Il Mattino, Venerdì 10 Maggio 2019
«Due giorni di minacce venite nel vicolo a parlare»
Paolo Barbuto
Ieri mattina due giganteschi camion con rimorchio hanno lasciato il cantiere di Porta Capuana portando via gli ultimi mezzi, i giganteschi escavatori che mercoledì pomeriggio non erano stati riportati in sede. È stato l’atto conclusivo dell’abbandono dei lavori del grande progetto Unesco da parte della Spinosa Costruzioni che ha subito minacce camorristiche alle quali ha deciso di replicare lasciando vuoto il cantiere: «Ma non è stata una fuga, avete scritto cose sbagliate», dicono gli ultimi addetti che lasciano il luogo e parlano da lontano senza dare nomi né permettere al fotografo di riprendere i loro volti. «Siamo andati via per dare un segnale». Il segnale, a questo punto, appare chiaramente rivolto a chi avrebbe dovuto tutelare la ditta aggredita dalla camorra: «Martedì le prime minacce – dicono sempre da lontano gli addetti – e per tutta la giornata quei personaggi sono rimasti intorno al cantiere. I nostri responsabili sono andati a denunciare, però martedì quella persona è tornata. Secondo me è stato giusto chiudere tutto e andare via, così le acque si sono smosse».
GLI AGENTI
A dire la verità sembrava che la situazione fosse già stata presa pienamente in carico alla polizia di stato che aveva anche annunciato – sempre secondo la versione degli addetti – l’arrivo nel cantiere di agenti che avrebbero dovuto fingersi operai al lavoro per intervenire in caso di nuove pressioni malavitose, a partire da ieri, giovedì mattina, a 48 ore dalla denuncia ricevuta. Insomma grande attenzione era stata mostrata alla vicenda dei lavori Unesco di Porta Capuana e le attività di protezione sarebbero state avviate se non ci fosse stata la repentina decisione di dire addio alla città svuotando il cantiere nel giro di poche ore. Del resto i fari sulla questione del Secondo lotto dei lavori del Grande Progetto Unesco erano già stati accesi all’inizio del 2018 quando il cantiere era ancora in piazza San Francesco e arrivò una prima richiesta estorsiva.
LE MINACCE
In quell’occasione i responsabili del cantiere andarono in questura, raccontarono ciò che era accaduto, piazzarono telecamere lungo tutto il perimetro dei lavori. Le telecamere sono ancora in funzione e sono state spostate a Porta Capuana: proprio quelle riprese hanno consentito all’azienda di mostrare ai poliziotti lo scooter utilizzato dall’emissario di camorra; il volto, invece, era nascosto da un casco integrale: «Chiudete il cantiere e presentatevi in mezzo alla Maddalena», aveva detto l’uomo invitando i responsabili ad andare nel centro del fortino del clan, nella piazzetta alle spalle della statua di Garibaldi nella zona della stazione. Il giorno seguente, mercoledì, vedendo gli operai ancora al lavoro, l’emissario s’è fermato nuovamente davanti ai lavoratori minacciando in maniera diretta: «Non siete venuti a parlare, finisce male, vi spariamo uno a uno».
LA RABBIA
La notizia dell’addio al cantiere più impegnativo aperto a Napoli in questo momento, è stata accolta con dispiacere dalla città, decine i messaggi di rabbia e tanta solidarietà all’azienda molisana, parole di scoramento raccolte fra abitanti e negozianti del quartiere: «Se una ditta impegnata in un lavoro così importante è costretta a fuggire, vuol dire che lo Stato si arrende e alza bandiera bianca», alcuni residenti hanno preso in prestito le parole utilizzate dal Presidente della Repubblica, Mattarella, mentre parlava con i genitori della piccola Noemi (è una sconfitta dello Stato) per commentare quel che sta accadendo a Porta Capuana. Poca voglia di fare commenti, tante porte chiuse in faccia, solo sussurri ottenuti con la promessa dell’anonimato: «Loro sono tornati in Molise, noi siamo costretti a restare qui. Ricevendo ogni giorno pressioni e richieste di ogni tipo», ha detto un negoziante con amarezza.
LA SOLIDARIETÀ
Il mondo dei costruttori edili napoletani ha offerto pieno supporto all’azienda molisana, ne leggete i dettagli nell’intervista alla presidente Acen, Federica Brancaccio, in questa stessa pagina. Anche i sindacati sono scesi in campo, uniti, per manifestare preoccupazione e sdegno. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Walter Schiavella, Gianpiero Tipaldi e Giovanni Sgambati, hanno chiesto un incontro urgente al prefetto di Napoli, Carmela Pagano «per discutere sulle azioni da intraprendere a sostegno dell’impresa di costruzione, dei lavoratori, ma soprattutto per l’affermazione di una cultura della legalità e per la tutela del libero esercizio delle attività di un settore nevralgico per lo sviluppo della città – è il testo di un comunicato collegiale dei tre sindacati – Cgil, Cisl e Uil di Napoli considerano un fatto gravissimo la chiusura del cantiere per le pressioni e minacce del racket della camorra».