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EDOARDO CONTINI.

Edoardo Contini detto anche Eduardo, ‘o romano o faccia d’angelo (Napoli, 6 luglio 1955) è un criminale italiano, boss della camorra, fondatore del clan Contini[1], che ha base nella zona del rione Amicizia di Napoli.

È stato latitante dal 2000 al 2007, anni durante i quali fu inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia, prima di essere catturato nella tarda serata del 15 dicembre 2007 dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli[2]. Era ricercato per il duplice omicidio dei fratelli Giglio, ammazzati nel 1984 nel contesto della faida con il clan Giuliano, omicidio per il quale fu condannato a 24 anni di carcere in appello nel 2005.

Nacque nella zona dell’Arenaccia il 6 luglio 1955, ma il padre Augusto si trasferì dopo poco tempo nel famigerato rione Amicizia, che divenne poi il quartier generale della cosca. A livello criminale, Edoardo Contini iniziò la carriera criminale come piccolo rapinatore. Fece il cosiddetto “salto di qualità” diventando parente dei boss Francesco Mallardo di Giugliano e Patrizio Bosti del quartiere Poggioreale (è sposato con Maria Aieta, sorella di Rita e Anna, sposate rispettivamente con Patrizio Bosti e Francesco Mallardo).

Il clan che nacque sotto la guida di Edoardo aveva l’oneroso compito di controllare la zona più complessa di Napoli, ovvero l’Arenaccia. Difatti dal Corallo a Secondigliano, dalla Doganella alla Ferrovia, dai Ponti Rossi a San Giovanniello fino ad arrivare al centro storico (piazza Cavour) ed al cuore del quartiere ovvero Piazza Carlo III la zona si mostra particolarmente insidiosa sia come densità di popolazione che come limiti di competenza con le altre famiglie. La zona è geograficamente difficoltosa. Difatti il clan si trovava a combattere lungo tutti i suoi confini: con l’alleanza di Secondigliano per i confini nord, con le famiglie del centro storico e dei quartieri spagnoli (Faiano e molte altre) per i confini sud, con i Licciardi per i confini est che vedevano la stazione centrale come scenario di parecchie dispute territoriali ed infine con i clan della periferia nord-est che controllavano Casoria, Cardito fino ai confini con Marcianise (Caivano e Orta d’Atella).

Successivamente le zone di confine del clan Contini furono scenario fino al 2010 di ripetute guerre gerarchiche e territoriali. Ovviamente è particolare come una figura di spicco come Edoardo Contini non fu mai bersaglio di nessun attentato o di accuse di qualche collaboratore di giustizia. Era attorniato soltanto da elementi fidati e di famiglia, evitava di assoldare nelle batterie di fuoco gente che non era cresciuta con lui tra le file dei Giuliano o comunque che non aveva diviso con lui le stesse sorti da giovane. Il quartiere adiacente al Corallo e dal “sopra al rione Amicizia” porta fino ai confini prima citati è di una densità abitativa spaventosa, ed inoltre l’insediamento camorristico in questo quartiere non è violento né mal veduto, ma anzi fortemente insediato nella cultura e nelle persone che abitano e che popolano l’Arenaccia. Edoardo Contini non ha mai voluto che si spacciasse nelle zone più popolari, anzi ha vietato che si smerciasse cocaina ed eroina a livelli di piazze conosciute, concedendo a qualche caporegime o capodecina di poter avviare qualche piazza rivolta a pochi amici e parenti. Non ha mai concesso però che cobret, eroina e crack entrassero nel quartiere, preferendo che i possibili introiti di tutto il centro storico e tutta la zona sud di Napoli andasse a Scampia o Secondigliano. Difatti l’asse che va dalla Ferrovia a Secondigliano vede un forte e massiccio movimento di acquirenti che arrivano fino al 167 o a corso Secondigliano per comprare droga pesante. Contini nonostante il potenziale guadagno non volle usare il suo quartiere e spremerlo perché sapeva bene che la gente che lo abita non avrebbe tollerato l’insediarsi di piazze stabili con tutto ciò che ne deriva: pali, via vai di persone armate, via vai di tossicodipendenti o acquirenti occasionali e continui controlli di Polizia o Carabinieri. È anche vero che questa zona vede ben 3 Commissariati della Polizia di Stato e un Comando dei Carabinieri che però non bastano come deterrente per chi delinque.

