatoio di Piazza Vanvitelli.

Le risposte ai suoi avvocati da Pino Fontana non sono, a nostro avviso, molto rilevanti. Vi diciamo solo, in linea generale, che tendevano tutte a dimostrare che Fontana è stato una vittima della camorra, in quanto minacciato e in quanto oggetto di estorsioni, e non un suo fiancheggiatore.

L’udienza è iniziata con un minuto di raccoglimento che il Tribunale ha deciso di dedicare alla scomparsa del professore Abbamonte, uno dei padri del diritto amministrativo italiano nel dopoguerra, punta di diamante e fonte di prestigio accademico della facoltà di giurisprudenza dell’Università Federico II.

 

G.G.

PUBBLICATO IL: 14 dicembre 2016 ALLE ORE 16:56 fonte:www.casertace.net