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Era a Sabaudia: una conferma che Sabaudia-San Felice Circeo rappresentano territorio privilegiato per latitanti delle mafie.

Si è arreso il killer del tenente, è ferito

IL” MATTINO” di Napoli
11/06/2008
 
 
L’autista della banda: «Salì in auto e mi disse: gli ho sparato alla gola per liberarmi della stretta»
 

GIGI DI FIORE Un lungo tira e molla andato avanti quasi per un’intera giornata. Il fiato sul collo dei carabinieri, la neccessità di farsi curare in ospedale la profonda ferita al braccio, la difficoltà a portare avanti una latitanza senza speranze. E il quarto dei rapinatori dell’ufficio postale di Pagani, C. M., il diciassettenne che probabilmente ha sparato e ucciso il tenente Marco Pittoni, si è fatto trovare per consegnarsi senza resistenze. Era a Sabaudia, nel Lazio, dove la famiglia lo aveva trasferito, coprendolo e sperando che la sua identità non venisse mai svelata. Il ragazzo, l’ultimo rapinatore rimasto libero di quella giornata assassina, è il figlio di Luigi Maresca, 40 anni, considerato affiliato al clan Gionta. Lo scorso gennaio, l’uomo fu arrestato e poi scarcerato dal Riesame per l’omicidio di Natale Scarpa, padre del boss del clan Gallo. Un duro negli equilibri interni al clan dominante di Torre Annunziata, sostengono gli inquirenti. Il suo nome, i suoi precedenti avevano fatto sperare Luigi Maresca che il figlio non fosse mai indicato dai complici già individuati e arrestati. Era andata bene il primo giorno quando, forse per timore, uno dei primi arrestati, Fabio Prete, indicò nelle sue confessioni un altro nome, quello di Antonio Palma, che invece non ha mai partecipato alla rapina (è stato scarcerato). Ma la bugia ha retto per poco tempo. Fino all’arresto di Gennaro Carotenuto, l’autista 36enne del gruppo dei quattro rapinatori assassini. È stato lui, lunedì notte, a spiegare meglio cosa fosse accaduto. A riferire che, in auto, il minorenne raccontò di aver dovuto sparare alla gola il tenente per divincolarsi dalla sua stretta. Nella lunga giornata di ieri, tanti contatti dopo le indiscrezioni ormai circolate sull’identità del quarto rapinatore. Contatti a tre – avvocato, carabinieri, mamma del ragazzo – che hanno convinto il diciassettenne. Agli inquirenti, dall’avvocato e dalla mamma di C. M. una sola richiesta: farlo ricoverare al Cardarelli, per un proiettile rimasto nel braccio che poteva procurare guai seri. Poco erano riuscite a fare le prime medicazioni, con i rudimentali strumenti a disposizione in casa. Contatti, spiegazioni, il colonnello Gaetano Maruccia, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, a convincere l’avvocato e la mamma del ragazzo che la latitanza non poteva durare a lungo. Ormai, gli inquirenti ne avevano individuato l’identità, contro di lui la pesante accusa di essere stato l’autore materiale dell’omicidio del tenente Pittoni. Secondo le ricostruzioni fornite da Carotenuto, dopo lo sparo assassino, ci fu la corsa all’esterno dei due banditi entrati nell’ufficio postale, l’ingresso nell’auto pronta a partire, i due malviventi feriti per i colpi sparati da un carabiniere in strada. Da venerdì, giorno della rapina, C. M., è rimasto nascosto e curato da due medici. Uno è di Boscotrecase e l’altro ieri si era presentato ai carabinieri, fornendo indicazioni sulle non buone condizioni fisiche di C. M.. Un tasto grazie al quale gli inquirenti hanno avuto buon gioco a convincere la madre del ragazzo che era meglio farlo consegnare. Poco dopo le sette di sera, finalmente l’ultimo dei rapinatori di Pagani è entrato nell’ambulanza, scortata dall’auto dei carabinieri in partenza da Sabaudia. In serata, è arrivato all’ospedale Cardarelli. A prelevarlo, anche il colonnello Maruccia con la mamma del ragazzo. Già ieri sera, C. M. è stato interrogato dal pm della Procura per i minori di Salerno. Il sacrificio del tenente Pittoni non resterà impunito.