Edoardo Contini non preferì mai l’uso della forza o delle armi ad ogni costo, anzi preferiva cercare di accomodare le cose in modo diverso. Pretendeva dai suoi uomini una fortissima disciplina, sia come capo clan che come capostipite. La linea di comando dei Contini era molto salda: dal capofamiglia si passava ai caporegime che comandavano aree vaste ai capidecina che comandavano varie batterie ai capibatteria fino ad arrivare ai soldati che erano responsabili di borgata o di singole aree ristrette. A differenza di altri clan come i Ricciardi, i Di Lauro, e molti altri i Contini controllavano in maniera molto pressante il loro quartiere e la figura di Edoardo oltreché temuta per ovvi motivi era rispettata visto che era una presenza che non creava disordini né violenze né angherie di alcun genere. Anche se quando era necessario sapeva essere sanguinario e spietato come molti altri personaggi di spicco del mondo criminale al quale era legato. Difatti dalle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia pare che “O’Roman” si fosse incontrato con il capo-clan della famiglia Misso, in due occasioni diverse. Tali incontri avvennero in segreto e avevano come obiettivo quello di riuscire a stipulare un patto di non belligeranza non solo tra le due famiglie che governavano la Sanità (Misso) fino a Capodimonte e Frullone e Vasto-Arenaccia (Contini) ma anche tra gli storici nemici dei Misso ovvero i Licciardi per i quali i Contini si facevano garanti e gli storici nemici dei Contini ovvero i Mazzarella (con i quali i Contini combattevano per il controllo della zona adiacente alla stazione centrale) per i quali si facevano invece garanti i Misso. Tale accordo di pace fu siglato dopo l’omicidio Prota nell’anno 2001, facendo cessare le sanguinose faide iniziate nel 1996. Stando però a quanto riferito dal collaboratore di giustizia Giuseppe Misso Junior, Peppe “O’ Nasone” Misso aveva come nemico giurato Vincenzo Licciardi in quanto durante un attentato uccise la moglie Assunta Sarno. Pur di arrivare a Vincenzo Licciardi “O’ Nasone” era disposto a mandare tutto a monte, anche l’alleanza con i clan che controllavano l’immediata periferia del napoletano.

WIKIPEDIA.

ANNO 2007

FINISCE la latitanza di Edoardo Contini, uno dei capi più influenti della camorra.

Latitante da sette anni, uno dei trenta criminali più pericolosi ancora in libertà

In casa aveva numerosi “pizzini”. Condannato a 20 anni, a capo di un impero economico

E’ stato fermato dalla polizia a Casavatore, nel Napoletano, la terra dov’era nato e dove governava il traffico di stupefacenti e ricavava forti guadagni dall’estorsione. Era uno dei trenta malviventi più pericolosi ancora in libertà. Condannato a vent’anni di reclusione, era fuggito nel novembre del 2000 dopo che per la seconda volta era stato scarcerato per decorrenza dei termini.

“Un farabutto che abbiamo tolto dalla circolazione”, ha commentato a caldo il ministro della Giustizia Clemente Mastella. Ottimista dopo l’arresto di Bernardo Provenzano, del suo erede Salvatore Lo Piccolo e di Daniele Emmanuello ad Enna, il ministro dell’Interno Giuliano Amato ha annunciato che “molto presto seguiranno altri arresti: a Napoli, come in Sicilia e in Calabria”.

Contini viveva in un modesto appartamento che una vedova e i suoi cinque figli gli avevano dato in affitto un anno fa perché potesse sfuggire alla polizia. Non usciva mai Contini; non usava il telefono, né internet. In casa non aveva armi. Per non far sorgere sospetti, gettava gli abiti sporchi piuttosto che mandarli in tintoria. Preferiva non vedere i famigliari che mettere gli agenti sulle sue tracce. L’ultima volta che ha abbracciato la moglie Maria Aiata – cognata del boss Francesco Mallardo – è stato a Natale dello scorso anno.

Comunicava con i suoi affiliati attraverso i pizzini come facevano il boss dei boss Provenzano o Daniele Emmanuello, ucciso la settimana scorsa mentre fuggiva dopo aver ingoiato un pezzettino di carta con l’ordine da indirizzare ai complici. Con i pizzini, Contini gestiva durante la latitanza un vero e proprio impero economico sostenuto dalle alleanze con altri esponenti delle organizzazioni criminali campane. Gli agenti ne hanno trovato parecchi di pizzini nell’appartamento di Contini e adesso sono al lavoro per decifrarli.

All’arrivo della polizia, il boss ha tentato un timido tentativo di fuga dal balcone, ma poi ha confermato la sua identità e si è fatto ammanettare. E’ stato tradito da una conversazione sul cibo intercettata dagli agenti. Alla vedova che lo ospitava, Contini elencava il menu della settimana e le consigliava come preparare i piatti che gli piacevano di più.

Per anni Contini ha costituito il “cartello” camorristico “Alleanza di Secondigliano” con il clan Mallardo e la cosca dei Licciardi. Fu catturato nel 1990, condannato e scarcerato due anni dopo per decorrenza dei termini. Nel Capodanno del ’94 fu sorpreso a Cortina D’Ampezzo mentre festeggiava il nuovo anno e riportato in carcere ma ci rimase solo sei anni: scarcerato ancora una volta per decorrenza termini.

Cinquantadue anni, soprannominato “o Romano”, Edoardo Contini è considerato il capo indiscusso dell’omonimo clan camorristico operante nei quartieri San Carlo, Vasto, Mercato e Poggioreale di Napoli. Dalla magistratura è stato condannato per il delitto di associazione mafiosa, nell’ambito di un’inchiesta che delineò l’esistenza dell’alleanza tra il clan Contini e le cosche di Vincenzo Licciardi e dei fratelli Francesco e Giuseppe Mallardo, egemoni nelle estorsioni, nello spaccio di droga e nelle scommesse clandestine.

(15 dicembre 2007) La Repubblica