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“Eravamo 4 amici al bar”: lo chef arrestato, l’imprenditore pregiudicato, il politico e “il catanese”

Il retroscena dell’inchiesta che ha riportato Mario Di Ferro ai domiciliari per spaccio di cocaina. Si indaga sul giro di clienti e non si esclude che possano esserci anche altri rappresentanti delle istituzioni. Il 20 gennaio a Villa Zito sarebbe stato allestito un tavolo per Gianfranco Miccichè, l’indagato, un noto ingegnere e un etneo in fase di identificazione

Sandra Figliuolo – Giornalista Palermo

04 luglio 2023 15:43

Oltre all’ex presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, e all’ex capo della segreteria tecnica dell’Assemblea regionale, Giancarlo Migliorsi, chi si sarebbe rifornito di cocaina dallo chef Mario Di Ferro, titolare del ristorante di Villa Zito finito ai domiciliari giovedì scorso proprio per spaccio di droga? Dalle intercettazioni emergono diverse persone ancora da identificare e, secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Giovanni Antoci che coordinano l’inchiesta della squadra mobile, il giro sarebbe molto più vasto di quello scoperto finora. Intanto la guardia di finanza sta facendo degli approfondimenti anche sull’utilizzo delle auto blu per andare a Villa Zito da parte di Miccichè e Migliorsi al fine di verificare se si possa profilare eventualmente il reato di peculato.

Chi sono questi clienti che sarebbero andati nel ristorante elegante di via Libertà non solo per mangiare? Probabilmente professionisti, ma non si esclude che possa esserci anche qualche altro politico o rappresentante istituzionale. C’è una conversazione del 20 gennaio scorso in cui Di Ferro parla con uno dei suoi dipendenti (sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), Pietro Accetta, e fa riferimento non solo al “sale” da utilizzare per cucinare “un pesce di tre chili”, ma anche alla necessità di preparare “un tavolo al bar” per quattro amici. A quel tavolo oltre a Miccichè e lo stesso chef si sarebbero poi seduti il “catanese” (figura di cui si sconosce l’identità al momento) e anche un ingegnere che fa l’imprenditore molto noto in città, che ha pure già avuto seri problemi con la giustizia, essendo stato arrestato sia per truffa che per reati contro la pubblica amministrazione, ma pure per associazione mafiosa, anche se ormai molti anni fa.

E’ bene precisare che il consumo e l’acquisto di droga nel nostro ordinamento non sono reat i, quindi i “clienti” di Di Ferro – esattamente com’è per Miccichè, che ha negato di fare uso di cocaina attualmente, che per Migliorisi – non devono comunque rispondere di nulla penalmente. Il dato però serve a comprendere in che modo il consumo di cocaina sia diffuso anche tra i presunti “cittadini al di sopra di ogni sospetto” che magari occupano dei ruoli importanti nella società o addirittura amministrano la cosa pubblica. Lo chef – che sarà interrogato dopodomani, ma ha già spiegato di “non essere uno spacciatore, ho solo fatto un favore a qualche amico” – potrebbe però aver sfruttato il vizietto di suoi conoscenti altolocati anche per ottenere altri tipi di vantaggi. Le cessioni di cocaina a “una clientela selezionata” in altri termini potrebbero essere state utilizzate per tessere una rete di contatti utili anche per la gestione dell’attività imprenditoriale e altro.

Il 20 gennaio scorso alle 18.10, Di Ferro chiamava Accetta e gli diceva: “Siccome sta venendo il pescatore di Gianfranco (Miccichè, ndr), sta portando un pesce di tre chili, dicci che prepara il sale così poi lo facciamo al sale quando viene… Già è pronto e lo mettiamo subito al forno, sta partendo da Cefalù”. Per gli inquirenti “il sale” sarebbe in realtà la cocaina. Il dipendente risponde: “Devo preparare il sale per un pesce” e lo chef incalza: “Il sale devi preparare, no il tavolo, il sale, il sale! E poi siamo io, Gianfranco, forse c’è pure (fa i nomi di una donna e un uomo, ndr) e… quindi fai un altro tavolo, tanto siamo vuoti… Ma forse c’è pure… (e fa il nome dell’ingegnere, ndr), può essere purtroppo che viene, quindi un tavolo al bar… Tu fai un tavolo per quattro, fai un tavolo per quattro, sei in saletta e poi un tavolo pure là, ce lo metti per (rifà il nome dell’ingegnere, ndr) che arriverà con qualche sgangata capito? Lo metti al bar… Poi si siederà con noi ma intanto tu fallo là…”.

Pochi minuti dopo questa conversazione, alle 18.28, le telecamere dei poliziotti inquadrano l’arrivo di Salvatore Salamone (uno dei presunti fornitori droga dello chef, finito in carcere assieme al fratello Gioacchino) che andava via quasi subito, alle 18.34. L’ipotesi degli inquirenti è che Salamone sia andato al ristorante per portare la cocaina in vista dell’incontro di cui lo chef parlava in precedenza con Accetta.

Alle 19.47 Di Ferro telefonava proprio all’ingegnere pregiudicato per sollecitarlo ad andare al ristorante: “Ma che ti fai una doccia! Non mi trovi più, vatti a rompere le corna allora… Siamo qua, c’è Gianfranco (Miccichè, ndr) qua, sono già le otto… Domani – aggiungeva lo chef – devo partire con Gianfranco, dobbiamo andare a Milano… Se voli subito, se vieni qua senza farti la doccia, altrimenti non ci trovi” e l’imprenditore: “Ma vengo subito, però stiamo insieme, non è che vengo e ve ne andate?”. Di Ferro lo rassicurava: “Che vuol dire? Vieni subito e stiamo assieme, se te lo dico, mettiti in macchina…” e allora l’altro: “Senza farmi la doccia…”.

Fonte:https://www.palermotoday.it/cronaca/arresto-chef-di-ferro-droga-spaccio-cocaina-intercettazioni.html